FIORI NEI CANNONI – di Laura Trappetti

Tutti noi ricordiamo la giornata dell’8 Settembre come la ricorrenza della firma dell’Armistizio di Cassabile, cioè la resa di Badoglio alle truppe anglo-americane. Niente paura: il mio “rientro dalle ferie” non vuole essere una lezione di storia, né un invito alla memoria, quindi non mi dilungherò sui fatti  del ’43. Qui vorrei invece parlare di resa in generale, di una scelta spesso forzata, ma a volte no, che è quella di arrendersi. Nel senso comune arrendersi corrisponde a una sconfitta, dal mio punto di vista non sempre è così. Esso premette di riconoscere che la contrapposizione frontale, vuoi per disparità di forze in campo, vuoi per le perdite a cui si può andare incontro, non può portarci a nessun risultato positivo. Arrendersi non equivale a fuggire, ma vuol dire che si rinuncia a combattere. In questo senso può essere il principio di un’altra forma di lotta che abbandona le armi e si apre al buon senso, al dialogo, alla ragione, ad altre forme di resistenza e affermazione di se stessi.  Ogni scontro è figlio della negazione di un diritto: l’altro non ha diritto di appropriarsi di qualcosa che è tuo, non ha il diritto di dominarti, non ha il diritto di fare quello che sta facendo. Per questo in genere si combatte, per imporre un proprio diritto in conflitto con quello degli altri. La resa spesso è il secondo atto di questo dramma, ma che succederebbe se ci arrendessimo prima di combattere? Quello a cui penso non è un’accondiscendenza passiva, non vuol dire subire ogni sopruso, ma decidere scientemente che la guerra, quella vera, ma anche tutte quelle piccole che dichiariamo ogni giorno, non rientra nelle possibilità di risoluzione di un conflitto. In poche parole un art.11 della Costituzione Italiana che diventa un nostro codice personale, nell’intento di preservare noi stessi da conseguenze negative, ma anche di coltivare una mansuetudine nei comportamenti che parte dal riconoscimento dell’altro come interlocutore, come soggetto di diritto almeno quanto noi.  Può un disarmo unilaterale costringere l’avversario a disarmarsi a sua volta? Come minimo sarà spiazzato. Arrendersi per scelta ci rende estremamente forti, dei giganti in mezzo a tanti nani. Provare per credere.