DON TONINO LASCONI: “LA DOMENICA CON I PARROCI IN QUARANTENA”
Prima domenica con molti parroci in quarantena. Sacerdoti e religiosi non coinvolti dal provvedimento dell’Asur hanno sostituito i confratelli e quasi tutte le parrocchie hanno avuto regolarmente la Messa festiva. “In effetti – spiega il vicario generale della diocesi di Fabriano-Matelica, monsignor Tonino Lasconi – la preoccupazione era fondata, ma i sacerdoti hanno reagito con generosità e tempestività anche simpatiche. Alla veloce indagine via Whas App se ci fossero difficoltà e richieste è scattata una gara di proposte: chi ne celebrava ne avrebbe celebrate due, chi due tre… Il vescovo Massara – prosegue Lasconi (foto di repertorio) – è intervenuto simpaticamente per incoraggiare, rispondendo a un sacerdote che chiedeva quante poteva dirne: “Fino a quattrodici non hai problemi””.
Anche i parroci delle frazioni, nonché delle vicarie di Matelica e Sassoferrato, si sono resi disponibili. E non si sono tirati indietro monaci e religiosi. “Forse – dice il vicario generale – c’è stato anche il desiderio di reagire subito a una contro testimonianza e alla strumentalizzazione sempre pronta a scattare, per cui i contagiati erano diventati non si sa quanti e il pasto quotidiano era diventato “un pranzo” per festeggiare chissà cosa”. Ad oggi c’è il parroco di una frazione, positivo sintomatico, in isolamento nella sua abitazione e circa una dozzina di sacerdoti, più il vescovo emerito Vererrica, in quarantena precauzionale, in quanto contatti stretti del sacerdote positivo avendo pranzato insieme presso la Casa del clero di Fabriano e la prossima settimana faranno il tampone. “Ho fatto una ricognizione, per ora stanno tutti bene” annuncia don Tonino Lasconi che spiega: “La Casa del Clero è un locale ricavato nel vecchio seminario diocesano per sacerdoti non più autosufficienti e privi di un altro recapito. A questi preti che vivono lì si aggiungono al giorno altri che vanno a pranzare insieme ai residenti, sia perché non hanno altre opportunità, ma anche per non lasciare soli i quattro o cinque stabili. Prima di questa istituzione voluta fortemente da don Silvano Lametti, che lì è passato all’altra vita come tanti (don Libero Temperilli, don Nicola Gatti, solo per citarne due) un prete malato e anziano aveva come unica possibilità la casa di riposo”.
Marco Antonini