“Best of The Apps”, Gigliola Marinelli intervista Gian Mario Spacca

“Esplorare, conoscere e assaporare il cuore dell’Italia. Un’esperienza unica e indimenticabile che aiuterà una comunità ferita a risorgere”. Questa la presentazione, la mission e la vera essenza del fortunato progetto “Best of the Apps- Apennines Food Ranking”, un viaggio solidale nei sapori degli Appennini ideato e fortemente voluto dalla Fondazione Aristide Merloni e che trova nella figura dell’ex Presidente della Regione Marche Gian Mario Spacca l’anima pulsante del progetto.

Come nasce l’idea di “Best of the Apps” e con quali finalità?

“Best of the Apps” nasce nel dibattito interno al Comitato Scientifico della Fondazione Aristide Merloni che è presieduto da Enrico Letta. C’è un sentimento di grande preoccupazione per il destino dell’Appennino, colpito recentemente da vari terremoti, ma in precedenza già piegato da emigrazione, invecchiamento della popolazione, allontanamento dei servizi sociali. Quale contributo possiamo offrire per fermare questo processo di “scivolamento” dell’Appennino verso la costa? Sono stati scelti progetti leggeri, concreti e innovativi, che partissero dalle energie vitali ancora presenti sul territorio, per ricreare piccole economie e nuclei di servizio essenziali. Progetti che si avvalessero di conoscenze digitali e dell’economia della condivisione.

Tecnicamente come avete strutturato il progetto ed il conseguente ruolo partecipato dei produttori dell’Appennino?

I progetti “Best of the Apps” sono tre e sono sostenuti da Fondazione Vodafone e Fondazione Aristide Merloni. Il primo riguarda la “coltivazione di precisione” che si avvale di tecnologie digitali in tre laboratori pilota: impianti di nocciolo, castagno e frutti di bosco. La seconda è un’App vera e propria “navigatore” che guida i Camminatori dello Spirito lungo i 30 sentieri dell’Appennino, definiti da Eremi e Monasteri, offrendo ogni informazione di dettaglio: storia, botanica, cultura, dove mangiare e dormire. Il terzo è un’altra App www.bestoftheapps.it, che associa circa 210 produttori tipici e di qualità dell’Appennino, in una vetrina digitale che utilizza il market place di Amazon e consente di vendere i prodotti on line in quasi tutta Europa.

Quali sono i vantaggi per i produttori che hanno aderito a “Best of the Apps?

Non solo poter vendere i prodotti, ma farli anche conoscere con la storia della propria famiglia e dell’azienda. Realizzare una connessione con il consumatore on line e avere la possibilità di organizzare visite e presenze sul territorio nella propria azienda, senza alcun costo, perché tutti i servizi sono a carico di “Best of the Apps” che, non dimentichiamo, è un progetto solidale.

Il gruppo di “Best of the Apps” è approdato in questi giorni a FICO Eataly World di Bologna. Possiamo tracciare un bilancio di questa vostra partecipazione al parco del cibo più grande del mondo?

I piccoli produttori non vendono solo tramite il market place (vetrina digitale) ma potranno farlo anche direttamente. Abbiamo stabilito una collaborazione con FICO, a Bologna, per cui a rotazione si presenteranno nelle diverse manifestazioni di settore. Le prime hanno avuto risultati molto soddisfacenti. Stiamo anche sviluppando un rapporto di collaborazione con Coop Alleanza 3.

In questi ultimi anni si è molto parlato, a volte anche senza una forte presa di coscienza, della valorizzazione del nostro Appennino come risorsa per la sua unicità in termini di natura, tradizioni, cultura e bellezza. In che modo e con quali progetti “Best of the Apps” intende proseguire su questo sentiero tracciato e che ha riscosso così tanto successo?

Il nostro slogan è: “Se si salva l’Appennino si salva l’Italia”. La spina dorsale del nostro Paese non è solo un valore economico, ma un “concentrato” di conoscenze e valori che prende forma attraverso il rapporto tra uomo e albero, tra comunità e foresta. Il nostro impegno, al di là di questi o altri progetti (stalle digitali, home-sharing, mappe digitali per la sicurezza del territorio, centri di telemedicina) va soprattutto in questa direzione. Francesco Merloni ha voluto “aprire” la Fondazione a tutte le collaborazioni possibili: Censis, Ericsson, Symbola, Vodafone, Amazon, Ferrero per dare forza al Progetto Appennino.

In base alla sua esperienza, maturata in tanti anni di amministrazione e di profonda conoscenza della Regione Marche, crede che il nostro territorio appenninico riuscirà a risorgere da questa difficile congiuntura che stiamo vivendo e che ha provocato non solo crisi economica ed occupazionale ma anche una sfiducia ideologica, intaccando il senso di appartenenza ai nostri luoghi di origine?

Non esiste un sogno irrealizzabile. Ogni cosa è frutto di volontà, determinazione, fiducia, costanza, abnegazione. La “comunità” dell’Appennino esiste ed è composta da tante energie, forze disperse ma non sfiduciate. Si tratta di rafforzare queste identità. La crisi profonda della globalizzazione e dei miti che ha alimentato in questi decenni ci potrà aiutare moltissimo. Noi continueremo così sul sentiero dell’Appennino, con lento passo di montagna.

Gigliola Marinelli