NATALE NELL’ARTE: L’ADORAZIONE DEI PASTORI DEL CARAVAGGIO

L’Adorazione dei pastori è un olio su tela di notevoli dimensioni 314 cm x 211 cm realizzato da Michelangelo Merisi, il Caravaggio, nel 1609. Attualmente è custodito presso il Museo Regionale di Messina. L’opera venne eseguita durante il passaggio dell’artista in Sicilia, in seguito alla sua fuga dalle prigioni di Malta. Nel corso del suo breve soggiorno a Messina, dove vi giunse su invito a lavorare da parte di un mercante genovese, Caravaggio ricevette dal Senato della città l’incarico della realizzazione di una pala d’altare che avrebbe ornato l’altare maggiore della chiesa di Santa Maria della Concezione, retta dai padri Cappuccini. Caravaggio ricevette per questa commissione ben 1000 scudi, una somma molto alta, tra le maggiori della sua carriera. A Messina, stavolta per la Chiesa dei Crociferi, il Caravaggio realizzerà anche un’altra opera, la Resurrezione di Lazzaro, dalla tensione ancor più sublime. È evidente che ormai Caravaggio godeva della massima considerazione e le sue opere erano ambite quali eccelsi capolavori. L’Adorazione dei pastori è un dipinto in cui il tradizionale tema natalizio è narrato con grande poesia e con grande capacità di rispondenza all’atmosfera francescana cui è destinato. La scena è ambientata all’interno di una spoglia stalla, un capanno semidiroccato con assi del tetto rotti segnati dal tempo e dall’incuria. Maria, sfinita dal viaggio e dal successivo parto, giace sdraiata per terra, poggia un braccio sul muretto e regge a stento in grembo l’esile figura del bambinello che dorme, guardandolo in serena contemplazione. La veste rossa intensa che copre il corpo della vergine sta a significare l’amore che da essa promana per il figlio. In primo piano una natura morta composta da una tovaglia, una pagnotta, una pialla da falegname: mensa dei poveri, lavoro degli umili, elementi molto comuni nell’arte del Caravaggio. Dinanzi a loro, San Giuseppe, a mani giunte con la veste oro, ed i pastori che guardano Maria e il bambino in maniera apprensiva, mentre sullo sfondo il bue e l’asino fungono quasi da quinta insieme alla mangiatoia.

Francesco Fantini