BANCHE E FILIALI MARCHE, DAL 2009 CALO SPORTELLI DI OLTRE IL 30%
Ancora una volta le Marche pagano un conto salato sul fronte economico. Secondo i dati del bollettino della Banca d’Italia di giugno 2019:” …nel 2018 il numero degli sportelli in regione è sceso da 904 a 844 unità (-6,6% nel 2018, -10,7% nel 2017). Per effetto delle chiusure di sportelli, il numero di comuni bancari è sceso nel 2018 da 195 a 190. I 5 comuni rimasti senza dipendenze bancarie sono ricompresi nel cratere del terremoto. Dal 2009 il calo degli sportelli totale è stato del 31,7%… Gli occupati nel settore bancario, anche per effetto della riorganizzazione della rete delle filiali, sono ancora diminuiti (-4,8% nel 2018 e -15,4% nel 2017); dal 2015 sono calati di oltre il 20%, in misura nettamente superiore a quanto avvenuto nel Paese (-8,1%)…”.
Tale riduzione di sportelli continuerà anche nel 2019; alcuni giorni fa anche MPS ha annunciato nuove chiusure. “Ma l’entità più rilevante di questo processo per le Marche – sottolinea Federico Sora, Segretario generale Fisac Cgil Marche – avviene in Ubi Banca che, dopo le chiusure di due anni fa in occasione della incorporazione di Banca Adriatica (già Nuova Banca Marche), l’11 luglio ha comunicato che altri 20 sportelli verranno chiusi nel territorio”. Una scelta aziendale “che smentisce le intenzioni industriali dichiarate nei mesi precedenti, di attenzione e vicinanza al territorio. Proprio in un momento in cui i servizi alla clientela vengono rincarati, talvolta con motivazioni stravaganti, ecco che la scure dei tagli ai presidi territoriali si abbatte nuovamente, con nuovi disagi per i marchigiani”.
Non era questo un territorio, evidenzia Sora, “su cui il gruppo Ubi aveva dato il massimo delle rassicurazioni per il mantenimento dei servizi, l’assistenza alle famiglie ed alle imprese?”. Anche se UBI ha garantito che la riorganizzazione non avrà ripercussioni in termini di perdita di posti di lavoro, il taglio delle filiali coinvolgerà comunque almeno 200 lavoratori marchigiani, con gravi problemi di mobilità e/o di perdita di professionalità; con meno referenti per la clientela, quali titolari e gestori. Già nel recente passato, UBI, smentendo le intese sottoscritte in sede di incorporazione della ex BdM in Ubi, aveva smantellato in poche settimane un Polo di eccellenza informatica a Macerata, di circa 100 lavoratori con specifiche specializzazioni, costretti a migrare dal proprio territorio o ad abbandonare le proprie competenze professionali. Il tutto in un territorio ancora ‘ferito’ dal terremoto del 2016 e che stenta ancora a ripartire. Dichiara Daniela Barbaresi, Segretaria generale Cgil Marche: “La nostra regione dovrà ancora pagare il prezzo di “cure dimagranti” decise altrove e senza curarsi della loro sostenibilità? Noi crediamo che il limite sia già stato superato”.
La Fisac e la Cgil delle Marche sono fortemente preoccupate per questi tagli dei servizi bancari e temono le pesanti ripercussioni che questo e possibili ulteriori piani di smantellamento ventilati (ancora in UBI) possano avere sui livelli occupazionali del settore e dell’indotto collegato. Aggiunge Sora: “Il continuo ed incessante processo di “asciugatura” delle reti nel sistema bancario, ricordato nei giorni scorsi Giuliano Calcagni, segretario generale nazionale Fisac-Cgil, impatta sulle aree deboli del nostro Paese con effetti disastrosi, aumentando la desertificazione del territorio e del suo tessuto sociale e lavorativo, determinando inoltre una frattura nella indispensabile connessione fra attività produttive, rete Pmi e sistema creditizio con conseguenze nefaste per questi territori favorendo la permeabilità verso economie parallele ed illegali”.
Conclude Barbaresi: “Tra l’altro, oltre al trend negativo degli occupati del settore nelle Marche, continuano a diminuire i prestiti bancari complessivi: nel 2018 dello 0,3% (con una diminuzione del 10% dai livelli del 2008). Tutto ciò mentre esiste un rafforzamento positivo nel resto d’Italia. Quanto dei risparmi dei cittadini marchigiani trova reinvestimento nel territorio? I lavoratori e le Marche hanno già pagato: basta altri conti salati. Tutte le strutture della Cgil si attiveranno, ad ogni livello ed in ogni sede per la tutela dei Lavoratori, della clientela e del territorio”. (CS)