C’E’ CHI DICE NO – di Laura Trappetti
Viviamo in un’epoca in cui le parole più che esprimere significati comunicano suggestioni. Nell’era della comunicazione, in cui peraltro sembra impossibile confrontarsi e capirsi persino fra conoscenti, in cui le solitudini si moltiplicano, alla faccia di straripanti attitudini social, il linguaggio viene sempre più piegato a scopi persuasivi. Così ad esempio una parola, sapientemente usata ripetutamente in un contesto negativo, acquista connotati che vanno al di là del senso che la lingua le assegna. Capita dunque che ci siano persone che la pronunciano intendendo una cosa ed altre che ascoltandola capiscono tutto il contrario, perché l’associano a quanto propagande pressanti hanno voluto assimilarla. Si aggiunge a questo la difficoltà di una lingua utilizzata sempre più in forma scritta e stringata: dagli sms, ai whatsapp, alle chat, ai tweet e via dicendo, nell’impossibilità di percepire i toni tutti quegli attributi emotivi che completano il senso di una frase. Oggi vorrei, nel mio piccolo, tentare di rivalutare una parola che ritengo importante: il NO. Se cerchi su Google, il primo risultato è una pagina di disambiguazione di Wikipedia: molti significati dietro a due semplici lettere. Il NO che vorrei rivalutare in questo caso, è quello con cui si intende la negazione, avverbio negativo olofrastico o sostantivo maschile sinonimo di rifiuto, in pratica il nessuno osi di cui sembra essere l’acronimo. Tendenzialmente chi dice NO, oggi soprattutto, non è visto bene: è uno scontento, un maleducato, un gufo, un conservatore, uno ingrugnato, un disfattista, insomma qualcuno che assume su di sé il carattere negativo della parola. Dal mio punto di vista invece, dire NO spesso corrisponde a una suprema scelta di libertà: dice NO chi non accetta un sopruso, la donna che esce da una relazione distruttiva, chi non accetta un ricatto, chi si ribella ad un’ingiustizia, chi non vuole che qualcosa di bello sia rovinato da interventi sbagliati. Molte cose positive in realtà passano attraverso un’opposizione e a volte far parte di quelli così mal giudicati che dicono NO non è così male, se si supera il fastidio che suscita agli altri, quelli che ci vorrebbero docili e accondiscendenti, quelli che prevalere sempre, ma senza avversari.