SINISTRA E FARFALLE

Che sinistra è quella che squarta la farfalla sulla ruota? ‘Squartare la farfalla sulla ruota’ è un detto popolare che significa di fatto mettersi a dividersi con fare serioso, ma anche affrontare, in modo assolutamente, incongruo un problema semplice. Mi pare che entrambi i corni della questione appartengano alla sinistra cittadina alla cui sfera di influenza (vogliamo dire culturale?) appartengo anche io.

Cosa accade a questo punto dopo un risultato elettorale devastante? Per quel che vedo, nonostante la novità di Potere al popolo, anch’essa minoritaria per vocazione e senso, il panorama è più o meno il solito: gruppuscoli o clan – già ostili per scelte amministrative del passato – che si dividono e che non riprendono il bandolo della matassa. Vi si aggiunge anche la questione nazionale che si è catalizzata sulle recente elezioni politiche: un pezzo di Pd, un pezzo di LEU, un pezzettino di Potere al Popolo. Discorsi, veti incrociati, polarizzazioni, somatizzazioni che impediscono: 1) di vedere il nemico; 2) di unificare le forze; 3) stabilire un programma di lavoro e di lotta.

Non va esclusa la constatazione che, in questo stallo, molte persone alle recenti elezioni politiche hanno scelto di votare altrove, magari partiti o movimenti che garantivano un impegno rivoluzionario (passatemi il termine) e di opposizione più chiaro ed evidente. Non sfuggiva a nessuno che se il governo sedicente di centro sinistra aveva sdoganato iniziative come la ‘buona scuola’ o il ‘jobs act’, che significato avrebbe potuto avere dirsi ancora di sinistra? O diventava un’onta oppure andava declinato in maniera nuova. Per questo non c’è da scandalizzarsi che persone di sinistra abbiano fatto scelte diverse. Le scomuniche diventano boomerang come sa bene chi ha un minimo di esperienza.

Ora a che punto siamo? A Fabriano con la recente lista di Vinicio Arteconi si era visto un soprassalto di vitalità ed energia. Tuttavia il tutto è presto naufragato nei rivoli delle faide interne e delle scomuniche reciproche. Eppure, in un distretto come il nostro, piagato da una crisi strutturale senza precedenti, con un forte problema di disoccupazione e frammentazione sociale, una decrescita demografica e un abbandono del territorio pesanti, non dovrebbe essere impossibile ripensare all’idea di un forza sociale che sappia analizzare i problemi del presente provando a declinare un’idea di futuro che sia compatibile con il rispetto di alcuni valori umani ed economici. Cosa che evidentemente il Pd al governo non ha voluto fare, se è vero come è vero che la gente non lo ha voluto votare. D’altra parte il mutualismo, gli orti alternativi, i gruppi solidali non bastano, sono esperienze di nicchia che non incidono sul palinsesto del presente catalizzato su speculazione finanziaria taglio al welfare, quadratura dei conti e volontariato obbligatorio per una intera generazione.

Forse sarebbe il caso di cominciare a capire e analizzare quello che sta accadendo nelle sue dinamiche che a volte ci sfuggono. Una giovane studiosa italiana che lavora a Parigi, Marta Fana, autrice di uno scandaloso libro a sinistra “Non è lavoro è sfruttamento”, potrebbe aiutarci a capire. Una giornata di studio con lei a Fabriano, città della crisi, potrebbe fare bene a tutti. Concludo ricordando quello che la Fana scrisse a Poletti, lo scandaloso ministro del Lavoro di centro sinistra che consigliava ai giovani lavoratori italiani emigrati all’estero di rimanere fuori dalle palle: “Prima ci avete costretto ad andarcene. Poi ci sbeffeggiate, dicendo che è meglio se ci siamo tolti dai piedi. No, ministro, le sue scuse non sono accettate. Perché le vostre politiche sono uguali a quelle sue parole”.

Alessandro Cartoni