IL MAESTRO E CANTANTE LIRICO EZIO MARIA TISI

Una passione per il “belcanto” che lo ha portato a calcare i palcoscenici dei più grandi teatri italiani e del mondo e  un rammarico per non essere riuscito a far emergere l’opera lirica nel nostro incantevole Teatro Gentile. L’incontro con il maestro e cantante lirico fabrianese Ezio Maria Tisi non lascia indifferenti e offre un particolare spunto di riflessione sulle potenzialità culturali di Fabriano, anche nel settore lirico e musicale.

Maestro, più di trent’anni di palcoscenico interpretando oltre cinquanta personaggi del repertorio lirico mondiale, possiamo tracciare un bilancio della sua brillante carriera?

Indubbiamente mi reputo una persona fortunata. Ho potuto fare un lavoro che è sempre stato la mia passione. Potersi esprimere attraverso il canto e trasmettere le proprie emozioni agli altri è fantastico. Tanto studio continuo,sempre alla ricerca della giusta emissione,imparare sempre nuovi personaggi,approfondirli e cantare in diverse lingue (italiano,tedesco,russo,francese)non lasciano certo tempo. Spaziare tra i vari autori e quindi stili di canto completamente diversi,adattare la voce e tenerla sotto controllo per dare il giusto senso a ciò che si fa e quasi sempre pensare di potere e dover fare meglio,sempre meglio ,porta spesso a non essere mai soddisfatti del risultato. Ma questo aiuta a crescere e a non arrendersi mai. Ho avuto la fortuna di lavorare in tanti bellissimi e importanti Teatri,conoscere e fare amicizia con grandissimi artisti dai quali ho imparato tanto,vivere momenti magici,tanti momenti magici. A volte ,riguardando indietro,mi sembra impossibile aver avuto per amici Artisti di tale livello. Ho sempre cercato di fare il mio lavoro al meglio possibile intenzionato a dare tutto quello che potevo in quel momento. Il nostro lavoro è una continua evoluzione e se ci si adagia è la fine. Distruggere la voce è questione di un attimo. La tecnica giusta e la scelta del repertorio sono la base per avere una carriera durevole in un ambiente certamente non facile. Ora sono arrivato al traguardo nonostante vocalmente sia ancora in perfetta forma credo sia ora di fare basta. La mia parte l’ho fatta e facciamo largo ai giovani. Se devo tracciare un bilancio non posso far altro che essere estremamente soddisfatto non solo dal punto di vista professionale,ma anche dal punto di vista umano. Non posso chiedere di più! Ora mi sento appagato ,sereno e felice.

Partiamo dalle origini della sua passione per la lirica e dalla città di Fabriano: quanto è stato difficile, ai tempi del suo esordio, far comprendere anche ai propri familiari la scelta di un percorso di formazione così particolare, provenendo anche da una piccola cittadina di provincia poco avvezza alla cultura lirica?

La passione per la musica l’ho sempre avuta sin da ragazzino,ma grazie a mia zia,la quale mi faceva ascoltare sempre buona musica,mi sono avvicinato all’Opera Lirica. Ricordo la mia prima volta in Teatro con mia zia a vedere Tosca a Jesi. Fu una magia unica. Sentire la musica uscire dalla fossa dell’orchestra , la musica dal vivo è insostituibile, queste voci straordinarie che ti prendevano emotivamente. Nacque il grande amore! Dischi e serate all’Opera,a Fabriano,a Jesi e allo Sferisterio. Chi avrebbe mai pensato che un giorno sarei salito su quei palcoscenici….Dopo diversi anni nel Gruppo Corale Santa Cecilia,grazie ad amici,feci un’audizione ad Osimo con il Maestro Melani il quale mi mise subito nel cast del Gianni Schicchi dell’Accademia d’Arte Lirica di Osimo e mi ritrovai sul palcoscenico per la prima volta. Mi fece fare poi il concorso per entrare in Accademia e incredibilmente lo superai,unico italiano in quella sessione. Dopo tre anni di “perfezionamento” proprio al Teatro Gentile feci un’audizione con il Maestro Perucci,direttore artistico di Jesi e dello Sferisterio. Da li è iniziato tutto! Mi propose una particina nel Don Pasquale a Jesi a fianco di Sesto Bruscantini ( che sarà poi il mio Maestro di tecnica,di interpretazione e di vita) e Daniela Dessy. Mi chiamò successivamente allo Sferisterio e quindi all’Arena di Verona.Naturalmente mio padre non sapeva nulla. Ha sempre pensato che avrei fatto l’architetto data la mia notevole attitudine. Lo scoprì leggendo il mio nome sul cartellone dello spettacolo. Grande sfuriata!!!!! Mi dovevo laureare! Finchè non mi sono laureato non è mai venuto in Teatro,ma dopo la laurea venne anche a Verona ed era soddisfatto,vedendo che anche questo era un lavoro e niente male. Certo,bisogna capire che non è possibile fare i musicisti professionisti a Fabriano o in qualsiasi altro piccolo centro;bisogna fare la valigia,farsi coraggio e muoversi. Il teatro non dà mai la sicurezza di un lavoro e per un genitore la preoccupazione di un futuro sicuro per i figli è la prima cosa;vivendo poi in provincia il problema si accentua e,nonostante i fasti del passato,Fabriano non era e non è più dedita alla lirica. Ho faticato e combattuto molto per arrivarci,ma alla fine il sogno di cantare si è realizzato e nei luoghi più importanti del mondo,grazie anche al continuo sostegno impagabile di mia moglie e di mio figlio,anche nei momenti più difficili.

Ha avuto la fortuna di collaborare con grandissimi registi di fama internazionale, da Zeffirelli a Herzog. Che ricordo conserva di queste esperienze fondamentali e di questi grandi maestri?

Si,effettivamente è stato determinante poter lavorare con grandi registi,da Bolognini,a Crivelli,da Ronconi a Zeffirelli ad  Herzog e così tanti altri bravissimi. Di Zeffirelli ho molto apprezzato lo studio preliminare dei personaggi che mi ha permesso di arrivare al più profondo del carattere,poi ci disse “ora andate in palcoscenico e fate” .Questo lo trovo fantastico, perchè permette all’artista di rendere vero e vivo il proprio personaggio, realizzando la realtà drammatica prevista dall’autore. Per Werner Herzog ho una adorazione particolare; eravamo al San Carlo di Napoli per Tannhauser di Wagner,naturalmente in tedesco, e questo incredibile Artista era di una semplicità e gentilezza nei confronti dei cantanti,veramente unica e speciale. Quando era necessario o un suggerimento o un’idea da realizzare si avvicinava e con voce bassa chiedeva:” Le sarebbe possibile fare questo,sempre che non le crei problemi per il canto”,  con questi modi così gentili e rispettosi avrei tentato anche il triplo salto mortale! La sera della prima venne con i suoi assistenti a salutare e mi ringraziò perchè avevo, in tutti i modi ,realizzato e  messo in evidenza tutte le sue idee e mi disse che sperava di poter lavorare di nuovo con me…..ho ancora il cuore in gola quando ci ripenso. Con i grandi registi si riesce a creare un tutt’uno tra musica,canto e recitazione,rendere vero un personaggio e trasmettere sentimenti forti al pubblico. Questo dovrebbe essere il nostro scopo. La voce è un mezzo e non il fine,ma i più non lo capiscono. Ho un bellissimo ricordo anche di Glauco Mauri e tanti altri grandi professionisti. Ognuno di loro mi ha sempre dato molto ed ho cercato di fare tesoro della loro arte.

Ripercorrendo il suo vastissimo repertorio lirico c’è un’interpretazione che conserva nel cuore e che magari sente che la rappresenti per affinità e profilo caratteriali?

E’ una domanda veramente difficile…..ogni personaggio interpretato ha lasciato un segno nel mio cuore,dal più piccolo al protagonista. Penso a personaggi che mi hanno dato tanta soddisfazione come Don Pasquale,il Signor Bruschino, Don Basilio del Barbiere,Sparafucile in Rigoletto,il Sagrestano in Tosca,Il Commendatore nel Don Giovanni e così tutti gli altri…..sono stati così tanti….credo proprio di aver interpretato tutti i personaggi che veramente mi sarebbe piaciuto cantare ….non riesco a pensarne uno in particolare. I diversi stati d’animo dei personaggi mi hanno permesso di provare una moltitudine di emozioni,dalla più grande allegria alla sofferenza tragica più forte. In quei momenti si vivono le emozioni così intensamente che non ci si rende conto di essere su un palcoscenico a recitare. Questo è bellissimo!

Maestro, nella nostra città abbiamo un gioiello prezioso quale il Teatro Gentile. Ricordo che nel 2012 lei stesso avrebbe voluto ospitare l’opera “Il Rigoletto”. Cosa è andato storto all’epoca e soprattutto perchè ,avendo un teatro dall’acustica pressochè perfetta, non si è mai riusciti a organizzare stagioni dedicate anche all’opera lirica?

Il nostro Teatro è un gioiello unico! Ha una storia più che gloriosa,basti pensare a quali spettacoli sono stati realizzati dall’inaugurazione al primo dopoguerra. I più grandi Artisti hanno calcato quel palcoscenico ma l’imbarbarimento ha preso campo e la cultura in generale è finita nel dimenticatoio. Quello che mi infastidisce è che città vicine a noi e non solo,con teatri non certo al pari  del nostro,hanno avuto e continuano ad avere un livello di interesse totalmente diverso. Fabriano ha sempre perso il treno riguardo occasioni veramente interessanti nei confronti della cultura, basti pensare al Festival dei Due Mondi di Spoleto; la prima idea di Menotti era la città di Fabriano,ma gli allora amministratori dichiararono di non essere interessati e quindi ripiegò su Spoleto. Complimenti! E così in diverse occasioni,l’ultima delle quali con Baltimora. Si sono succedute una serie di amministrazioni totalmente estranee alla cultura,soprattutto per la musica lirica. Ne abbiamo visto i risultati. Ricordo con affetto e riconoscenza la professoressa Piera Picchi,la quale fu assessore per un breve periodo e con la quale ebbi l’onore ed il piacere di collaborare. Mi offrì la direzione artistica del Gentile per la musica e realizzammo delle belle cose ma poi, come sempre, prevalsero gli interessi personali e le invidie e la signora Picchi si dimise e anche il sottoscritto venne fatto fuori. In questa città se si tenta di fare qualcosa si viene subito visti con sospetto e stroncati il prima possibile,come persone scomode. Le poche cose che si sono realizzate è solo grazie alla buona volontà di alcuni privati cittadini di un certo livello culturale. Gli altri teatri della Regione e fuori regione sono stati gestiti e lo sono ancora con professionalità,a parte qualche caso,ma la gestione del Gentile è sempre stata affidata a privati. Si è sempre avuta la sensazione di volersi togliere una bega scaricandola ad altri per un po’ di soldi. Non è certo questo il modo da parte di un’Amministrazione di gestire il Teatro e la Cultura,ma da noi è sempre stato così. Gli altri teatri hanno realizzato fondazioni,il teatro ha un direttore,spesso anche un direttore artistico;qualcuno al quale l’Amministrazione affida la cura del proprio teatro negli interessi della cittadinanza,ma come abbiamo già da tempo constatato,tali interessi sono totalmente ignorati. E’ un dolore immenso vedere un gioiello unico trattato in questa maniera,ma sono i risultati dell’arroganza che deriva dalla grande ignoranza. Sono anni che facciamo presente l’assenza di un service luci in palcoscenico. In nessun teatro,anche nei  più piccoli esiste una situazione del genere! Da noi si e perdura da anni! Ora,mi sembra di aver letto che la nuova Amministrazione abbia in programma proprio la realizzazione del service luci. Ci spero proprio. Forse le cose stanno cambiando? Non sarà così facile,ma ce lo auguriamo.

Dopo aver calcato le scene nei più bei teatri d’Italia e del mondo, qual è il suo pensiero sulla situazione in  cui versa il settore lirico nel nostro paese ma anche a livello internazionale?

Purtroppo un insieme di cose ha portato i Teatri a scendere di livello,sia per motivi economici sia per una politica pericolosa nelle gestioni. Essendoci meno soldi buttano in palcoscenico giovanissimi cantanti,non ancora pronti ad affrontare certi ruoli e con totale mancanza di esperienza. Questo li porta a distruggere il proprio strumento vocale in breve tempo,nel totale disinteresse dei teatri e degli agenti stessi. Fuori uno,avanti un altro. Una vera mattanza. Per confermare tutto questo basta guardarsi intorno….dove sono le stars? Quelle che c’erano o sono defunti o sono anziani. E la nuova generazione? Non esiste perchè non le si dà il tempo di prepararsi adeguatamente. Ho avuto occasione poco tempo fa di tenere un master vicino Campobasso con una ventina di giovani cantanti provenienti da tutta Italia. Sono rimasto meravigliato! Belle voci,ragazzi intelligenti e dotati. Nella maggior parte dei casi problemi tecnici da risolvere,ma nulla di trascendentale. Bisogna far capire loro che la voce è il mezzo per esprimersi e quindi bisogna tirar fuori quello che abbiamo dentro e trasmetterlo tramite la voce;così si diventa Artisti. E’ stata un bellissima esperienza e di grande soddisfazione. Le carenze sono dovute a mancanza di scuola,insegnanti improvvisati mai saliti su un palcoscenico e quindi giovani dotati in balia di gente impreparata. In tutti i settori la professionalità prima di tutto. All’estero le cose vanno leggermente meglio,ma non di molto,soltanto per una questione di organizzazione più seria,ma le carenze tecniche sono le stesse. Eppure noi saremmo la patria del bel canto.

Fabriano ha sottovalutato secondo lei le potenzialità del “belcanto”? Si potrebbe, anche attraverso l’Accademia dei Musici ed il nostro Teatro Gentile, tentare un esperimento culturale di sensibilizzazione soprattutto rivolta ai giovani?

Vedo che a Fabriano passione per il bel canto ce n’è, non saranno tantissimi come per il calcio,ma ci sono e sono persone costrette ad andare fuori per vedere uno spettacolo d’opera. Con un teatro come il nostro dovrebbero accorrere da fuori! Ormai sono talmente tanti anni che le amministrazioni hanno tenuto fuori la cultura che diventa un’impresa ardua riuscire a far qualcosa. Eppure la Città ha desiderio di cultura. Sinceramente non la vedo molto bene; vedo troppi interessi personali o desiderio di mettersi in luce pur rimanendo comunque a livello dilettantistico. Tante parole,tanti progetti,ma non abbiamo ancora visto nulla. Spero proprio di dovermi ricredere per il bene dei nostri ragazzi,ma non ci spero molto.

Ha un progetto musicale che le piacerebbe realizzare in futuro, magari anche qui a Fabriano?

Di cose se ne potrebbero realizzare molte,ma tenendo fuori gli interessi personali e le manie di protagonismo, il che è assai complicato qui da noi. Come in ogni settore e,  in questo maggiormente, necessita professionalità e non l’improvvisazione. Sentivo una persona definire Fabriano la Città dell’improvvisazione e questo è molto triste. Specialmente nel mondo dell’Arte  ci si improvvisa in una maniera incredibile. Si cerca a tutti i costi di superare le proprie frustrazioni tentando di apparire quello che non si potrà mai essere. Spero che almeno i giovani riescano a cancellare quello che la mentalità di questa Città è stata per decenni. Confido in Amministrazioni lungimiranti, che si interessino veramente al bene dei cittadini ed al loro futuro e ad investire nella cultura,quella che veramente fa crescere la civiltà e produrre progresso. Se si arriva a questo allora si potranno realizzare tante belle ed utili operazioni,dato che la struttura della Città si presta molto. Con le mie precedenti esperienze ho perso le speranze,ma anche in questo forse c’è la probabilità  di ricredersi; con le persone serie ,armate di buona volontà e di senso della collaborazione ,si può fare tutto!

Gigliola Marinelli