Festival di Sanremo, storia di una tradizione

Ci siamo, martedì 1 febbraio, il tanto atteso appuntamento della canzone italiana, il Festival di Sanremo giunto alla sua 72esima edizione, il palco del teatro Ariston di Sanremo con la conduzione di Amadeus, al via la kermesse canora dalla Riviera dei fiori tanto attesa dai telespettatori. Cinque le co-conduttrici che affiancheranno Amadeus durante il Festival di Sanremo del 2022: sono Ornella Muti, Lorena Cesarini, Drusilla Foer, Maria Chiara Giannetta e Sabrina Ferilli. Gli Artisti e le relative canzoni che parteciperanno a Sanremo 2022 saranno suddivisi in due sezioni: sezione Campioni, sezione nuove Proposte. Festival di Sanremo è stato un po’ la colonna sonora di un’Italia che aveva voglia di vivere, cantare, un’Italia fiaccata dalla guerra e dalla devastazione, un’Italia povera che si affacciava alla modernità, al nuovo con il sole in fronte e la voglia di cantare. Dalla prima edizione, 1951, ha fatto molta strada, cambiato location, pubblico e soprattutto format fino a diventare un prodotto commerciale amato, odiato e sempre discusso. La prima edizione si tenne nel Salone delle feste del Casinò Municipale di Sanremo: il pubblico era seduto intorno a tavolini con in un caffè chantant mentre i cantanti si esibivano. A vincere la gara di allora fu Nilla Pizzi, che stracciò tutti con la canzone Grazie dei fiori. Sarà sempre lei, negli anni successivi, a far cantare gli italiani con Vola colomba, e con Papaveri e papere, che sotto un semplice testo celava qualche stoccatina sulla società del tempo.
Due anni dopo fu la volta della prima diretta televisiva: non andò in onda tutta la trasmissione, ma la Rai si collegò con il Casinò Municipale di Sanremo alle 22:45, in seconda serata, al termine del varietà Un due tre di Ugo Tognazzi e Raimondo Vianello. Il circuito mediatico era attivato. L’opinione pubblica parlava del Festival, si interessava dei suoi cantanti e soprattutto fischiettava le loro canzoni.

Sulla sua canzone “Volare” di Domenico Modugno sono fiorite varie leggende, le parole e la melodia sembrerebbero essere venute una mattina, mentre osservava con la moglie Franca il cielo azzurro, dalla finestra della sua casa a Roma. Era il 1958, e la canzone divenne una delle melodie più celebri della storia della musica italiana Nel blu dipinto di blu. Un’esplosione, un successo incredibile, mondiale, un anticipo del boom economico. La canzone accompagnò infatti la svolta degli Anni ’50, quando il nostro Paese cambiò registro, il Paese cominciò a crescere del 5,8% all’anno, il reddito degli italiani era raddoppiato, i costumi rivoluzionati, l’Italia sembrava uscita da quel periodo difficile, di miseria, di arretratezza del dopo-guerra. Nel blu dipinto di blu fu un punto di rottura anche musicale: segnò l’inizio di una nuova era per la canzone italiana, influenzata dal rock e dallo swing, una vera e propria rivoluzione. Con 24000 baci Adriano Celentano portò in scena la modernità: con lui arrivava il rock’n’roll, eravamo nel boom degli anni ’60, la musica e il genere nuovo dall’America, l’onda rock di Elvis Presley.

Gli Anni ’60 furono infatti dominati da una generazione che rivendicava nuove regole. C’era una ragazza di Busto Arsizio con i capelli cotonati, nel 1961: era Mina, con le sue Mille bolle blu. Little Tony e il suo mito di Elvis, il ciuffo, il rock’n roll, il festival della musica italiana era cambiato, i giovani performers presero campo. Con lui c’era il bolognese Lucio Dalla, e Luigi Tenco, genovese, che nel 1967 andò a Sanremo con la sua Ciao amore, ciao. L’esperienza fu tragica: dopo l’eliminazione si suicidò in una camera d’albergo di Sanremo. Gli anni ’70, la sua morte sembrò un triste presagio. L’energia e la vitalità degli Anni ’60 infatti non durarono a lungo. Dopo la strage di piazza Fontana, a Milano, l’Italia si svegliò dal sogno e si trovò negli “anni di piombo”. Il Festival della canzone subì il clima pesante che avvolgeva il Paese che ridimensionò e accantonò quasi la kermesse musicale. Nel 1977 la sede cambiò e si scelse il Teatro Ariston. Si aprì la kermesse alla musica internazionale e sul suo palco si fecero salire ospiti stranieri come Grace Jones. Quando lei arrivò era il 1978. L’anno di Gianna di Rino Gaetano e di Un’emozione da poco di Anna Oxa, ma furono i Matia Bazar i vincitori di quel festival. Un’edizione che sorprese tutti, Rino, il menestrello da Crotone divertì la platea e con un motivetto fuori dai canoni divenne il tormentone del festival che lanciò il suo successo personale di una carriera purtroppo, come la sua vita, durata troppo poco.

Ed ecco i mitici anni ’80, il boom, la ripresa, la dance-music, l’entusiasmo. Pochi anni dopo sullo stesso palco salirono i Kiss 1981, i Duran Duran 1985, i R.E.M 1999, Madonna, Bruce Springsteen, gli Europe che con Final Countdown fecero impazzire l’Ariston e tanti altri. Soprattutto Pippo Baudo l’anima, il mattatore, il presentatore e direttore artistico del Festival dagli Anni’80 in poi con le sue 13 conduzioni. L’Italia intanto si era abituata ai varietà, a Fantastico, a Heather Parisi che ballava Cicale, a Romina Power e Albano, veri protagonisti di varie edizioni, a Lorella Cuccarini nuova showgirl, i Ricchi e Poveri, Toto Cotugno e l’Italiano, il ragazzo di periferia Eros Ramazzotti che con Adesso tu vinse il festival nel 1986, a soli due anni da Terra Promessa con cui vinse Sanremo Giovani, fino alle televisioni commerciali.

Nell’edizione del 1980 il conduttore Claudio Cecchetto volle al suo fianco il comico Roberto Benigni. L’edizione passò alla storia per lo scandaloso bacio di 45 secondi tra lui e la valletta Olimpia Carlisi e per l’epiteto Wojtilaccio con cui apostrofò il nuovo Papa, Giovanni Paolo II. Nel 1987 il festival di Sanremo condotto da Pippo Baudo battè ogni record di ascolto, 16 milioni di telespettatori, 70% di share. Le edizioni successive portarono nuovi scoop. Tra i comici chiamati, oltre al Trio Solenghi-Lopez-Marchesini, ci sarà anche Beppe Grillo, allora una star satirica dei palinsesti. Nell’edizione del 1989 si portò a casa anche una querela per aver deriso e giocato sui socialisti allora in una trasferta di rappresentanza a Pechino. Fu scandalo e il comico venne allontanato. L’edizione alla fine fu vinta da Fausto Leali e Anna Oxa che cantarono Ti lascerò ma la conduzione un po’ inesperta, con parecchie gaffe, dei cosiddetti “figli d’arte” figli di personaggi famosi del mondo dello spettacolo, fece discutere, almeno quanto Beppe Grillo e la sua satira tagliente.

Nel 1987 edizione vinta da Gianni Morandi, Enrico Ruggeri e Umberto Tozzi con Si può dare di più, la cantante Patsy Kensit indossò un vestito molto attillato e durante la performance una spallina traditrice le scoprì il seno. La notizia occupò le riviste di gossip per giorni, importante era parlare di Sanremo, e Sanremo puntualmente faceva discutere, molto spesso andando oltre le canzoni stesse.

Nel 2017 Francesco Gabbani vinse il festival con una canzone divertente, Occidentali’s Kharma, un no-sense giocando sulle parole e sul ritmo, un vero successo commerciale, nel 2018 fu la volta del duo Meta-Moro con un pezzo quasi folk sulla paura e nell’edizione scorsa vinse Mahmood con il brano Soldi. L’edizione 2020 ha visto vincere Diodato con una canzone diventata l’inno del periodo di lockdown.

L’edizione 2021 vide la sorpresa dei Maneskin, premiati dal voto di un pubblico giovane, il sound della band è caratterizzato dalle diverse influenze musicali dei membri: un mix di rock, rap/hip hop, reggae, funky e pop, il tutto tenuto insieme dalla voce soul di Damiano, frontman del gruppo. Come al solito Sanremo fermerà per un po’ l’Italia, se ne parlerà, ci saranno polemiche, canzoni buone e altre meno buone, personaggi, battute, insomma se ne parlerà, a questo punto non ci resta che dire buon festival agli amici lettori. Sabato lo speciale in diretta su Radio Gold, dalle ore 20,30.

Francesco Fantini