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EDWARD HOPPER, A ROMA TRA PAESAGGI, LUCI ED ESTRANEITÀ

Uno tra i più famosi e amati artisti americani del XX secolo è in mostra a Roma al Complesso del Vittoriano fino al 12 febbraio. L’esposizione “Edward Hopper” inaugurata il 1 ottobre, raccoglie circa 60 opere realizzate tra il 1902 e il 1960, che coprono quindi tutta la sua produzione, ricevute in prestito dal Whitney Museum di New York. Dopo Bologna eccoci a Roma in una mostra dove viene esposto nuovamente il talento originale e metafisico del grande artista americano del ‘900 . Ci saranno celebri capolavori come South Carolina Morning (1955), immagine sospesa di una donna afroamericana nella provincia americana di Charleston, Second Story Sunlight (1960), la solitudine e l’alienazione umana in un’enigmatica immagine di due casolari adiacenti dove la luce illumina una scena ambigua e sospesa, New York Interior (1921), dove Hopper quasi spiando da una finestra all’interno di una camera, ritrae una donna di spalle, che cuce. Il vestito e la gestualità del soggetto richiamano le celebri ballerine di Edgar Degas, impressionista molto amato da Hopper. Le Bistro or The Wine Shop (1909), Summer Interior (1909) e le represse ansietà e paure di una donna in solitudine in una stanza d’estate. Non è presente in Mostra, ma colgo l’occasione per citare e descrivere Nighthawks, i nottambuli, opera del 1942 conservata all’Art Institute di Chicago. Quest’opera rappresenta al meglio l’arte di Hopper. Nella notte sospesa in un bar della Greenwich avenue di Manhattan, agghiacciante istantanea di una visione quotidiana notturna, case, luci, vetri, il bancone del bar, persone come fantasmi, solitari nella notte avvolgente della metropoli, tutto e’ sospeso, semplice, umano, in una pittura senza eccesso di colori e luce, ma con un tonalismo sobrio e nitido. Dietro a questi nottambuli c’è anche la nuova musica, il jazz, il jazz “freddo” che sfocerà nelle note e nell’angoscia di Gerry Mulligan e Chet Baker. Il forte realismo di Hopper che rappresenta un’America colta che vive la forte depressione economica e sociale, in un’atmosfera di solitudine sospesa, l’avanguardia statunitense dalla metropoli alla provincia più nascosta.

Francesco Fantini