Nuove povertà, dipendenze patologiche, ludopatia: Le attività dell’Ambito 10
Questa settimana abbiamo incontrato Lamberto Pellegrini, Coordinatore dell’Ambito Territoriale Sociale 10, che fa capo all’Unione Montana Esino Frasassi, lo strumento tramite cui i Comuni di Cerreto d’Esi, Fabriano, Genga, Sassoferrato e Serra San Quirico gestiscono insieme i propri servizi sociali. L’Ambito 10 lavora al servizio dei Comuni, del Terzo Settore e delle comunità locali, per coordinare gli interventi a sostegno delle famiglie e di chi si trova in situazioni di bisogno.
Lamberto, nel territorio dell’Ambito 10 quante sono le famiglie in situazione di disagio e povertà?
Se guardiamo solo i numeri, possiamo dire che le famiglie prese in carico dai servizi, nei 5 Comuni in cui operiamo come Ambito 10 sono complessivamente 865, ma sappiamo che si tratta di un fenomeno ancora più ampio. Proprio per questo, lo scorso 23 marzo, abbiamo lanciato un nuovo Centro Servizi per la Povertà, insieme alla Caritas Fabriano-Matelica e alla Società San Vincenzo de Paoli: abbiamo messo in campo un team multidisciplinare ed un Osservatorio permanente sulle povertà. Ottimizziamo le nostre risorse e gli interventi già in campo, come l’Emporio Sociale gestito dalla Caritas e gli aiuti economici alle famiglie, per mappare meglio la situazione e offrire un aiuto sempre più mirato.
La loro condizione di fragilità a quali cause viene ricondotta?
Le cause di fragilità sono tante e essenzialmente le possiamo collegare a tutti quegli elementi che negli ultimi anni hanno colpito il nostro territorio: crisi economica, terremoto e pandemia. C’è stato un impoverimento diffuso delle famiglie, non solo da un punto di vista economico ma anche educativo e relazionale. Nell’ambito di JANUS, il progetto di collaborazione con il Terzo Settore che abbiamo promosso con Fondazione Cariverona, abbiamo fatto una ricerca sulle nuove povertà: parliamo in genere di persone che hanno perso il lavoro o chiuso la propria attività, in particolare over 40 che non beneficiano di ammortizzatori sociali (professionisti e piccoli imprenditori, lavoratori precari).A questo si aggiungono i giovani, che non riescono ad entrare o rientrare nel mondo del lavoro; i separati con livelli di scolarità e reddito medio-bassi; gli anziani soli o con una pensione minima, e tutti coloro che non hanno forti legami parentali sul territorio. Infine, persone in uscita da percorsi comunitari, giudiziari o terapeutici.
Quali sono le richieste che vengono avanzate e, di base, le famiglie che chiedono un supporto sono straniere o anche originarie del territorio d’Ambito?
Prima hai usato il termine giusto, “disagio e povertà”, perchè parliamo di un fenomeno con molte sfaccettature diverse: c’è il disagio economico e occupazionale, ci sono disagi familiari, abitativi, energetici, c’è tutto un vasto mondo di problemi che etichettiamo come “disagio giovanile”. Tutte problematiche trasversali a italiani e stranieri. Il grosso delle richieste riguarda ancora problemi lavorativi e richieste di contributi economici, ma c’è molto altro: per esempio, sono circa 260 i minori che “vengono seguiti” dai nostri servizi, con interventi di supporto educativo e di cura. E’ il motivo per cui abbiamo investito molte risorse nella prevenzione attivando collaborazioni con le istituzioni scolastiche, gli oratori e altri soggetti del Terzo settore, con attività come il coordinamento pedagogico per la fascia 0-6 e il programma P.I.P.P.I. in partenariato con gli Istituti Comprensivi del territorio. L’equipe dell’ambito (Assistenti Sociali, Pedagogisti, Psicologi, Educatori,) lavorano fianco a fianco con gli insegnanti e le famiglie e forniscono un supporto concreto per superare insieme le problematiche che possono emergere.
Riguardo i Patti di inclusione sociale, come si sostanziano di fatto gli interventi di contrasto alla povertà nei comuni dell’Ambito? Ci sono a disposizione dei fondi?
Nel territorio dell’Ambito, abbiamo attivato 263 Patti per l’inclusione sociale, lo strumento che mette insieme il sostegno economico dei percettori del reddito di cittadinanza e la rimozione delle condizioni che erano alla radice della situazione di povertà. Il Patto lo definiamo insieme al nucleo familiare beneficiario del reddito, sulla base delle varie aree di fragilità alla base della situazione iniziale; per ogni patto, ci sono degli obiettivi generali e dei risultati specifici che vogliamo raggiungere, i sostegni di cui il nucleo ha bisogno, che vengono attivati dai servizi sociali tra quelli disponibili nel territorio, come i tirocini di inclusione sociale, i servizi educativi per minori e disabili, i servizi per gli anziani. Chi entra in un Patto, si impegna poi a svolgere attività specifiche per la comunità, come azioni di volontariato o i PUC, i Progetti Utili per la Collettività, 8 ore settimanali in attività di inclusione sociale pensate sulla base delle competenze del beneficiario.
Parliamo dei Centri per le Famiglie Ambito 10. A chi si rivolgono e cosa offrono?
I Centri per le Famiglie sono attivi a Fabriano, Sassoferrato e Cerreto d’Esi, e si rivolgono principalmente alle famiglie con figli minori, ma sono aperti alla partecipazione di tutti: sono spazi in cui genitori, futuri genitori, nonni e adulti in genere possono trovarsi per confrontarsi tra loro e con dei professionisti, trovare supporto nel loro ruolo educativo, vivere esperienze con i propri figli e tra famiglie, co-progettare attività, aggregarsi e socializzare. Nei Centri vengono attivati laboratori per adulti e bambini, per “fare” insieme attraverso l’utilizzo del gioco, della narrazione, della musica e di tutte le forme espressive; corsi, seminari e incontri per genitori con esperti, per ricevere un sostegno nella relazione educativa con i propri figli; eventi nel territorio per vivere una dimensione comunitaria e di partecipazione attiva. Si tratta di un supporto importante per le famiglie, proprio nell’ottica di prevenzione di cui parlavamo prima, e sempre più il Comitato dei Sindaci lavorando perché diventi un servizio sempre a disposizione del territorio e non solo un progetto che viene man mano mantenuto e potenziato.
Nel periodo estivo sono previste attività a supporto delle famiglie e da chi sono organizzate e gestite?
In tutti i Comuni dell’Ambito sono stati attivati dei Centri Estivi pubblici come strumento aggregativo finalizzato al benessere dei ragazzi.
Anche nel nostro comprensorio stanno aumentando le segnalazioni per dipendenze patologiche, spesso riguardanti i giovani. Dall’abuso di sostanze stupefacenti, all’alcolismo fino ad arrivare alla ludopatia. Quali azioni di contrasto a queste dipendenze sta mettendo in campo l’Ambito10?
Il problema delle dipendenze sta aumentando, come Ambito lavoriamo insieme al SERT e al Terzo Settore (cooperative sociali e associazioni di volontariato) per progettare interventi nelle scuole e anche nel mondo degli adulti, per esempio nei centri per gli anziani contro la ludopatia, un fenomeno che passa inosservato ma che ha numeri molto preoccupanti. Un esempio è TUTTINGIOCO, il progetto di prevenzione dei rischi digitali e dell’azzardo patologico che promuoviamo ormai da alcuni anni e che proprio nei prossimi giorni lancerà un ciclo di incontri su temi scottanti come il revenge porn, l’Intelligenza Artificiale, il gioco d’azzardo.
Un consiglio per le famiglie che riscontrano nei propri figli una di queste dipendenze patologiche? Come possono contattare le vostre strutture?
Rivolgetevi ai servizi sociali presenti nel vostro Comune; all’interno delle strutture troverete team di professionisti formati per supportare le famiglie nella ricerca della migliore soluzione. A Fabriano la nostra sede é in Via Dante presso l’Unione Montana dell’Esino Frasassi o presso gli uffici di promozione sociale delle sedi comunali di cerreto d’Esi, Genga, Sassoferrato e Serra San Quirico. Stiamo anche cercando di aumentare le nostre “antenne” sul territorio, per intervenire sempre meglio e prima, con le collaborazioni degli insegnanti, il Terzo Settore e il Centro Servizi Povertà con la Caritas e la San Vincenzo.
Avete dei nuovi progetti per i prossimi mesi da anticipare ai nostri lettori?
Negli ultimi mesi, anche in concomitanza con la redazione del nuovo Piano di Zona, il Comitato dei Sindaci ha avviato un forte processo di coinvolgimento del Terzo Settore. Entrerà a regime l’assetto che abbiamo sperimentato con il Progetto JANUS, che prevede una serie di interventi strutturati – ascolto telefonico, sostegno alle famiglie in difficoltà, servizi in presenza di specifiche patologie (Alzheimer e malattie neurodegenerative, cardiopatie pediatriche) – erogati da una rete di soggetti pubblici e del Terzo settore.
Inoltre, saranno attivi i servizi tradizionali (sostegno al reddito, servizi socio educativi, domiciliari e non) ed avviati nuovi interventi a 360°: spazi di ascolto ed orientamento ai servizi territoriali, nuove occasioni e strutture per l’aggregazione, azioni di inclusione, prevenzione e sostegno in caso di criticità e marginalità
Con JANUS, abbiamo sperimentato un modello virtuoso soprattutto sulle esigenze di anziani e persone a rischio isolamento, ma questo approccio potrebbe essere esteso alla dimensione giovanile, con strumenti come i Patti Educativi Territoriali. L’obiettivo è condividere con tutti i soggetti che si occupano di educazione (Comuni, scuole, oratori, società sportive, associazioni) per pianificare azioni educative condivise e finalizzate alla creazione di una importante rete di protezione sociale.
Gigliola Marinelli