Giornata mondiale della biodiversità, Legambiente presenta il nuovo dossier

Nel suo dossier Legambiente denuncia gli effetti delle attività antropiche sugli ecosistemi globali: sempre più a rischio specie animali e vegetali, oltre che risorse e servizi essenziali per la sopravvivenza dell’umanità. Legambiente: “In gran parte disattesi gli obiettivi decennali sulla conservazione della Natura. Ecco le nostre dieci proposte per rafforzare il Piano strategico per la biodiversità 2020-2030. Le Marche cambino passo e giochino un ruolo decisivo per arrivare al 30% del territorio nazionale tutelato entro il 2030”

Il declino della biodiversità galoppa a un ritmo senza precedenti nella storia dell’uomo. Un’emergenza fra le emergenze che non ammette stalli né minimizzazioni. Il 2020 funestato dal Covid-19 avrebbe dovuto essere l’anno cruciale per il raggiungimento degli obiettivi decennali sulla conservazione della Natura, ma così non è stato: se gran parte di essi sono stati disattesi, la Giornata mondiale della Biodiversità, il cui slogan di quest’anno è “Le soluzioni sono nella natura”, ci ricorda quanto le attività antropiche e il mancato rispetto degli equilibri ecologici minaccino non solo le specie animali e vegetali che popolano gli ecosistemi del globo, ma la stessa sopravvivenza dell’umanità. Per questo è fondamentale che il nuovo decennio sia quello della svolta decisiva nella tutela della natura e delle specie. A cominciare dall’Italia, nazione con la più grande biodiversità in Europa, che dovrà fare la sua parte.

A evidenziarlo è il nuovo dossier “Biodiversità a rischio” di Legambiente, che traccia un quadro sullo stato di salute del nostro patrimonio naturalistico. Al contempo, l’associazione lancia una road map post-2020 con dieci proposte sul contributo che l’Italia può dare al Piano strategico per la biodiversità del decennio 2020-2030: Legambiente propone di ridurre l’impatto climatico sulla biodiversità; incrementare le aree protette e le zone di tutela integrale; migliorare la conoscenza e il monitoraggio della biodiversità; rafforzare la rete Natura 2000 per garantire una migliore tutela e governance della biodiversità; promuovere una gestione integrata della costa, dando piena attuazione alla Strategia marina e favorendo la crescita della Blue Economy, in particolare nelle aree marine protette. E ancora, di migliorare gli ecosistemi agricoli e la tutela dell’agro-biodiversità nelle aree ad alto valore naturale; creare una rete nazionale dei boschi vetusti; contrastare le azioni illecite contro specie faunistiche ed ecosistemi naturali; proteggere gli ecosistemi acquatici e migliorare i servizi ecosistemici dei corpi idrici superficiali; combattere le specie aliene invasive; sostenere l’economia della natura e finanziare la biodiversità e il capitale naturale, prevedendo investimenti nella bioeconomia e agevolazioni per giovani imprese che investono in green jobs.

“Per rendere più forti i nostri ecosistemi – spiega Francesca Pulcini, presidente di Legambiente Marche – è necessario e urgente cambiare passo anche nelle Marche. È fondamentale incrementare

la percentuale di aree naturali protette, marine e terrestri, e questa regione deve dare il proprio contributo per arrivare all’obiettivo di tutelare efficacemente il 30% del territorio nazionale entro il 2030. Ad oggi nelle Marche è protetto circa il 10% del territorio, con le aree marine del Conero e del Piceno ferme al palo, continui tagli alle risorse e politiche distratte. Occorrono una strategia che contribuisca a ridurre l’impatto climatico sulla biodiversità, una governance efficace e coerente per la gestione dei siti, un incremento e un migliore impiego delle risorse messe in campo da Governo e Regione Marche. Non dimentichiamo – conclude Legambiente – che le aree protette possono dare un notevole contributo all’uscita del nostro Paese dalla crisi, valorizzando il ruolo della natura per una sana economia e un turismo attento e responsabile”.

Attività antropiche. Oggi più che mai, le attività dell’uomo hanno un impatto negativo sulla Natura stimato a un ritmo da cento a mille volte più veloce della media di quello degli ultimi 10 milioni di anni (IPBES). Legambiente nel report ricorda che tre quarti dell’ambiente terrestre e circa il 66% dell’ambiente marino sono stati significativamente modificati dalle attività umane. Di natura prevalentemente antropica i fattori responsabili dell’attuale declino di biodiversità: trend demografici quali aumento della popolazione, migrazioni, urbanizzazione, innovazione tecnologica, ma anche trasformazione d’uso del suolo (deforestazione in primis), sovrasfruttamento di risorse vegetali e animali (inclusi caccia e bracconaggio), inquinamento, specie aliene invasive, cambiamenti climatici. Questi ultimi, in particolare, hanno avuto effetti a livello di ecosistema, genetico e di specie, con almeno 20 estinzioni documentate. Senza dimenticare gli effetti “collaterali” della perdita di biodiversità causata dall’uomo: frammentazione e distruzione degli habitat, insieme a cattura e commercio di specie selvatiche, sono infatti correlati al diffondersi di epidemie quali Ebola, SARS e, ultimo, il Covid-19. Perdita di biodiversità significa anche una maggiore esposizione agli effetti dei cambiamenti climatici, che vengono mitigati da torbiere, zone umide, oceani, foreste oggi in grave pericolo. Dal 1700 la Terra ha perso fino all’87% di zone umide naturali; mentre ogni anno vanno distrutti 10 milioni di ettari di foreste, in grado di assorbire il 12-20% delle emissioni di gas serra: foreste da cui dipende la sopravvivenza di 1,6 miliardi di persone, tra cui oltre 2 mila culture indigene.

2020, obiettivi disattesi. Quello in corso avrebbe dovuto essere un anno cruciale per la conservazione della Natura, ma così non è stato, come dimostra il mancato raggiungimento di gran parte degli obiettivi 2011-2020. Nel 2010, infatti, la decima COP (Conferenza delle parti) aveva approvato il Piano strategico mondiale per la biodiversità 2011-2020, prevedendo 20 obiettivi (Aichi biodiversity targets) con 56 indicatori, quadro di riferimento del decennio quasi concluso, per arrestare la perdita di biodiversità entro quest’anno. Ma anche all’interno dell’Unione europea la natura non è ancora pro­tetta, conservata e valorizzata come previsto. Se per quattro dei sei obiettivi della strategia Ue per la biodiversità 2011-2020 vi sono stati progressi modesti, negli ecosistemi agricoli e forestali la situazione della biodiversità è peggiorata dal 2010 a oggi, mentre soltanto una percentuale ridotta di specie (23%) e habitat protetti (16%) risulta in buono stato di conservazione. L’unico traguardo che probabilmente verrà raggiunto è la tutela di aree marine e terrestri.  (cs)