8 marzo: La Donna in alcuni celebri capolavori d’arte

In occasione della festività della donna per Il Milione ho scelto sei capolavori, tra i tanti del genere, che hanno raffigurato al meglio la donna. Nel bellissimo ritratto di Beatrice Cenci, c’è mestizia e malinconia, c’è la delicatezza femminile che viene sfiorata dal dramma, una storia quella di Beatrice Cenci che ispirò molti scrittori e il pittore bolognese Guido Reni che appunto la raffigura nel dipinto conservato a Barberini in Roma.
La donna nell’arte, beh non possiamo non citare la Dama con l’ermellino che Leonardo Da Vinci dipinse per l’amante di Ludovico il Moro, signore di Milano. Lei forse è proprio Cecilia Gallerani che tiene un ermellino, delicato animale simbolo di purezza e incorruttibilità. Spicca l’espressione leggiadra della dama, ma anche l’ambiguità segnata da un velo nascosto, il contesto una Milano Rinascimentale. Ora il dipinto è vanto del Museo Nazionale di Cracovia. Uno dei più grandi capolavori in assoluto. Antonello da Messina, pittore davvero avanti per la sua tecnica e stile originale sopraffino e di una veridicità unica, nel 1476 realizza l’Annunciata, la Vergine è rappresentata nelle sembianze di una donna bellissima, enigmatica, intrigante, una donna del sud in quel realismo e attenzione al dettaglio molto fiammingo: il velo blu vivo sfumato, la luce, lo sguardo rivolto a chi l’ha sorpresa, e quella mano che sembra voler fermare l’interlocutore. Dipinto di una bellezza unica, punta di diamante della collezione di Palazzo Abatellis di Palermo.
Citiamo ora due capolavori di Jan Vermeer, il talento venuto da Delft, piccolo centro famoso per la ceramica, di un’Olanda che viveva un Seicento da protagonista.
Ecco il suo capolavoro: “La ragazza con orecchino di perla” vanto del Mauritshuis di L’Aja, la “monalisa” del siglo d’oro olandese. La luce, elemento chiave dell’arte del Vermeer, che illumina il tutto, la perla raffigurata con una goccia di pennello, i colori, la bellezza mista allo sguardo sfuggente, innocente e languido.
Il talento di Vermeer, la sua arte che andava oltre cogliendo il dettaglio delle cose e l’anima dei soggetti. Con “la Lattaia”, notiamo la luce naturale diffusa, la luce è scolpita nel dipinto, abilità nel
dettaglio, meticolosità nei costumi, la pittura di genere propria di scene della vita quotidiana. Vermeer è raffinato nei contrasti cromatici, nella spazialità, evidenzia la laboriosità del popolo olandese e il lavoro di casa.
Il gesto semplice e quotidiano di una donna, fermato per sempre: il latte che dalla brocca scivola nella scodella e poi il silenzio, il silenzio che domina la scena, è al Rijksmuseum di Amsterdam.
L’ultimo capolavoro è la Maria Maddalena di Artemisia Gentileschi, un soggetto amatissimo dai pittori e dal pubblico, perché rappresentava il modello ideale di ricerca della virtù e rinuncia ai piaceri mondani. Artemisia, icona del mondo femminile e dell’estro artistico al femminile, nonché tra i maggiori artisti del ‘600, figlia d’arte, il padre Orazio fu anch’esso un grande pittore. Con la Maria Maddalena, l’artista vuole raccontare la storia di questo cammino difficile per affermarsi e per uscire dal dramma e dalle sofferenze subite in giovinezza. Qui rappresenta Maddalena in una giovane donna dai capelli scomposti, avvolta in un magnifico abito di seta gialla e intenta ad allontanare da sé lo specchio, simbolo di vanità, su cui si legge Optimam partem elegit (ha scelto la parte migliore, ovvero la virtù). E’ presso la Galleria Palatina di Palazzo Pitti in Firenze.

Francesco Fantini