Fabriano ricorda Philippe Daverio, dandy del nostro tempo

di Francesco Fantini

Fabriano – La scomparsa di Philippe Daverio, storico e critico dell’arte, abile divulgatore, un vero intellettuale europeo, mi rattrista davvero e rattrista anche i tanti appassionati e il grande pubblico vicino all’arte e non solo. Il suo modo di raccontare spesso aulico, abile negli aggettivi e nell’alzare il livello pur parlando a un vasto pubblico, l’ironia, la critica arguta e il suo stile da esteta, l’hanno reso un vero e proprio personaggio.

Le sue giustamente celebrate trasmissioni televisive, in specie Passepartout, hanno riempito tutto il primo decennio di questo secolo, sono state un vero e proprio motore di cultura e di innumerevoli stimoli intellettuali che dal campo artistico hanno spaziato nei campi del sapere e dell’agire più differenti. La conduzione di Daverio, era resa amabile dalla figura che faceva colpo e dal suo abbigliamento da disinvolto e disincantato dandy del nostro tempo. Daverio raccontava l’arte, e sapeva vedere le connessioni di cose apparentemente lontane riuscendo a collegare l’arte, gli artisti anche a campi diversi e soprattutto all’attualità. Un umanista dal gusto sopraffino, ricercato, ma comprensibile a tutti, questo era il suo segreto.

Conservo alcune sue pubblicazioni, ben curate e illustrate e anche alcuni saggi sull’arte e il periodo angioino a lui molto caro. Tra i volumi, “Guardar Lontano e Veder Vicino” che si presenta come una carellata divulgativa, ma al contempo colta, eccentrica, curiosa viaggiando tra i capolavori dal ‘300 a inizio ‘600, folgoranti ritratti di artisti da Giotto a Botticelli, da Correggio a Caravaggio in un originalissimo viaggio nella storia dell’arte. Bello anche il “Grand Tour d’Italia a piccoli passi” qui una sorta di viaggio tra le meraviglie d’Italia, alcune nascoste, in un percorso culturale e mentale prima che geografico, una sorta di riscoperta del Bel Paese, culla di gran parte di ciò che ha reso bello il mondo. Philippe Daverio era attuale, mai scontato, era moderno, europeo e questo lo portava ad essere di un livello più alto e più completo.

Ho avuto l’occasione di conoscerlo a Fabriano al Forum Fabriano 2014, iniziativa nel contesto di Fabriano Città Creativa Unesco. Intervenne al Poio in una brillante dissertazione sulla Città Ideale e sull’Umanesimo. Ricordo il suo entusiasmo quando arrivò in città, apprezzò subito lo scenario suggestivo della nostra piazza. Lo accompagnai velocemente, visto il poco tempo a disposizione, a visitare la nostra Pinacoteca Civica e mi disse che c’erano dei pezzi di assoluto valore e che per lui era davvero una sorpresa scoprire questo. Gentile con chi lo avvicinava, sempre molto disponibile ed effervescente, la sua era vera simpatia e voglia di vivere per le belle cose, d’altronde ribadiva sempre che la bellezza avrebbe salvato il nostro mondo. Calzava sempre sul Bel Paese, si batteva su questo, sul fatto che troppo poco valorizzasse se stesso e non puntasse su settori ad esso vitali, il patrimonio culturale e storico lo considerava il nostro vero petrolio, il nostro vero punto di forza, come non dargli ragione. Preservo ancora un bel ricordo, grande perdita per il mondo della cultura, ma i suoi saggi, i suoi interventi non andranno persi, ma costituiranno prezioso materiale per conoscere e capire ancora di più il bello.