ORAZIO GENTILESCHI, PROFILO DI UN GRANDE ARTISTA

Importante esponente del Caravaggismo in Italia ed in Europa, nasce a Pisa il 9 luglio del 1563; il padre Giovanni Battista Lomi è un orefice fiorentino. Trascorre l’infanzia a Firenze e probabilmente compie qui anche la sua prima formazione artistica come allievo del fratellastro Aurelio Lomi, esponente del Manierismo fiorentino. Trasferitosi a Roma, ancora adolescente, dopo la morte del padre, viene ospitato dallo zio materno, capitano delle guardie a Castel Sant’Angelo da cui Orazio adotterà il cognome Gentileschi. Non ci resta alcuna documentazione sul suo tirocinio romano, ma sicuramente prosegue la sua carriera come pittore, ma nel 1588-89, risulta impegnato a Roma con il fratello Aurelio ed altri artisti di notevole livello, nella decorazione della Biblioteca Sistina in Vaticano.

La prima opera certa è l’affresco con la Presentazione al Tempio in Santa Maria Maggiore, databile al 1593, quando nasce la figlia Artemisia, che sarà anche lei pittrice. Orazio Gentileschi avrà sei figli con la moglie Prudenza Montoni. Negli anni ’90 è impegnato in numerosi incarichi per affreschi e pale d’altare, ed è in questo periodo che si forma una buona affermazione professionale nell’ambiente romano.

Ottiene anche l’incarico di decorare due cappelle nell’antica abbazia benedettina di Farfa sui monti Sabini, poco distante da Roma. Nel 1600 incontra Michelangelo Merisi, il Caravaggio e testimonia a suo favore nel processo per diffamazione intentato dal Baglioni contro l’amico la cui amicizia favorisce una maturazione nel suo stile pittorico. Fino a quell’incontro Gentileschi si attardava nello stile del Tardo Manierismo Toscano e solo la frequentazione e lo studio dei dipinti del Caravaggio rinnovano il suo stile. Orazio Gentileschi lascia Roma, dopo il processo per stupro della figlia Artemisia contro l’amico pittore Agostino Tassi, e soggiorna a Fabriano nelle Marche dove lascia ampie testimonianze pittoriche del suo passaggio, notevole il ciclo della Passione presso la Cattedrale di San Venanzio, il San Carlo Borromeo presso la chiesa di San Benedetto, la Madonna del Rosario per San Domenico, ora presso la Pinacoteca civica Bruno Molajoli e infine un’opera straordinaria per la Pia Universitas dei Cartai, la Maria Maddalena, passionale, intensa, espressiva, presso la Chiesa di santa Maria Maddalena.

Dal 1621 al 1623 il pittore si trova a Genova poi a Parigi alla corte della Regina di Francia, Maria de Medici, la quale aveva raggruppato intorno a se numerosi artisti di origine toscana, importando le novità della pittura italiana nell’Europa del nord. Nel 1626 Orazio Gentileschi lascia la corte francese per quella inglese di Carlo I: le sue opere, permeate di novità e classicismo, sono molto gradite dall’aristocrazia inglese. Il lavoro del Gentileschi si era arricchito degli studi sulla luminescenza ispirati al Caravaggio, senza imitarlo, ma sviluppando una visione raffinata e aristocratica del genere caravaggesco. A fianco dei pittori della scuola di Utrecht la luce che illumina i suoi lavori diventa nordica e fredda, conferendo ai soggetti rappresentati una veridicità unica. Orazio Gentileschi muore a Londra nel 1639.

Francesco Fantini