Il San Francesco di Orazio Gentileschi

In questi giorni di ottobre, si celebra San Francesco patrono d’Italia, mi vengono in mente tanti capolavori che hanno raffigurato il Santo di Assisi: molto bello, elegante e raffinato il “San Francesco sorretto da un angelo” olio su tela 133 x 98 cm del grande artista pisano, Orazio Gentileschi, tra l’altro attivo a Fabriano tra il 1614 e il 1615. Orazio Gentileschi nacque a Pisa nel luglio del 1563; il padre era Giovan Battista Lomi, un artista fiorentino che si era trasferito a Pisa, da qui il suo firmarsi “fiorentino”. Il cognome Gentileschi era quello materno, mentre il cognome paterno era Lomi, cognome con il quale la figlia Artemisia, in un periodo della sua vita si firmerà. Il dipinto “San Francesco sorretto da un angelo” completato nel 1613 è conservato presso la Galleria Nazionale Arte Antica di Palazzo Barberini in Roma, ma è stato esposto anche a Fabriano, presso la Pinacoteca Civica “B. Molajoli” in occasione della mostra con i capolavori rappresentativi di San Francesco, c’erano anche un Caravaggio, un Tiziano e un Annibale Carracci, nell’ambito del festival Poiesis, edizione 2011.

E’ una figura, quella di San Francesco, particolarmente essenziale e meditativa. L’opera veniva di solito avvicinata cronologicamente alla tela del Prado, ma più di recente è prevalso un orientamento favorevole a posticiparne la realizzazione di qualche anno, verso il 1612. La tela presenta un’accurata iscrizione dipinta in oro sotto il braccio sinistro del Santo: “Horate pro R.D. Horatio Griffo / huius oratorii et cellae / fundatore”, che sicuramente allude al committente. Orazio Griffi, ordinato sacerdote nel 1594, dal 1609 fece parte della Congregazione di S. Girolamo della Carità, il cui oratorio egli fondò nel 1612. Proprio a quest’ultima circostanza è stato proposto di ricondurre l’esecuzione del dipinto.

La luminosità dei colori rivela una sensibilità raffinata e un atteggiamento di stupore verso la bellezza della natura. Nelle opere di soggetto religioso, viene espressa una commossa riflessione religiosa. L’ angelo appare qui pensoso e divino, ci appare più chiaro, più plastico, più quieto rispetto ad altri, tutto il dipinto è pervaso da un senso di quiete ed è questo che rende altamente poetico il dipinto. Francesco non è rappresentato nel momento dell’estasi, ma mentre rivive la passione di Gesù: non a caso la sua posa ricorda da vicino le immagini dell’agonia nell’Orto degli ulivi, in cui, dalla fine del XVI secolo, Cristo viene spesso raffigurato quasi privo di sensi e fisicamente sorretto da un angelo. Altrettanto fisici sono i segni delle stimmate e della dolorosa imitazione di cristo che Francesco porta su di sé. Orazio Gentileschi coglie sempre un’atmosfera di vissuto personale, dietro alla composizione, molto delicato l’angelo che sorregge un San Francesco riprodotto in modo raffinato, elegante, con il saio francescano tra colori tenui e leggere sfumature, come sapeva dipingere il maestro.

Francesco Fantini