LA MORALE DEI RESPONSABILI

Stiamo digerendo il risultato elettorale anche se ci sono voluti 88 giorni di commedia all’italiana per aver un governo, senza contare il melodramma istituzionale del capo dello stato che ha costituito un dramma nel dramma. Ma lasciamo perdere e scordiamoci il passato. Quello che appare sconcertante è però la spocchia del ceto intellettuale progressista il quale non contento di aver perduto le lezioni, ha estratto, come si conviene a eventi del genere, l’ironia pesante delle grandi occasioni per stigmatizzare il novello governo giallo verde. Gli è però che questa ironia è profusa male e costituisce una specie di boomerang morale. Intanto c’è una ironia nei fatti dato che il Pd venerdì scorso è sceso in piazza per difendere la Costituzione, cioè quella stessa Carta che avrebbe voluto modificare il 4 dicembre 2016. Dunque c’è da chiedersi quale carta volessero difendere, se quella “nuova” o quella “vecchia”, magari ce lo spiegheranno più avanti. Intanto è chiaro che quando la carta si presta a diventare l’alibi della propaganda politica allora sta diventando una carta assorbente, una sorta di rotolone Regina.

Sui social si leggono cose abbastanza raccapriccianti su quello che ormai è il destino di un paese condannato, secondo i teorici della tastiera, a una caduta ininterrotta nell’ignoranza senza ritorno, o nell’autoritarismo, o peggio in una involuzione totalitaria che ricorderebbe la Germania del 1933. Non solo esagerazioni, non suffragate da nulla, ma anche uno spericolato gioco al massacro che gonfia la sete di sensazionalismo dei media. Certo le parole di Salvini da Pozzallo non sono rassicuranti ma pare, per dire, che l’Europa veda di buon’occhio la costituzione di centri di permanenza per i richiedenti asilo qua in Italia, dove le procedure di controllo siano più lunghe e articolate. Magari da finanziare con fondi europei dato che la questione tocca tutti. In ogni caso se il controllo deve essere tenuto alto sul neogoverno, un grado di attendismo e attenzione alle prospettive di questo è altrettanto necessario.

L’atteggiamento dei duri e puri che non si sono sarebbero sporcati – ma hanno semplicemente perso le elezioni – risulta tra l’altro fortemente masochista. Mettere un piede nel governo e accettare il dialogo con i 5 Stelle avrebbe forse impedito uno spostamento a destra del baricentro politico e non avrebbe attentato alla presunta   purezza di un partito che non esitato ad allearsi con Alfano quando ce ne fu occasione. L’atteggiamento di Martina che sgridato da Renzi molla la presa e si mette alla finestra la dice lunga sul grado di democrazia interna del partito democratico. E’ ormai quasi superfluo ricordare che la deriva renziana del Pd lungi dall’aiutare il consenso gli ha alienato ampi strati della società. Gli operai votano Lega, anche una parte degli insegnanti ormai vota 5 stelle e non si può darle torto dopo la catastrofe della Buona scuola. Quindi mentre gridano alla responsabilità i progressisti sono oggi i principali imputati del cosiddetto revanchismo elettorale. Vediamo se un’opposizione seria riuscirà a fugare da loro i sospetti del paese.

Allora cosa rimane? Rimarrebbe dunque lo stile secondo i democratici, simpatizzanti del Pd, a salvarsi e salvarci dalla pericolosa involuzione in atto. Uno stile, dicono loro, animato da misura, saggezza, civiltà. Ebbene anche qui hanno evidentemente la memoria corta, perché lo stile da bar con battute grossolane, con ammiccamenti al pubblico e con cinismo programmatico è stato ed è la cifra della dimensione linguistica di Mattero Renzi che non lesina mai sberleffi all’avversario e maramalderia toscana. Dunque quando si parla di “hate speech” ricordiamoci le lezioncine via Tv agli insegnanti, gli sfregi ai compagni di partito, le battute grevi ai contestatori, di cui ci ha deliziato l’ex segretario del Pd, ma soprattutto chiediamoci che cosa intendiamo da ora in avanti per responsabilità politica

Alessandro Cartoni