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Anna Massinissa: “FabrianoInAcquarello, sperimentiamo nuova formula”

Un attesissimo ritorno dell’evento “FabrianoInAcquarello”, in calendario dal 25 al 31 maggio, con un’edizione 2020 trasformata in digitale, causa pandemia da Coronavirus, che ha costretto organizzatori ed artisti a sperimentare una formula nuova per un appuntamento imperdibile, che proietta Fabriano in una dimensione artistica internazionale. Ne parliamo con Anna Massinissa, curatore ed anima del festival, per conoscere i dettagli e tutte le novità di questo particolare format digitale.

Anna, una trasformazione obbligata, in digitale, per un evento molto atteso a livello internazionale. Come sarà strutturato il programma di questa inedita edizione 2020?
In accordo con l’Amministrazione Comunale abbiamo cercato di ricreare la stessa programmazione preparata per il Convegno. Ovviamente abbiamo potuto farlo solo per quegli appuntamenti adatti ad essere convertiti in digitale considerando anche che, in questo periodo di quarantena, sia noi organizzatori fabrianesi e tutti gli artisti partner internazionali intervenuti nella nuova elaborazione del festival, essendo in confinamento domestico, non abbiamo potuto accedere alle strumentazioni tecnologiche solite. Diciamo che ci siamo però ingegnati per dare il meglio che potevamo e per mitigare la delusione del mancato incontro “reale” a Fabriano. Proponiamo dunque un programma con contenuti importanti: una intera settimana ricca di appuntamenti, dal 25 al 31 maggio, con performance artistiche, lezioni, conferenze e tavole rotonde, ogni giorno dalle 10 del mattino fino alle 22.  Sono 66 i protagonisti del convegno che, affrontando questa sfida, si sono generosamente messi a disposizione. Fra essi Maestri, sia italiani che internazionali di grande rilievo, insieme ad Artisti testimonial delle culture del mondo e a ben due fabrianesi: il primo è Gabriele Mazzara, che è uno dei 4 artisti leader Italia, il secondo è una new entry nel palinsesto internazionale dell’acquarello ed è Francesco Fantini, il quale ci regalerà una conferenza sulla storia dell’Arte della nostra città: “Da Gentile da Fabriano, agli artisti contemporanei fabrianesi”. Tutti gli appuntamenti si succederanno sul canale YouTube, denominato “InArte Fabriano”, con performance inedite di tecniche pittoriche, sia tradizionali che innovative. Per supplire alla mancanza dell’incontro ed alla gioia di fare arte insieme, che è la parte solitamente più caratterizzante del convegno di Fabriano, le sere del 25 e del 31 maggio proporremo un doppio appuntamento con 12 + 12 ore di maratona pittorica a cui potranno aderire tutti gli artisti o aspiranti tali del mondo. Una bella sfida, ovviamente sperimentale, carica di significati per gli artisti e credo anche importante per la visibilità della nostra città. Se anche i cittadini di Fabriano volessero partecipare alla maratona ci farebbe tanto piacere, con nostro grande orgoglio l’Associazione Microclima, dei giovani artisti fabrianesi, ci accompagnerà in questa avventura.

(Info per chi volesse aderire, sono disponibili su fabrianoinacquarello.blogspot.com – alla voce: Day program e Collective Painting).

Con quale spirito hanno accolto questa scelta gli artisti degli oltre 80 paesi del mondo che partecipano a FabrianoInAcquarello?

Non è stato facile convincerli che dovevamo rinunciare all’appuntamento “reale”. Considerato che noi, in Italia, abbiamo fatto i conti con il virus almeno un mese prima degli altri paesi del mondo. Pensate alla delusione di persone che da tempo avevano dipinto, affrontato una selezione, programmato il viaggio in Italia, magari per la prima volta nella loro vita, scelto gli hotel. In uno scenario di paura e pericolo abbiamo dovuto comunicare al mondo quando abbiamo annunciato, che dovevamo bloccare la programmazione dell’evento. Gli artisti erano molto delusi, ma di più erano, sono ancora, molto impauriti e non tanto per la loro incolumità, di più per Fabriano, per la nostra incolumità. Devo dire che le migliaia di email e contatti social che abbiamo ripetutamente ricevuto nel mese di marzo, sono stati commoventi e sono stati un segno importante di quanto la nostra terra è amata da tantissime persone. Ho riflettuto tanto su questa cosa nei mesi passati e davvero avrei voluto poterla comunicare di più ai fabrianesi, caso mai avesse portato un po’ di coraggio; di fatto gli artisti ci hanno messo di fronte alla sentita necessità di continuare ad avere un punto di riferimento e anche un appuntamento improvvisato e a distanza andava bene.

La sfida in digitale che hai accettato, con coraggio e determinazione, credi possa contribuire comunque ad ampliare l’audience internazionale dell’evento?

Sì, penso di sì. Anche nelle scorse quattro edizioni di FabrianoInAcquarello siamo andati in streaming con una parte degli appuntamenti. Sappiamo già infatti che il nostro canale YouTube ha migliaia di visualizzazioni durante lo streaming ed altrettante durante l’anno successivo (mi sembra che l’edizione 2019 ha registrato oltre 151.000 visualizzazioni delle performance). Penso che l’edizione 2020 sarà altrettanto visitata e spero che la doppia maratona aggregherà un bel numero di artisti ma, detto fra noi, è una magra consolazione rispetto alla bellezza della piazza piena di vita e di voci. L’obiettivo del convegno digitale però non è aumentare l’audience, quanto far sentire al Mondo che ci siamo, dando un segno di calore e di positività attraverso questa arte così pura, fatta di acqua, di un po’ di pigmento e di Carta meravigliosa. Vi risparmio le notizie che ho ricevuto e che purtroppo continuo a ricevere dai paesi del mondo: quelli meno evoluti, dove non c’è assistenza sanitaria e neanche il mangiare e quelli totalitari, dove la gente non sa e non deve chiedere. Gli artisti del mondo davvero ci hanno fatto sentire la responsabilità di non dover mancare l’appuntamento. Far sentire la vicinanza di Fabriano, questo è l’obiettivo.

La pandemia da Coronavirus ha cambiato radicalmente il sistema organizzativo degli eventi e delle manifestazioni culturali in genere. Credi che, terminata questa fase di criticità, le persone avranno ancora fame di cultura, desiderio di aggregarsi in luoghi pubblici per assistere a spettacoli e rassegne culturali o prevarrà la paura del contagio ed il conseguente isolamento individuale, magari scegliendo il digitale come alternativa al reale?

La paura la sentiamo tutti, tangibile sulla nostra pelle. Lo scenario che si prospetta è talmente irreale che non ci piace neanche pensarlo. Ma sì, al di là di quelle che sono le alternative virtuali attuali, io spero che di cultura reale le persone non saranno mai sazie. Giorni fa un giornalista inglese mi ha fatto la stessa domanda, ponendola in modo più crudo ed ipotizzando che già le nuove generazioni non sentono più il bisogno di andare nei musei, perché secondo lui già ogni museo digitale è a disposizione in dovizia di opere ed informazioni.  Premetto che ho vissuto gli anni dello sviluppo delle tecnologie digitali con grande coinvolgimento, le ho accolte nella mia vita come una grande opportunità e penso che sono una delle più importanti conquiste dell’umanità. Pensate solo a quello che hanno significato per ciascuno di noi in questi giorni di lontananza dagli affetti e dalle amicizie, ne è prova tangibile però, perdonatemi, ma devo dire che il digitale nel caso della cultura può solo proporre un surrogato dell’Arte. L’adrenalina e l’emozione che crea la relazione diretta con un’opera d’arte, qualsiasi opera d’arte: le applicazioni plastiche, la musica, il cinema, la voce che recita una poesia, anche un’opera digitale, ma progettata in digitale dall’artista, è una esperienza altra fatta di fisicità, di presenza, di seduzione, di vissuto, di relazione con l’opera e con l’artista che l’ha prodotta. Chi ha sperimentato questa sensazione una volta non ne può più fare a meno, perché è un’esperienza che ti segna e dopo non sei più lo stesso. L’alternativa del digitale è poca cosa in confronto, va bene per supplire a un anno di FabrianoInAcquarello ma dopo dobbiamo tornare alla “grande gioia dell’Arte condivisa” e ad appendere migliaia di meravigliosi acquarelli nei nostri luoghi d’arte.

Gigliola Marinelli