TRAPE E DON ALFREDO NELLO SCRIGNO DELLA CATTEDRALE

Volontario presso la Cattedrale-Basilica di San Venanzio Martire in Fabriano, accompagnatore e guida turistica, offre accoglienza ai visitatori e turisti che giungono a Fabriano. Spesso li incontra per strada, in piazza, al bar, offre loro un caffè e la possibilità di conoscere le bellezze architettoniche ed artistiche della città, il tutto gratuitamente. Ho incontrato finalmente Giorgio Trape, ammetto che per molti giorni ho pensato fosse uno pseudonimo che si aggirava sul web in cerca di visibilità, tanto che spesso ho scritto: “Chi è Giorgio Trape?” Questo signore, mi spiega il parroco don Alfredo Zuccatosta, presta volontario servizio in Cattedrale, mattina e pomeriggio. Dopo la mostra “Da Giotto a Gentile”, Giorgio Trape ha iniziato ad appassionarsi alle nostre opere d’arte, le ha studiate, ha chiesto informazioni anche allo stesso don Alfredo e con il tempo ha scelto di proporsi ai visitatori come guida. “Per me il turista non è un turista ma un ospite. Lo devo far stare bene, lo devo accompagnare per fargli conoscere la città, lo porto anche a casa mia e instauro un rapporto di amicizia che dura nel tempo. In molti mi scrivono al ritorno, mi hanno chiamato anche per sapere se avevo subito danni con il recente terremoto”, dichiara Giorgio Trape. Per fare un bilancio dell’afflusso turistico di questa estate don Alfredo ha registrato una presenza dalla metà di luglio alla fine di agosto di più di 4000 visitatori, con una media di circa 100 turisti al giorno provenienti da tutta Italia, dai paesi europei e anche dagli Stati Uniti. “Sicuramente sarebbe da incoraggiare un incremento di figure di volontari come Giorgio Trape, in una città che finora non ha mai avuto tanto bisogno del turismo, essendo concentrata nell’attività industriale di produzione di elettrodomestici. Oggi il turismo è una risorsa per il nostro territorio ma dobbiamo ancora lavorare molto in termini di accoglienza dei visitatori. Un esempio, continua don Alfredo, quest’anno è l’anno della Misericordia. Nel nostro Oratorio della Carità sono raffigurate tutte le opere di Misericordia, ma questo plesso è spesso chiuso ai visitatori. Con Giorgio abbiamo aperto al pubblico con servizio guida oltre che la Cattedrale anche la Chiesa di San Benedetto e l’Oratorio del Gonfalone. E’ fondamentale tenere aperti al pubblico questi monumenti ed offrire un servizio di accoglienza ai visitatori”.

Giorgio Trape con molto orgoglio mi ha fatto leggere un bellissimo biglietto che due ragazzi di Bologna, in visita a Fabriano, gli hanno recapitato. Ne riporto fedelmente il testo, segno tangibile di come con buona volontà si può lasciare un segno nel cuore delle persone. “Nella visita ai centri di media grandezza della provincia di Ancona, centri storici-aristici di grande importanza, luoghi che “traboccano” di arte e cultura con la A e C maiuscola, ho potuto notare alcuni aspetti, vale a dire le differenze di approccio che ogni amministrazione comunale ha di fronte ai propri tesori tramandati nei secoli e vera e propria fonte di guadagno e lavoro se adeguatamente sfruttati in modo compatibile, congeniale e intelligente. Spesso turisti nazionali e di oltre frontiera si trovano di fronte a cancelli sbarrati e totale assenza di informazioni da parte di chi dovrebbe saper gestire questi veri e propri patrimoni. In questo senso Jesi adempie pienamente il suo compito, Osimo dimostra un disinteresse che sconfina tranquillamente nel menefreghismo e Fabriano deve ringraziare figure come l’amico Giorgio. Questa persona supplisce letteralmente alla mancanza dell’amministrazione comunale, come volontario, e lo debbo sentitamente ringraziare, perché ben oltre l’orario di chiusura, con il suo entusiasmo , passione e amore per la storia e la cultura della propria città, ci ha mostrato gioielli impagabili come la Chiesa di San Domenico e l’Oratorio del Gonfalone, gioielli che senza di lui non avrei conosciuto. Vedere persone come lui che, senza essere pagate e a fatica riconosciute(moralmente ed economicamente) nella propria importanza, fa pensare alle decine di volte in cui funzionari pubblici quali custodi di opere d’arte nei musei di ogni sorta nel territorio nazionale, svogliati, sfaccendati, con l’occhio perennemente all’orologio, agognando il ritorno a casa, con il campanellino d’ordinanza, a 20-30 minuti dalla chiusura, enunciavano le classiche parole di rito”signori si chiude”.

Gigliola Marinelli