ALBERTO BUCCI E IL SOGNO DELLA SERIE A1

Volevo iniziare questo articolo del Milione, ricordando innanzitutto la figura di Alberto Bucci. Chi è appassionato di basket e ha vissuto la storia del Fabriano basket, ha in mente un personaggio nel vero senso della parola, vulcanico, istrionico, qualche volta sopra le righe con la sua prorompente bolognesità, l’Honky e la serie A, la Virtus Bologna e gli scudetti, gli anni d’oro a Livorno, poi Verona e Pesaro e le due coppe Italia vinte. I suoi discorsi motivazionali, le sfuriate a volte plateali, gli aneddoti, la camminata, le bretelle e gli occhiali di ogni colore, l’abilità di coinvolgere, di fare movimento, di centrare l’attenzione…uomo di sport, ma anche di vita nel suo modo di essere personaggio e di vivere al massimo pur nelle avversità, con filosofia positiva e con passione per la sua professione e per i rapporti personali. Era ritornato a Fabriano in occasione del Premio Gentile nell’ottobre scorso, veniva sempre accolto con calore, in città aveva molti amici con cui si sentiva spesso, parlò anche della sua terribile malattia con dignità, speranza, emozionante il discorso sul modo di intendere la vita. Ultimamente ne faceva spesso di simili, cercava di dissacrare il terribile male, perché il coach amava vivere e non si voleva rassegnare, voleva lasciare e trasmettere qualcosa al suo pubblico.

Ricordando lui, mi viene subito in mente la stagione trionfale 1981-82, dell’Honky Fabriano di coach Alberto Bucci che centrò la promozione in A1 dietro a Gorizia e Cidneo Brescia. Data storica quella del 28 marzo 1982, l’Honky Fabriano in un palazzetto dello sport strapieno all’inverosimile, sconfisse la Tropic Udine 75-62, un risultato storico, un vero miracolo sportivo, la piccola città di Fabriano, 30.000 abitanti, diventava la realtà più piccola in Italia a centrare la massima categoria, il primato era detenuto prima da Cantù, ora diventava il nostro. Alberto Bucci è il coach di questo team composto da Mark Crow, Alfred Beal, Leonardo Sonaglia, Maurizio Lasi, Gianni Tassi, Rodolfo Valenti, Luigi Magro, Vincenzo Nunzi, Alessandro Gambelli, e i giovanissimi Piergiorgio Castelli, Alberto Gatti e Roberto Carsetti. Al tempo, le regole di allora consentivano alle prime classificate di A2 di andarsi a giocare subito i Playoffs per lo scudetto con le squadre di A1. Nei Playoffs alla lanciatissima Fabriano capitò subito la temibile Acqua Fabia Rieti.

L’Honky entrava così a vele spiegate nei playoffs e contrariamente a quanto era lecito supporre, non era ancora paga del risultato già acquisito. Si gioca a Rieti in un palasport gremito contro l’Acqua Fabia buona compagine di serie A1, Willie Sojourner, uno dei suoi coloured, solissimo sotto canestro, ricevette un lungo passaggio da Tony Zeno. Willie ebbe tutto il tempo di controllare e sollevare il braccio per uno schiaccione dei suoi che avrebbe dovuto marcare psicologicamente la superiorità del quintetto di casa. Invece, apparentemente per troppa sicurezza, Sojourner mandò il pallone a sbattere sul ferro e a rimbalzare in mezzo al campo. Quell’errore non fu casuale e la diceva lunga su quello che sarebbe accaduto poi. Per farla breve l’Honky, trascinata da Maurizio Lasi, che il lunedì mattina si meritò sulla Gazzetta dello Sport il titolo Lasi mondiale, disputò una partita perfetta spuntandola per 80-82 con Mark Crow a quota 25 e Al Beal 21, Tony Zeno dall’altra parte ne insaccò invece 34. A Fabriano, nella gara di ritorno, Rieti cedette dopo un supplementare, 77-70, Crow a quota 20, Tassi 13 e buon contributo del duo fabrianese Sonaglia-Valenti. Risultato storico, la Fabriano dei miracoli arrivò così ai quarti dei playoffs, davvero un sogno, il futuro avversario sarebbe stata la forte Scavolini Pesaro di Kicanovic. L’Honky riuscì a dare del filo da torcere ai pesaresi che si imposero faticando in due gare 92-83 e 73-83, ma la stagione rimase negli annali per l’impresa dei playoffs e per un risultato davvero fuori da ogni pronostico.

Francesco Fantini