Franco Mariani: Nuove prospettive per la carta in una visione sinergica e di rete

Franco Mariani a breve lascerà la città di Fabriano, dopo tanti anni di appassionato impegno dedicato alla storia della carta e della filigrana. Pesarese, classe 1940, grafico, pubblicitario e storico del libro ha insegnato dal 1977 all’ISIA (Istituto Superiore per le Industrie Artistiche) di Urbino, che ha diretto, per poi passare all’insegnamento di Storia del libro e della stampa all’Università di Urbino. Con questa intervista Franco saluta Fabriano per trasferirsi con la famiglia in quel di Senigallia, con una valigia carica di “pezzi di carta” ed innumerevoli file nel computer con cui proseguirà il suo certosino lavoro di “decodificatore” di filigrane antiche. Grati di tutto l’impegno che ha dimostrato in tanti anni dedicati all’arte della carta, che ha reso Fabriano nota in tutto il mondo, ho incontrato il professore per una chiacchierata in cui la nostra Carta Fabriano è stata protagonista assoluta.

Professore, un amore per la carta che ha radici antiche. Come e quando nasce questo suo interesse?

Nasce qui a Fabriano nel 1992 per un invito del presidente della Treccani, professor Cappelletti, a scrivere un aggiornamento alla voce carta per quello che riguardava la parte storica. Veramente la voce doveva aggiornarla mio padre, che era un ingegnere chimico, ma lui l’aggiornò, essendo anche redattore della Treccani, per la parte tecnica, chimica. Poi successe una cosa strana: mio padre disse al presidente che non era in grado di aggiornare la parte storica e lui gli rispose candidamente, essendo anche amico di famiglia, che poteva occuparsene il figlio Franco che abitava proprio a Fabriano. Il tutto come se fosse un automatismo, il fatto che io abitassi a Fabriano doveva per forza far sì che io capissi qualcosa di carta. Ma io di carta non ne capivo niente, salvo che di carta ne ho usata tanta, quintali e tonnellate, per aver sempre preparato libri e riviste. In Alfa Romeo ho lavorato per diversi anni come capo ufficio pubblicità e stampavamo molto da Garzanti; quando mi incontrava il vecchio Peppino Garzanti nel magazzino della carta, dove io stavo beatamente appoggiato a dei grattacieli di carta mi diceva: “Tu tocchi la carta come se fosse una bella ragazza”. La carta come materia mi piaceva molto comunque, visto l’invito della Treccani, ho cominciato a informarmi, non tanto poi a Fabriano, ma su archivi e biblioteche in tutta Italia, da Treviso a Pinerolo, da Faenza a Sora. Ho raccolto tantissimo materiale e ho scritto una cosa lunghissima, che però non andava bene perché era fuori misura. Quindi grandi tagli, la voce è uscita sull’aggiornamento della Treccani, ma mi è rimasto tanto materiale tra le mani. Siccome mi aveva appassionato questa ricerca ho continuato a cercare.

Fabriano Città della Carta, in tanti anni trascorsi a studiare questo mondo ritiene che Fabriano sia ancora oggi, di fatto, la Città della Carta?

D’istinto direi no, in prospettiva mi piacerebbe che fosse sì. In un convegno internazionale posi una domanda provocatoria agli amici studiosi: “Siete così sicuri che Fabriano sia la città dove è nata la carta?” E molti mi risposero no, ma ormai è così, la tradizione vuole così. Se guardi bene Fabriano è al centro di un mondo che va dal Portogallo alla Russia, ci puoi mettere sopra la punta di un compasso, e vedi che abbraccia appunto il Portogallo, la Spagna, la Francia, la Gran Bretagna ecc. e quindi per noi Fabriano è un luogo dell’immaginario collettivo della carta, ci sta bene. La cosa invece che non piace è che Fabriano non faccia niente per la carta, non assolva a questo primato (per quanto non documentato) però, visto che ormai è un luogo scritto sulla pietra, perché Fabriano non fa nulla?

Tante sono le iniziative culturali poste in essere per la valorizzazione della carta. Ad esempio il recente evento “Fabriano, Carta è Cultura”. Che opinione ha di questi eventi?

Possiamo fare anche un festival di aquiloni oppure una gara internazionale di aeromodelli di carta, ma quella è materia, a me piacerebbe puntare l’attenzione sulla storia della carta, sul passato, sul significato di questo prodotto così multiforme. Non capisco perché Fabriano non si è gemellata con altre città della carta per instaurare un rapporto, una sinergia, ad esempio con Santa Maria da Feira in Portogallo o con Angouleme in Francia.

Fabriano ha ottenuto il prestigioso riconoscimento di Città Creativa Unesco per il Network Craft and Folks Art, sezione Artigianato e Tradizioni Popolari. Abbiamo saputo sfruttare in questi anni, secondo lei, questa ghiotta opportunità?

No, assolutamente no. Ho capito chi lo ha voluto, chi ha speso tante energie per ottenerlo. Francesca Merloni la conosco fin da bambina, mi sta bene, ma non ho visto niente di concreto dopo se non una kermesse di poesia piuttosto che altre cose che poco hanno a che vedere con la carta. Basterebbe guardare nel portale delle altre città creative Unesco per vedere cosa questi signori fanno tutti gli anni. Da noi non ci sono competenze, non c’è la cultura della carta, “non gliene importa nulla a nessuno”, esagero ma è così. Certo è più divertente organizzare il Palio o una gara di Sudoku, sembra che sia più coinvolgente. Comunque sono tutte cose che rimangono qui, la voce di queste cose non va al di là degli Appennini o degli anti Appennini. Bisogna ricordarsi che il riconoscimento Unesco ce lo possono togliere, sono stato vent’anni in Urbino e venivano ogni tanto gli ispettori Unesco per vedere che tutto fosse come era stato promesso.

Nel 2021 è stata approvata all’unanimità dal Consiglio Regionale delle Marche la proposta di legge per il riconoscimento di “Fabriano Città della Carta e della Filigrana e di Ascoli Piceno e Pioraco Città della Carta”? Una sua opinione in merito?

Non serve a niente, è ferma da più di due anni perché non importa niente a nessuna. Perché chi l’ha proposta lo ha fatto solo per fare uno show. Non cambia nulla per Fabriano, bisognerebbe che qualcuno si alzasse dalla sedia e andasse a batter cassa per questo, cercare finanziamenti, organizzare un tavolo di lavoro. Se penso che ad esempio tempo fa ho registrato a nome mio (ora non lo è più) un marchio di qualità della carta a mano fabrianese, a cui è seguita una grande riunione con l’ex sindaco Santarelli e tanti altri (che non capisco a che titolo si occupavano di carta), tutto molto bello, ma non ne è uscito niente. E’ iniziata subito una discussione su “quello è mio e non lo condivido con nessuno”. Fabriano è molto individualista.

Cosa ne pensa del Polo Museale di Zona Conce che ha inserito una cartiera al suo interno e come lo vede questo plesso rapportarsi con il Museo della Carta e della Filigrana?

Ciò che non riesce a fare il Museo della Carta lo fa qualcun altro. Sono in competizione e non certo in sinergia, nonostante le apparenze.

A quali prospettive sulla carta oggi crede fermamente?

Vado via da Fabriano un po’ disilluso, pensavo che si potesse fare qualcosa in quell’ambito, dal 1993 ad oggi ritengo ci siano state tante occasioni perdute a causa di particolarismi e personalismi. Evidentemente sono poche le persone con le quali si possono creare sinergie e progetti. Oggi si passa sempre attraverso l’ente locale per realizzare i progetti ma gli amministratori non devono pensare di saperne di più di chi, di fatto, ne sa più di loro. L’amministrazione deve assorbire il progetto, deve capirlo, farlo proprio, ci deve credere ma deve avere anche la capacità di delegare e di affidarsi a chi propone il progetto e ne ha le competenze necessarie per portarlo a termine, ovviamente pretendendo alla fine di ottenere i risultati promessi. Su questa visione sinergica si potrà parlare di prospettive, in ambito carta e non solo.

Gigliola Marinelli