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SS 76, a Genga nuovi studi per accertare che non c’è stato inquinamento da cromo esavalente

Genga – Approfondire la qualità del sottosuolo di Genga e dintorni, affinchè, una volta che saranno terminati i lavori di raddoppio al viadotto Mariani, sulla SS 76, ci sia la certezza scientifica che non c’è stato nessun percolamento di cromo esavalente, altamente tossico, nelle falde. E’ quando si sta facendo a Valtreara di Genga, in questi giorni, con nuove indagini al fine di arrivare a un piano di caratterizzazione e di bonifica definitiva dell’area dove, dal 2018 ad oggi, sono stati ritrovati, nascosti nel terreno, 10 fusti di cromo esavalente, sostanza molto tossica per l’uomo e per l’ambiente. Grazie al nuovo finanziamento ministeriale da 3milioni di euro, delle ultime settimane, i lavori di studio e analisi possono andare avanti: sono propedeutici al completamento del viadotto che permetterà di avere quattro corsie sulla SS 76, senza deviazioni, nel tratto tra Genga e Serra San Quirico.

“Il finanziamento, nell’ambito del contratto Anas – dice il sindaco di Genga, Marco Filipponi – è un passo avanti necessario. Abbiamo prima di tutto esigenze di sicurezza e di tutela per le falde acquifere, compresa quella di Gorgovivo. Viva Servizi, infatti, è impegnata nel monitoraggio per garantire l’assoluta di assenza di percolazione fino a falde potenziali. Un’esigenza che il Comune di Genga ha fatto sua, da sempre”. Filipponi ricorda anche di aver chiesto la verifica su pozzi privati con la possibilità di allagare il raggio d’azione in un’area più vasta. In poche parole a Valtreara di Genga, partendo dal luogo dove è avvenuto il ritrovamento dei fusti di cromo esavalente, e pian piano allargandosi nelle zone limitrofe, verrà studiata nel dettaglio la stratigrafia della roccia per capire, tramite i piezometri, com’è la situazione. “Di questi strumenti ne verranno installati di nuovi nel sottosuolo – dice Filipponi – per vedere se c’è stata ulteriore diffusione del cromo tramite l’acqua”. Analisi ulteriori, quindi e monitoraggio più ampio. “Fermo restando che ad oggi la situazione è sotto controllo – prosegue – dobbiamo capire meglio se c’è stata percolazione delle acque anche su altri siti in prossimità o più a distanza per scongiurare il rischio inquinamento, con certezza e con tecniche sempre più moderne. Quadrilatero – dichiara Filipponi – installerà a breve nuovi piezometri a tutela della salute dei nostri abitanti”. E’ facile intuire che il cronoprogramma dell’anno scorso fatto da Anas, con il termine dei lavori di raddoppio entro dicembre 2022, non sia stato rispettato, ma ora l’obiettivo, grazie ai 3milioni di euro finanziati dallo Stato è quello di accertare l’assoluta mancanza di inquinamento e finire i lavori nel tratto di Valtreara quanto prima una volta effettuato un piano di caratterizzazione e bonifica permanente. Una storia che va avanti dal mese di aprile 2018 quando sono stati ritrovati i primi sei fusti di cromo esavalente e, nel 2021, di altri quattro. Il 2022 era iniziato con la messa in sicurezza provvisoria del sito inquinato. Ora nuove analisi prima di vedere il raddoppio effettivamente completato anche in questo tratto, meno di un chilometro, che rende la SS 76 ancora un eterno cantiere. La bonifica, speriamo veloce, è l’unico modo per chiudere definitivamente la storia, iniziata nel 2003, del progetto Quadrilatero.

Le tappe

La tabella di marcia è presto fatta. Quadrilatero installerà nuovi piezometri, il posizionamento sarà particolarmente complesso. Per fare questo servono i nulla osta di RFI in quanto vicini ai binari della ferrovia Ancona-Roma. Vivaservizi continuerà ad eseguire il monitoraggio nei loro pozzi, mentre sono Dirpa e Quadrilatero che stanno eseguendo monitoraggio con piezometri nei pressi dell’area di ritrovamento cromo esavalente in quanto la diffusione di inquinante su matrice rocciosa è insidiosa e particolarmente difficile da studiare e si può propagare per frattura e faglie non prevedibili. “Questo è il motivo per cui siamo ancora in questa fase di studio – dice il sindaco Filipponi. – Dirpa nel frattempo ha rimosso il cromo esavalente abbandonato e rinvenuto in questi anni. Ora ci affidiamo a questa rete di piezometri: servirà a capire dove eventualmente si diffonde il percolato residuo”.

Marco Antonini