Francesco Stelluti, illustre fabrianese dell’Accademia dei Lincei

Il tempo passa veloce, ma ancora ricordo dai primi anni del Ginnasio, da giovane studente del Liceo Classico di Fabriano, la curiosità di conoscere chi veramente fosse quel personaggio, il cui nome intitolava il Liceo, un personaggio illustre, molto importante del territorio. Francesco Stelluti, naturalista e letterato, uno dei quattro fondatori dell’Accademia dei Lincei in Roma, istituzione scientifica tra le più prestigiose d’Europa. Lo scopo dell’Accademia, fondata nel 1603 a Roma nell’attuale via Lungara, da Francesco Stelluti, Federico Cesi, Anastasio De Filiis e Johannes van Heeck, era quello di creare una sede di incontri rivolti allo sviluppo delle scienze. Francesco Stelluti nacque a Fabriano nel 1577 da Bernardino Stelluti e Lucrezia Corradini, iniziò e completò gli studi giuridici a Roma esercitando la professione forense, ma dedicandosi contemporaneamente agli studi letterari e scientifici. Nell’ambito dell’Accademia dei Lincei, ebbe parte attivissima nel rigoglioso sviluppo dell’Accademia, come Consigliere Maggiore e come insegnante ai soci in materie che andavano dalla matematica, alla geometria e astronomia in particolare ai moti delle stelle.

Dopo un breve periodo di ritorno a Fabriano, si trasferì a Parma presso la corte Farnese, dove lo raggiunse per un periodo l’altro academico dei Lincei Van Heeck, suo grande amico. Qui dipinse alcune delle belle e colorate tavole contenute nei taccuini di viaggio del medico olandese, che raffigurano insetti, farfalle e fiori. Nel 1612, venne eletto Procuratore Generale dell’Accademia anche per le sue competenze in campo legislativo. Viste le sue abilità in campo diplomatico e relazionale, l’anno seguente venne incaricato di recarsi e seguire a Napoli la fondazione di una sezione dell’Accademia “Il Liceo” che venne affidata a G.B. Della Porta. Giovan Battista Della Porta era un erudito partenopeo che scrisse un piccolo trattato De Telescopio, in cui descrisse le fasi di costruzione dello strumento, diventando il primo a realizzare il telescopio e a servirsene rispetto agli Olandesi e allo stesso Galilei.

Nel 1618 compose un’ode per Olimpia Aldobrandini e tra le pubblicazioni di Stelluti ricordiamo, il saggio Logicae Physicae et Metaphysicae Brevissimum Compendium del 1604, la stesura e la cura della redazione del Tesoro Messicano e delle Tabule Philosophicae del Cesi. Da ricordare anche il lavoro meticoloso di ridurre in tavole sinottiche i quattro libri Della fisionomia di tutto il corpo humano di Giovan Battista Della Porta, mostrando alta competenza nello studio della scienza dell’uomo e della natura.

Nel Trattato del legno fossile minerale del 1637, descrisse il legno fossile di Acquasparta, sito dove visse per sei anni.
Tra i suoi lavori letterari da menzionare la traduzione delle satire di Persio in versi sciolti, pubblicata in un volume che contiene illustrazioni eseguite da lui stesso di soggetto zoologico. La Poesia è un altro grande interesse dello Stelluti, la sua osservazione della natura era da sempre sorretta da un’emozione estetica, il suo mondo era pieno di colori, sapori, odori. Il mondo per lo Stelluti non è solo scienza e innovazione scientifica, oltre che rappresentazione artistica, è anche teatro in cui avvengono fatti straordinari e inconsueti che affascinano l’immaginazione. Francesco Stelluti uno dei più insigni illustri uomini di cultura che il panorama nazionale abbia avuto, in quell’Accademia dei Lincei, vera eccellenza del sapere a livello europeo. Un uomo che ha dato lustro anche al suo luogo natio, Fabriano.

Francesco Fantini