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Polittico di Valleromita di Gentile da Fabriano: le conclusioni dello studio

L’arte di Gentile da Fabriano svelata da fiori e suolo attraverso un importante studio, condotto dall’UNIVPM Università Politecnica delle Marche, le cui conclusioni sono state prodotte il 9 luglio presso l’Eremo di Valdisasso di Fabriano. Un progetto ispirato da Padre Ferdinando Campana dell’Ordine dei francescani dell’Eremo di Santa Maria di Valdisasso, con la partecipazione della Fondazione Aristide Merloni. Presenti all’incontro l’ingegner Francesco Merloni, Presidente della Fondazione Aristide Merloni, e Paolo Clini, Responsabile culturale presso UNIVPM. Oggetto della ricerca il famoso Polittico di Valleromita di Gentile da Fabriano ed il luogo in cui fu dipinto dall’artista, le pendici del Monte Rogedano o in Veneto? Tramite una rilevazione con il carbonio-14, condotta su fiori, erbe e suolo, è stato possibile risalire al luogo in cui il celebre pittore fabrianese realizzò la sua opera. Lo studio botanico, presentato da Marina Allegrezza (Docente di Botanica ambientale e applicata presso UNIVPM), Eleonora Giovagnoli, Silvia Montecchiari e Giulio Tesei, ha approfondito l’identificazione delle specie vegetali presenti nel Polittico di Valleromita anche attraverso il confronto con la lista di specie pubblicata in Piccoli & Pellizzari (2006) specificandone l’ubicazione nelle pale del dipinto per poi ipotizzare il luogo o i luoghi nel contesto paesaggistico attuale di Valleromita che possano aver ispirato il pittore. Nonostante le difficoltà nell’identificazione delle numerose entità vegetali presenti nel polittico (circa 30), dove si alternano esemplari dipinti con rigore scientifico (e quindi ben riconoscibili) ad altri più generici (cioè di dubbia identificazione o non identificabili) e grazie anche al confronto critico con l’elenco di Piccoli e Pellizzari (2006), è stato possibile stilare un elenco di 18 specie identificate con discreta sicurezza di cui sette ancora dubbie. Per ogni specie vengono fornite informazioni di carattere biologico, distributivo, l’habitat preferenziale, la presenza nel territorio e l’ubicazione nelle pale del Polittico. Le famiglie più rappresentate sono le Asteraceae, le Fabaceae, le Ranunculaceae e le Rosaceae. Si tratta per lo più di specie eliofile tipiche di prateria e comuni attualmente nei prati di Monte Rogedano raggiungibili in 30 minuti percorrendo il vecchio sentiero che dall’Eremo di Santa Maria di Valdisasso sale ai prati con un dislivello di circa 200 m. Sulla base del periodo di fioritura delle specie che nel dipinto risultano fiorite si può desumere che l’epoca di realizzazione dei prati fioriti nel dipinto sia riconducibile ad aprile-maggio. Inoltre l’elevata percentuale di specie boreali che caratterizza i prati del dipinto si potrebbe collegare al clima e, in particolare, alle basse temperature del 1400, che risultano nettamente inferiori a quelle attuali. Infine per quanto riguarda il luogo o sui luoghi che potrebbero aver ispirato il pittore, sulla base dei risultati ottenuti si ipotizza che i luoghi di ispirazione delle pale in questione siano due: per le pale di San Girolamo, San Francesco d’Assisi, San Domenico e Santa Maria Maddalena, 10 delle 18 specie identificate nel dipinto sono comuni negli attuali prati del Monte Rogedano; per la pala in una delle cuspidi raffigurante un santo francescano (Sant’Antonio da Padova o San Tommaso d’Aquino), si osservano specie sciafile o non fiorite, indicando come possibile ispirazione i pressi dell’Eremo. Uno studio pedologico condotto da Giuseppe Corti (Docente di Pedologia presso UNIVPM), Stefania Cocco, Dominque Serrani, Andrea Salvucci, Lorenzo Camponi e Valeria Cardelli ha voluto avvalorare l’ipotesi che il luogo di ispirazione dei prati fioriti ai piedi di San Girolamo, San Francesco d’Assisi, San Domenico e Santa Maria Maddalena possa trovarsi sulla sommità del Monte Rogedano, accertando che, al tempo della realizzazione dell’opera, quei pascoli fossero già presenti. Le conclusioni dello studio, presentate da Lorenza Mochi Onori (ex direttrice generale delle Marche per il Ministero dei Beni Culturali), in base all’analisi floristica, seppur preliminare, ha permesso di identificare con discreta sicurezza 18 specie di cui 7 ancora dubbie. Undici delle 15 specie indicate in Piccoli e Pellizzari (2006) vengono qui confermate. Sulla base del periodo di fioritura delle entità che nel polittico risultano fiorite si può desumere che l’opera sia stata realizzata nel periodo riconducibile ad aprile-maggio. Per quanto riguarda il luogo o i luoghi che potrebbero aver ispirato il pittore, sulla base dei risultati ottenuti si ipotizza che per le pale di San Girolamo, San Francesco d’Assisi, San Domenico e Santa Maria Maddalena il pittore possa essersi ispirato ai prati del Rogedano in cui 10 delle 18 specie identificate nel dipinto sono attualmente comuni in queste praterie. Invece, per la pala di una delle cuspidi raffigurante un santo francescano (Sant’Antonio da Padova o San Tommaso d’Aquino) l’ipotesi è che sia stata realizzata nei pressi dell’Eremo. L’ipotesi dell’ambientazione dei prati fioriti del Monte Rogedano è avvalorata dalle analisi pedologiche le quali indicano che, nel periodo in cui Gentile da Fabriano dipingeva il polittico di Valleromita, quelle aree ospitavano un pascolo maturo del tutto analogo all’attuale da almeno otto secoli. Sicuramente conclusioni straordinarie, prodotte da questo team di ricerca, che legano ancor più fortemente al territorio il capolavoro di Gentile da Fabriano quale opera narrante anche delle bellezze naturali racchiuse nel contesto paesaggistico dell’Eremo di Valdisasso.

Gigliola Marinelli