L’ULTIMO SALUTO AD ANTONIO MERLONI, IL GRAZIE DELLA SUA PARROCCHIA

di Marco Antonini

Fabriano – La parrocchia Madonna della Misericordia di Fabriano si è fermata, questa mattina alle 11, per dare l’ultimo saluto ad Antonio Merloni, l’ex sindaco della città per tre mandati e industriale che ha segnato la vita e la storia di questo comprensorio. L’arcivescovo, Francesco Massara, insieme ad altri sette sacerdoti, ha celebrato le esequie dell’uomo che se ne è andato il 13 dicembre, giorno di Santa Lucia. Una data non a caso visto che Merloni, per tanti anni, festeggiava la patrona dei metalmeccanici con le storiche feste, invitando fino a 10mila operai e familiari, all’interno della fabbrica. C’erano loro in chiesa per il funerale: gli operai. Nelle prime file la figlia Giovanna, i nipoti, il fratello Francesco. La famiglia al completo. Presenti anche il sindaco di Fabriano, Gabriele Santarelli, l’ex governatore Gian Mario Spacca e i rappresentanti delle forze dell’ordine. A pronunciare l’omelia il parroco della chiesa Madonna della Misericordia, don Umberto Rotili, per evidenziare un lato umano e cristiano di Antonio originale.

L’omelia di don Umberto Rotili

“Sono il suo parroco. Antonio è stato un parrocchiano, fino all’ultimo. Ha avuto a cuore questa comunità, da sempre. E’ stato presente non solo finanziariamente, ma anche con l’affetto e la sua presenza. La parrocchia, infatti, è fatta di pietre vive. Ora è tempo di uno sguardo diverso. Il suo posto era la terza-quarta fila dal fondo: tutti i sabati sera, con la moglie, era seduto laggiù. Con Cecilia, sempre insieme. Quando lei è morta, l’anno scorso, è stata dura per lui riprendersi. Avevano un legame specialissimo. Antonio è stato sempre attenti ai poveri, si è fatto vicino a tante situazioni nascoste. Non ha mai rinunciato a far sentire la sua presenza. Mi piace che possa essere ricordato non solo per le grandi cose industriali e politiche che ha fatto, ma anche perché era un parrocchiano vero. Davanti a personaggi importanti siamo abituati a guardare le opere, ma dovremmo sforzarci di cercare la persona. Il vangelo proclamato parla dei talenti: non sono solo la capacità nel sapere fare qualcosa. Lui, lo sappiamo, aveva talento. Il talento è una luce creativa che ci muove, da dentro, a fare il meglio. Dio quando ci richiama ci chiede di vedere che cosa abbiamo fatto con i talenti e come abbiamo investito. Antonio è stato uomo del fare: ha costruito, ha amato fino alla fine ciò che faceva. La malattia lo aveva debilitato negli ultimi tempi, ma non si mai arreso. I progressi sono arrivati giorno dopo giorno e una mattina riuscì a scendere per visitare gli uffici del piano di sotto. È il grande merito di questo uomo: ha creduto che ogni gesto creativo può cambiare il mondo. Antonio non ha avuto paura e non si è mai fermato. E’ morto il 13 dicembre, Santa Lucia. Il giorno delle sue feste per tutti, operai e famiglia. Un segno. La morte nella Bibbia viene vista come un banchetto di grasse vivande. Crediamo che è stato preparato per lui dopo una vita che lui l’ha preparato per altri. Le offerte raccolte andranno alla Caritas parrocchiale per seguire le tante persone della parrocchia”.

Il saluto finale del vescovo, Massara

Esprimo vicinanza e preghiera alla famiglia. Se ne è andata un pezzo della storia delle Marche e d’Italia. Ha lasciato un segno. La vita è fatta di incontri: io l’ho conosciuto recentemente, durante la malattia. Mi ha colpito il suo desiderio di pregare insieme e di ricevere la Comunione. Soffriva per la malattia, si è sempre affidato a Dio. Oggi ognuno di noi lo deve ringraziare per quello che ha fatto ed è stato. Antonio possa tu godere la pace dei Santi nel paradiso.

Al termine della celebrazione, prima dell’ultimo viaggio, per la sepoltura presso il cimitero di Albacina, don Umberto Rotili ha svelato nelle ultime settimane lo stesso Antonio aveva parlato con lui per far celebrare una santa Messa per il 19 dicembre, in occasione del 50°anniversario della scomparsa del padre, Aristide. Sarà l’occasione per pregare non solo per il capostipite della famiglia industriale fabrianese, ma anche per Antonio e la moglie Cecilia.