Focus su sanità nazionale e locale: L’intervista al dottor Vinicio Arteconi

Criticità e ripercussioni dovute alla chiusura del punto nascita dell’Ospedale Profili di Fabriano ma anche una riflessione sul progetto di autonomia differenziata delle regioni a statuto ordinario in ambito sanitario. Ne parliamo con il dottor Vinicio Arteconi, già dirigente medico dell’Ospedale Profili, consigliere comunale di opposizione e capogruppo dell’Associazione Fabriano Progressista.

Dottor Arteconi, un punto nascita ed un reparto ostetricia chiusi da quattro anni. C’è un assordante silenzio che aleggia. Ci si è rassegnati, anche a livello di lotta politica, allo stato dei fatti?

Nessuna rassegnazione sul punto nascita. Teniamo conto che è comunque pendente presso il Consiglio di Stato il ricorso dei Comuni di Fabriano, Sassoferrato e Genga attraverso la sentenza del TAR Marche, che aveva avallato la tesi della Giunta Ceriscioli e del Ministero, favorevole alla chiusura. Chiusura peraltro avvenuta in violazione della legge che prevedeva il mantenimento di tutti i servizi esistenti ricompresi nell’area del cratere sismico del 2016. E’ bene inoltre ricordare l’esistenza dell’area funzionale omogenea creata con il Salesi di Ancona che avrebbe potuto essere rinnovata e avrebbe permesso il mantenimento del punto nascita. La causa che portò alla chiusura del punto nascita, al di là del numero dei nati che avrebbe potuto essere superato, fu la totale assenza dei pediatri che non vennero rimpiazzati, così come si evince nella risposta della Regione al report del Ministero.

Si è generata una confusione tra chiusura del punto nascita ed effettiva operatività del reparto di ginecologia nel nosocomio cittadino. Qual è lo stato dell’arte?

Non si è fatta adeguata informazione, per cui i cittadini del comprensorio montano hanno interpretato la chiusura del punto nascita come la chiusura dell’intero Dipartimento Materno- Infantile. Successivamente, tra pensionamenti e trasferimenti, si è scesi al di sotto del numero minimo per assicurare anche la sola reperibilità notturna e questo ha impedito di eseguire interventi di chirurgia maggiore, che avrebbero comportato una degenza anche notturna. Oggi infatti esiste il solo day-surgery che non prevede il pernottamento. A tal proposito sarebbe opportuno ottenere il completo rispristino dell’operatività ginecologica.

Un servizio essenziale per ogni territorio e comunità è quello di pediatria. Abbiamo bambini senza assistenza, quali soluzioni si potrebbero proporre per arginare questa emergenza?

Innanzitutto la soluzione dovrebbe essere la riapertura della Pediatria, chiusa senza una delibera regionale ma con posti letto tuttora conservati. Allo stato attuale la situazione non è mutata rispetto alla precedente gestione, malgrado siano stati effettuati diversi incontri con i responsabili della sanità regionale, anche alla presenza del Vescovo della Diocesi di Fabriano- Matelica e di diverse associazioni locali. Continuo e continuiamo il nostro impegno per la riapertura della Pediatria, anche per onorare la volontà dei 10.000 cittadini che hanno sottoscritto la nostra petizione che la richiedevano. Non disperiamo che l’attuale dirigenza sanitaria abbia la capacità di realizzare la nostra richiesta e quella di tantissimi cittadini.

Cosa ne pensa del progetto di autonomia differenziata delle regioni a statuto ordinario in ambito sanitario?

Ad oggi la sanità pubblica è già diseguale. Quella del Sud non è uguale a quella del Nord. Infatti sono già venuti meno i principi dettati dalla nostra Costituzione ed anche quelli contenuti nel Titolo 1° della legge 833 che istituiva il Servizio Sanitario Nazionale, voluta dall’allora ministro Tina Anselmi, che assicurava a tutti i cittadini la stessa copertura sanitaria. E’ inammissibile che la sanità del Sud non sia capace di dare risposte esaustive ai bisogni dei propri cittadini, provocando un esodo verso il Nord, alla ricerca di una sanità “migliore”. Pertanto l’autonomia differenziata non farà altro che aggravare questa differenza tra Nord e Sud e tra cittadini benestanti e cittadini meno abbienti. Già oggi circa 5 milioni di cittadini rinunciano alle cure mediche per condizioni economiche e sociali sfavorevoli.  A fronte di questo ritengo che sia necessario sottrarre alle regioni la competenza in materia sanitaria per ricondurla ad una gestione centralizzata che, attraverso una riorganizzazione del servizio socio-sanitario, con finanziamenti mirati, sia in grado di rendere omogenee le prestazioni su tutto il territorio nazionale eliminando nel tempo la vergogna della migrazione sanitaria.  Ritengo inoltre che, per quanto necessaria, la sanità privata debba essere complementare e non sostitutiva di quella pubblica. Le attività private convenzionate debbono essere rimodulate e accreditate secondo nuovi criteri che tengano conto dei reali bisogni e che concorrano a migliorare il servizio pubblico, non a sottrarre risorse indispensabili per il normale funzionamento del sistema.

Che ripercussione potrebbe avere questa scelta politica, non solo a livello nazionale, ma anche locale?

Da alcuni anni a questa parte i servizi socio-sanitari ospedalieri e territoriali locali hanno subito numerosi tagli in diversi settori, sia nella cura che nella prevenzione, per cui sostengo che in questo territorio sia necessaria una maggiore attenzione, soprattutto alla luce dell’invecchiamento della popolazione e del calo demografico. Tutto ciò deve indurre i nostri amministratori locali e regionali a pensare ad una sanità su basi organizzative nuove e diverse, che tengano conto delle caratteristiche peculiari della nostra area montana per la quale Fabriano Progressista si è sempre battuta cercando di coinvolgere forze sociali, economiche, politiche e sindacali.

Gigliola Marinelli