Progettazione, creatività e bellezza: L’intervista all’architetto Andrea Tabocchini

Bellezza, racconto e collaborazione applicate all’architettura. Ne parliamo con Andrea Tabocchini, architetto nato a Fabriano che ha fondato Andrea Tabocchini Architecture. Dopo aver lavorato per anni in diversi studi di fama internazionale quali OMA / Rem Koolhaas nei Paesi Bassi, Kengo Kuma & Associates in Giappone e RCR Arquitectes in Spagna, il suo studio di architettura ha sede ad Ancona e lavora a progetti in Italia e all’estero. Andrea ha esposto i suoi lavori in vari eventi culturali, tra cui il MAXXI Museo nazionale delle arti del XXI secolo, la Biennale di Architettura di Venezia, il Festival dell’Architettura di Roma e la Triennale di Milano. E’ stato invitato a tenere alcune conferenze presso diverse istituzioni fra le quali il Politecnico di Milano, l’Università Politecnica della Repubblica Ceca, l’Università di Melbourne e l’Università di Palermo. I suoi progetti sono stati pubblicati a livello internazionale ed hanno ricevuto numerosi riconoscimenti tra cui The Plan Award, RTF Sustainability Award, Inspireli Award e Archi-World Academy Award. Nel 2023 è stato inserito nella lista “Top 10 giovani studi di architettura in Italia” stilata da PPAN e pubblicata sulla rivista Fortune Italia.

Architetto, tanti anni all’estero e poi il rientro in Italia e l’apertura di uno studio di architettura in Ancona. Possiamo quindi parlare di una fortunata emigrazione al contrario?
Se effettivamente sia fortunata ancora non saprei dirlo con certezza! Scherzi a parte, dentro di me ho sempre saputo che, prima o poi, sarei tornato in Italia – anche se gli anni all’estero sono stati meravigliosi. Vivere e lavorare lontano dalla terra in cui si nasce aiuta a capire a fondo la bellezza del proprio Paese e, allo stesso tempo, offre stimoli per provare a migliorare ciò che invece assolutamente non funziona – scrollandosi di dosso quei retaggi culturali che spesso rischiano di disincentivare l’idea di “fare” (o di far bene). Staccarsi da ciò che si conosce è un processo di crescita e di libertà, oltre che uno strumento fondamentale per cercare di comprendere a fondo le cose guardandole da prospettive differenti e, con entusiasmo e responsabilità, provare a migliorarle. Questo vale tanto nella vita quanto nel lavoro creativo.

Il suo studio in quali ambiti di progettazione ha canalizzato la sua attività?
Con il mio studio mi occupo di architettura, che è quella disciplina -anzi arte- che si occupa di progettare, formare e realizzare spazi che rispondono tanto alle necessità quanto ai desideri degli esseri viventi. Case, uffici, negozi, musei, scuole, teatri, spazi pubblici… qualsiasi stanza, edificio o spazio può diventare un’opera di Architettura! Mi occupo quindi di progetti di scala e tipologia differenti.

Bellezza, racconto e collaborazione sono i valori che ispirano il suo pensare l’architettura. In che modo riesce a declinarli ed applicarli alla progettazione di spazi e di interni?
La bellezza è un concetto profondo che testimonia e stimola il rispetto e la fiducia nelle idee, nelle persone e nel futuro. La stessa parola “progetto” deriva dal latino tardo “proiectare”, ovvero “gettare avanti”; ogni progetto di architettura deve quindi guardare al futuro. Citando le parole scritte da un saggio architetto finlandese, Juhani Pallasmaa, “una cultura che ha perso il desiderio della bellezza ha già intrapreso la strada del declino”. Il secondo valore è quello della narrazione, in quanto l’architettura è come una persona: deve essere coraggiosa, sedurre, ascoltare, razionalizzare, comunicare e, a volte, anche provocare. Infine, il tema della collaborazione, dal momento che ogni progetto è sempre il risultato del lavoro e degli sforzi di tantissime persone: dei committenti che lo desiderano, dei progettisti che lo pensano e delle maestranze che lo realizzano… un impegno corale che contribuisce a creare il patrimonio immateriale più importante che abbiamo: la nostra cultura.

La Bellezza in particolare può, attraverso un progetto architettonico, essere effettivamente accessibile a tutti indipendentemente dal contesto e dalle risorse?
Certamente! Le esperienze fatte fino ad ora mi hanno insegnato che l’unico vero requisito indispensabile per realizzare un bel progetto è il desiderio di voler fare un bel progetto. Tutto il resto è davvero secondario! Quindi si, la bellezza è accessibile a tutti indipendentemente dal contesto e dalle risorse, basta volerla.

Quale progetto, nel corso della sua attività professionale, le ha dato maggior soddisfazione e gratificazione?
Sono affezionato a tantissimi progetti: alcuni sono stati importantissimi perché realizzati quando ancora ero studente, altri perché hanno ricevuto riconoscimenti importanti e sono stati pubblicati a livello internazionale, altri ancora perché sono stati fatti in collaborazione con colleghi eccezionali o per committenti estremamente lungimiranti a cui sarò sempre riconoscente… sceglierne uno sarebbe complesso. Preferisco quindi risponderle: “Il prossimo”!

Attualmente il suo studio in quale importante progettazione è impegnato?
Attualmente stiamo lavorando a diversi progetti sia in Italia che all’estero. Da un lato progetti di abitazioni, uffici ed allestimenti; dall’altro progetti pubblici nati da concorsi. Il progetto più grande che abbiamo in cantiere al momento è quello della ristrutturazione ed ampliamento del Museo Egizio di Torino, che stiamo realizzando in collaborazione con un team di colleghi provenienti da diversi paesi.

Tutti noi abbiamo dei sogni nel cassetto. Se dovesse pensare al “progetto della vita” quale sarebbe per lei?
La ringrazio molto per la domanda, troppo spesso ci si dimentica di parlare dei sogni, che invece sono il vero motore della società! Credo che il mio sogno professionale sia quello di contribuire alla crescita culturale del nostro Paese; la bellezza non può salvare il mondo, ma certamente può aiutarlo a migliorare. Stiamo affrontando un momento di forte transizione: dobbiamo capire come affrontare la complessità della sovrastruttura sociale, le sfide ambientali, la disuguaglianza sociale, l’inarrestabile progresso tecnologico e virtuale e, non da ultimo, il diffondersi di una cultura improntata su velocità e leggerezza. L'”insurrezione mentale” che stiamo vivendo, per usare un’espressione cara ad Alessandro Baricco, è l’occasione per tornare ad unirci e ridefinire i valori sociali e culturali che caratterizzano la nostra epoca. In questo contesto l’architettura riveste un ruolo molto importante, avendo gli strumenti per rispondere con creatività ai bisogni materiali ed immateriali e, pertanto, dando forma alla società del presente e del futuro. Dobbiamo quindi ricordarci di credere nei sogni, ricominciare a parlare di bellezza ed aver fiducia nelle persone e nel futuro, trasformando ogni occasione in un’opportunità… con umiltà, determinazione e tanto entusiasmo!
Gigliola Marinelli

Render Museo Egizio 2024
Nella foto: Render Museo Egizio 2024