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Questione Beko, ”E’ un piano inaccettabile per modalità, tempi e motivazioni”

“Quello presentato da Beko Europe, più che un piano industriale ha le sembianze di un vero e proprio piano di dismissione totale”, non ha mezze misure il Presidente dei Civici Marche nonchè sindaco di Monte San Martino (Mc), Matteo Pompei, nel commentare la volontà delle multinazionale del bianco di ridimensionare la propria presenza in Italia con oltre 1900 esuberi, di cui 1200 in produzione. “L’intenzione di chiudere lo stabilimento di Comunanza in provincia di Ascoli Piceno e il sito di ricerca e sviluppo di Fabriano in provincia di Ancona contrastano con le dichiarazioni aziendali di voler investire centinaia di milioni sul territorio marchigiano: l’ascolano e il fabrianese sono due zone colpite ormai da anni da un processo di deindustrializzazione che fatica a vedere la fine, oltre che gravate dalle ferite del sisma: motivazioni, queste, che impongono uno stop deciso a questo tipo di saccheggi industriali che vedono i lavoratori come uniche vittime”, conclude Pompei. “Come forza di maggioranza, Civici Marche sostiene in pieno il Presidente della Regione Marche Francesco Acquaroli che ha rigettato senza mezzi termini il piano di Beko Europe per modalità, tempi e motivazioni. I Territori e chi li abita, vanno rispettati e non spremuti come limoni solo per mero profitto. La Regione Marche, di concerto con il Ministero delle Imprese e del Made in Italy, continuerà a far sentire forte la sua voce”, dichiara il Consigliere regionale dei Civici Marche, Giacomo Rossi.

Mangialardi 

“Il ritiro da parte di Beko Europe del Piano industriale e, di conseguenza, dei quasi 2000 licenziamenti annunciati, rappresentano l’unica via possibile per costruire un confronto serio con le istituzioni e le organizzazioni sindacali. Se a stretto giro ciò non dovesse avvenire, il governo Meloni ha il dovere morale di esercitare subito quella Golden Power che permetterebbe di porre il veto all’adozione di delibere societarie e l’imposizione di specifiche prescrizioni e condizioni all’azienda. Vedo che anche il presidente Acquaroli è su questa linea, ma per una volta gli chiedo di non fermarsi alle solite buone intenzioni affidate ai comunicati del suo ufficio stampa, ma di esercitare un intervento reale, concreto e immediato nei confronti del Ministero, altrimenti c’è il rischio che questa vicenda prenda la stessa piega della vertenza riguardante le Cartiere Fedrigoni, dove le tardive mosse della giunta regionale e del governo nazionale stanno compromettendo la salvaguardia integrale dei livelli occupazionali”. A dirlo è il vicepresidente dell’Assemblea legislativa delle Marche Maurizio Mangialardi, che chiede un intervento diretto della giunta regionale per salvaguardare l’occupazione degli stabilimenti di Fabriano e Comunanza. “La crisi permanente che sta desertificando gli insediamenti produttivi dei nostri territori – aggiunge Mangialardi – è figlia di una politica debole, impaurita e rassegnata a subire le scelte aggressive e predatorie assunte da multinazionali e fondi finanziari transnazionali, totalmente incuranti del devastante impatto sociale sulle popolazioni locali. Occorre un cambio di passo e, in particolare, serve che tutte le componenti sociali e istituzionali delle Marche agiscano unitariamente per far fronte al collasso economico della nostra regione. Bisogna avere la consapevolezza che le vertenze Beko e Fedrigoni rappresenteranno un banco di prova importante per capire se c’è ancora un futuro per i distretti industriali marchigiani. La politica regionale non può restare immobile”.

Latini

La crisi della Beko è definitivamente esplosa e il Presidente del Consiglio regionale delle Marche Dino Latini chiede con una mozione al Presidente della Giunta Francesco Acquaroli di poter intervenire presso il Governo centrale “per negoziare una revisione del piano aziendale proposto dalla Beko Europe, affinché possa avvenire una salvaguardia dei posti di lavoro e delle attività produttive sul territorio”. Non solo, il Governo dovrebbe essere sollecitato anche ad esplorare possibili alternative, come ad esempio la Golden Power, per bloccare operazioni aziendali che possano danneggiare l’interesse nazionale e creare un contesto di instabilità economica e sociale. “Sarebbe importante – prosegue Latini – sensibilizzare il Governo centrale sulla realizzazione di ulteriori misure a supporto della produzione e dell’occupazione nel campo dell’elettrodomestico”. Infine la richiesta da parte del Presidente Latini di promuovere iniziative di sostegno accompagnamento regionale per le lavoratrici e i lavoratori coinvolti nel processo di transizione, con particolare attenzione a misure di riqualificazione professionale e sostegno al reddito. La situazione alla Beko è sempre più grave, la multinazionale turca-americana ha infatti recentemente ufficializzato un piano di ridimensionamento della propria presenza in Italia, previsto per portare a ben 1.935 esuberi su un totale di 4.440 occupati, con la chiusura di stabilimenti storici, tra cui quello di Comunanza entro il 31/12/2025. “In particolare – riprende Latini – lo stabilimento marchigiano di Villa Pera sarà chiuso, con una rete di perdita occupazionale che comporterà 320 tagli netti, chiudendo le porte a un’industria che ha rappresentato un’importante fonte di lavoro per l’area”. Il piano prevede anche “esuberi di 66 dipendenti nel sito di Melano (Fabriano) e solleva inquietudini sul futuro produttivo e occupazionale delle Marche, soprattutto in un contesto già fragile dal punto di vista economico. Una situazione, quella della Beko, che interessa l’intero contesto regionale poiché – conclude Latini – le chiusure di stabilimenti e i conseguenti esuberi non riguardano solo la perdita di posti di lavoro, ma mettono a rischio anche la sostenibilità economica e sociale delle comunità locali, aggravando ulteriormente una crisi già fortemente presente nel settore”.

M5S

“Da mesi sono note le intenzioni di Beko di disimpegnarsi in Italia. Risulta pertanto incredibile l’assenza di Urso ieri al Mimit all’incontro dove l’azienda ha annunciato la chiusura dei poli di Comunanza nelle Marche e di Siena in Toscana, oltre al ridimensionamento di Cassinetta in Lombardia. Il piano da 2 mila licenziamenti, che saranno molti di più considerato l’enorme bacino dell’indotto dell’industria del bianco, è a dir poco irricevibile. Invece di darsi alla macchia il ministro Urso deve venire subito in Parlamento a dirci cosa intende fare. “Mister crollo della produzione industriale” ogni giorno di più si dimostra inadeguato, e Meloni deve valutare bene se il suo governo può andare avanti così sulle politiche relative al mondo produttivo. La premier, pure dal Brasile, ha preconizzato il deserto industriale per l’Italia se si seguirà il “Green Deal” europeo. Se apre gli occhi potrà accorgersi che il deserto industriale c’è già. Se vuol vederlo venga nelle Marche, regione peraltro guidata dal suo fedelissimo Acquaroli, dove in meno di un mese è arrivato prima l’annuncio della chiusura di una parte della storica cartiera di Fabriano di Fedrigoni, con 195 lavoratori che dal 31 dicembre saranno a spasso, e ora il sanguinoso stop alla produzione di Beko a Comunanza nel 2025, con 320 licenziamenti. In due aree di crisi industriale complessa, si rischia davvero il funerale produttivo, economico e sociale di una intera regione, colpita peraltro nella porzione di territorio interna a maggior rischio spopolamento. Meloni e Urso vengano in aula subito a dirci cosa intendono fare. Lo debbono ai lavoratori, non a noi”. Così in una nota il deputato M5s Giorgio Fede.

m.a.