Sisma Marocco: Il racconto di una coppia di fabrianesi in vacanza a Marrakech in quelle tragiche ore

Sale a oltre 2.900 morti e più di 5.500 feriti il bilancio del sisma di magnitudo 7 della scala Richter che ha colpito il Marocco alle ore 23.11 locali di venerdì 8 settembre, con epicentro nella regione di Marrakech. Si scava a mani nude tra le aree più colpite nelle province di Al Haouz, Taroundant, Chichaoua a cui seguono le province di Quarzazate, Marrakech, Azilal e la prefettura di Agadir. Difficoltà nei soccorsi soprattutto per raggiungere le città ed i villaggi nelle zone montagnose più colpite fuori da Marrakech. Sulla via del rientro anche una famiglia di italiani bloccati sui monti dell’Atlante mentre i fabrianesi Giacomo Tisi e la sua compagna Claudia Rozzo, in vacanza in Marocco in quei giorni, hanno già fatto ritorno a Fabriano. Abbiamo contattato Giacomo per un racconto di quelle ore drammatiche.

Giacomo, dove eravate di preciso la sera dell’8 settembre quanto si è verificata la scossa?

Eravamo sulla terrazza sul tetto di un bar nella piazza principale di Marrakech, Jemaa el-Fna, per godere della visuale completa dell’intera zona e della vita notturna.

Come siete riusciti a mettervi in salvo?

Abbiamo atteso al centro della terrazza la fine della scossa, in maniera da proteggerci sia da eventuali cadute di detriti dall’alto, sia per evitare le scale e soprattutto il caos ed il panico della piazza, in quei momenti gremita di migliaia di persone. Finita la scossa siamo scesi in piazza e ci siamo ricongiunti con il gruppo di italiani di cui facevamo parte, verificando che fossero tutti presenti ed in salvo, per poi dirigerci verso il punto di ritrovo in cui ci attendeva l’autobus con altri connazionali già a bordo.

Che scenario avete avuto di fronte nei primissimi momenti dopo la scossa?

Sicuramente la zona della piazza era in preda al caos, data la moltitudine di persone e di attività presenti nell’area (stand, zone di street food, famiglie a cena, gruppi musicali, carrozze e cavalli). La scarsa dimestichezza della popolazione locale con i terremoti (abbiamo poi scoperto che l’ultima scossa rilevante risaliva a molti anni prima) ha sicuramente contribuito alla diffusione del panico, sia nella zona pedonale che, immediatamente dopo, nel traffico urbano, già normalmente piuttosto congestionato.

Riguardo i soccorsi, sono intervenuti subito?

Nel percorso di rientro in albergo non abbiamo notato veicoli di soccorso o di emergenza; alcune zone della città erano prive di energia elettrica, con moltissime persone in strada.

Siete subito riusciti a rientrare nel vostro hotel?

Fortunatamente sì, avevamo appuntamento con l’autobus di rientro pochi minuti dopo la scossa, per cui siamo riusciti a raggiungerlo e a partire subito verso l’hotel; il traffico “impazzito” ha richiesto un tempo di rientro doppio rispetto al normale.

Avevate fatto un tour del Marocco prima di arrivare a Marrakech?

Sì, venivamo da sei giorni in 4×4, durante i quali abbiamo attraversato la catena montuosa dell’Atlante nella zona Sud, abbiamo raggiunto il Sahara e l’area di Merzouga, per poi dirigerci a Marrakech percorrendo le valli del Todra e del Draa e, tra gli abitati principali, Ali-Ben-Haddou e Ouarzazate. Per fortuna l’evento calamitoso si è verificato nel penultimo giorno di viaggio, in cui era prevista proprio la visita di Marrakech: dopo una opportuna verifica sulla fattibilità e sulle reali condizioni del centro cittadino, ci è stato possibile effettuare una breve visita alla parte storica, nella quale abbiamo visto alcuni crolli e danni circoscritti a edifici storici compresi nel nostro tragitto.

Le procedure del vostro rientro in Italia sono state rapide?

Sì, il rientro si è svolto regolarmente domenica 10 settembre; i voli, sia quello interno Marrakech-Casablanca che quello per Bologna, sono stati confermati e sono decollati come da programma, senza subire particolari slittamenti.

Quanto ha significato per voi aver già vissuto l’esperienza del forte terremoto a Fabriano, soprattutto nel controllo del panico che si innesca in quei tragici momenti, che tutti noi conosciamo molto bene?

Premettiamo che chiaramente è difficile essere “abituati” a fenomeni così improvvisi e totalmente imprevisti, tra l’altro in momenti di vacanza e relax; una volta trascorso l’iniziale momento di smarrimento, in cui ci si deve anche rendere conto di quanto sta accadendo, subentra la consapevolezza della situazione e sicuramente le molteplici (purtroppo) esperienze pregresse aiutano quanto meno ad evitare reazioni fuori controllo e a mettere in atto comportamenti volti a ottenere il massimo della sicurezza possibile. Aver già affrontato contesti analoghi ha aiutato, sia nei momenti del terremoto sia in quelli immediatamente successivi, in cui è importantissimo fornire supporto a chi non è avvezzo a vivere in prima persona eventi catastrofici così drammatici.

Possiamo veramente dire che siete stati fortunati. Cosa resterà nei vostri cuori e nelle vostre menti di questa esperienza?

Sicuramente scenari bellissimi e variegati, che spaziano dal verde dei palmeti e uliveti, al rosso delle rocce dei passi montani, al colore unico delle dune del deserto; vallate ricche di vegetazione alternate a letti di fiumi asciutti che aspettano le piogge e le nevi dell’inverno si alternano a zone in cui è possibile vedere affioramenti di rocce costellate di fossili di animali di un antico mare. Il condizionamento ambientale e climatico, che crea gli splendidi paesaggi che abbiamo conosciuto, fa sì che allo stesso tempo moltissimi insediamenti, prevalentemente rurali, affrontino condizioni già normalmente al limite dell’estremo, a cui spesso l’unico mezzo per poter far fronte è la numerosità delle famiglie e un’organizzazione sociale per noi dimenticata, in cui ci si affida alla solidarietà comune e all’arte di arrangiarsi. Tra i risvolti negativi, ci ha colpito il gran numero di cani e gatti randagi e le condizioni in cui versano ci hanno fatto pensare all’assenza di interventi di cura e controllo ed ai potenziali rischi per la salute delle persone e degli animali stessi.

Gigliola Marinelli

Nella foto: Giacomo Tisi e Claudia Rozzo