L’EPOCA DEL RANCORE

C’è una forma di risentimento che percorre le società contemporanee, che si concretizza in un odio contro la democrazia e chi la rappresenta. Lo si vede un po’ dappertutto anche da noi, in Italia e perfino nella Conca. In parte spiega la virata a destra e il ritorno dei fantasmi neofascisti, in parte giustifica la forma di paura che tutti ci percorre e che scatena il “rancore”. La società opulenta comincia a vivere l’incubo della penuria, si vede già ex, ha bruciato i ponti col futuro che appare scuro e si sente per questo assediata: dai migranti, dai banditi, dai ladri, dai furfanti, dagli ubriachi, dai barbari, dal disordine. L’integrazione è un sogno nato morto, il lavoro un progetto per molti interrotto o un sogno abortito. Ad altri al contrario l’allungamento inspiegabile del tempo lavoro impedisce di pensare ad una vita dignitosamente vissuta oltre la fatica del principio di prestazione.

Inoltre la possibilità di un riscatto sociale o della mobilità data dal merito oggi è del tutto fantastica, in base alle statistiche oggi il nostro salario in proporzione è venti volte più basso di quello che avremmo avuto negli anni ’70, con la crisi petrolifera e tutto il resto. Viviamo in uno stato di evidente agitazione, di evidente massimizzazione degli sforzi ma il risultato spesso non raggiunge nemmeno il pareggio costi benefici. L’erosione del ceto medio è un fatto compiuto, nessuno di noi, salvo i pochi ricchi le cui file si assottigliano e i cui superstiti diventano però sempre più ricchi, riuscirà ad incrementare la ricchezza dei padri. Per i più, che non sono già in fallimento, non c’è alcuna possibilità concreta di raggiungere il livello di benessere dei genitori, l’unica direzione è un progressivo calo di benessere, di qualità della vita, di attese, di speranze

Una lettera rivolta da Franco Berardi Bifo su Fb a Walter Veltroni, mi dà modo di finire il mio ragionamento. Bifo in quel post si rivolge al dirigente Pd per dirgli a brutto muso che si è accorto tardi della virata a destra europea e che non ha tenuto conto del rancore che serpeggia nei giovani e nei maturi ancora attivi. Rivolgendosi a Veltroni: “Il problema è che tra i giovani senza futuro tra i cinquantenni scaraventati fuori dal mondo del lavoro, e i sessantenni costretti a continuare a lavorare fino allo sfinimento, la decisione di votare a destra è anzitutto una vendetta contro quelli come lei”.

In molti aspettano la caduta di queste sinistre filoliberiste e moderate, in molti attendono che la vendetta si compia e che finiscano a terra quelli che hanno sdoganato politiche di macelleria sociale. Forse non si potrà fermare questa lunga e finale liquidazione di chi ha consegnato al nemico mezzo secolo di welfare. Tuttavia se c’è una possibilità questa è “inventando una cultura e una comunicazione che siano capaci di comprendere il nazi e di parlargli, e soprattutto battendosi per la redistribuzione del reddito, per il salario di cittadinanza, per la riduzione del tempo di lavoro-vita. A questo scopo occorre chiudere col fiscal compact e riprendersi le risorse che quelli come lei (Veltroni sic) hanno consegnato al sistema bancario. Con quelle risorse potremmo ricostruire una società solidale, e potremmo sostenere una politica di accoglienza che interrompa l’Olocausto che il suo collega Minniti ha scatenato nel bacino Mediterraneo” Ecco pensiamoci.

Alessandro Cartoni