Elettrodomestico: nelle Marche crisi strutturale del settore. Incognita cassa integrazione a Fabriano
Ancona – Venerdì 17 novembre sarà sciopero generale per le politiche industriali ed interventi per la sopravvivenza dei siti produttivi del “bianco”.
La presa di posizione della Segreteria Fiom Cgil Ancona
Già persi centinaia di posti di lavoro tra i lavoratori in somministrazione, forti incognite sulle riorganizzazioni delle grandi multinazionali del settore, tra cui Whirlpool ed Electrolux, decine di richieste di cassaintegrazione in tutto l’indotto e sull’intero territorio di Fabriano. Per l’elettrodomestico è crisi strutturale: un settore che vede una contrazione dei mercati, anche del 30% sul 2022, che oramai va avanti da più di anno e mezzo e di cui ancora non si vede una ripresa (alcune imprese parlano addirittura della seconda metà del 2025). Assordante il silenzio del Governo alle varie richieste di convocazione di tavoli di settore e di crisi aziendali, alle richieste di interventi a tutela dei posti di lavoro e dei territori. L’area del fabrianese rischia un ulteriore avanzamento del processo di desertificazione industriale se non si interviene immediatamente. Il 17 novembre sarà sciopero generale anche per chiedere al Governo vere politiche industriali dentro la manovra finanziaria, che rendano sostenibile la produzione di elettrodomestico in Italia, che mettano le imprese nella condizione di guadagnare producendo sul territorio nazionale e che accompagnino l’intero tessuto industriale, a partire dall’indotto e dalla filiera di fornitura, nella fase di transizione energetica e digitale. Il 17 novembre sarà sciopero generale perché servono, inoltre, interventi straordinari per permettere alle imprese del fabrianese di sopravvivere in questa fase in cui tutti i mercati sono fermi: le cappe aspiranti nelle abitazioni italiane hanno una vita di oltre 15 anni, quindi è necessaria una vera e propria rottamazione che riguardi però esclusivamente l’alto di gamma nell’ottica del massimo efficientamento energetico, ossia quei prodotti su cui le imprese riescono a fare alta marginalità, su cui molto difficilmente vengono applicate scontistiche e che porterebbero un vero risparmio nei consumi energetici delle famiglie. Questo potrebbe provocare un incremento immediato delle quote di mercato di circa il 10%, permettendo la sopravvivenza delle aziende in attesa che vengano portata a compimento le industriali in un’ottica di progettualità di sistema Paese, su cui comunque la discussione è drammaticamente assente.
Lettera aperta dei segretari generali di Cgil Marche e Uil Marche, Giuseppe Santarelli e Claudia Mazzucchelli, in vista dello sciopero generale di venerdì 17 novembre, ai parlamentari marchigiani
Gentilissimi, CGIL e UIL delle Marche, in linea con quanto deciso dagli organismi nazionali delle rispettive Organizzazioni Sindacali, hanno proclamato il 17 novembre 2023, uno sciopero generale regionale di otto ore, a cui si aggiungono gli scioperi nazionali di Pubblico impiego e Trasporti previsti per lo stesso giorno, allo scopo di poter dare un segnale forte e chiaro rispetto all’impostazione della Legge di Bilancio che considerano sbagliata su alcuni aspetti fondamentali come il lavoro, senza interventi efficaci per la sicurezza e per combattere l’emergenza salariale, la sanità, il fisco, le pensioni, le politiche industriali e di sviluppo che devono delineare il futuro dei nostri giovani. Le organizzazioni sindacali per affrontare la drammatica emergenza salariale chiedono da tempo, attraverso piattaforme unitarie, di aumentare stipendi e pensioni, di rinnovare i contratti nazionali rafforzando il potere d’acquisto anche detassando gli aumenti, con particolare attenzione ai giovani e alle donne che si trovano ancora a subire un ingiusto divario salariale.
Il futuro del nostro Paese si costruisce attraverso politiche che rafforzano il percorso di istruzione, formazione e lavorativo dei nostri giovani: per questo servono politiche sinergiche e mirate al successo formativo dei ragazzi, garantendo il diritto allo studio attraverso investimenti per servizi, alloggi e borse di studio, va contrastata la precarietà e favorito il lavoro a tempo indeterminato e di qualità; va introdotta una pensione contributiva di garanzia. Al tragico bilancio delle morti sul lavoro e degli infortuni, che colpisce particolarmente i giovani , occorre rispondere aumentando gli investimenti sulla “Salute e sicurezza” e non voltandosi dall’altra parte dopo l’ennesimo dramma. Una Legge di Bilancio che garantisca ai cittadini presidi essenziali di democrazia quali infrastrutture, scuola e soprattutto sanità dovrebbe presupporre una vera lotta all’evasione fiscale per recuperare le risorse necessarie: occorre dire basta alle sanatorie, basta ai condoni e basta premiare settori economici che presentano una propensione all’evasione fino al 70%. Occorre un’indicizzazione automatica all’inflazione delle detrazioni da lavoro e da pensione e va promosso un fisco progressivo, abbandonando definitivamente l’idea sbagliata della Flat tax. Occorre riportare all’interno della base imponibile Irpef tutti i redditi oggi esclusi e tassati separatamente con aliquote più basse; infine, occorre tassare gli extraprofitti e le transazioni finanziarie perché questo è uno strumento di redistribuzione della ricchezza e di equità.
Per Cgil e Uil, è fondamentale difendere e rilanciare il servizio sanitario nazionale anche aumentando i livelli salariali degli addetti. Approvare un piano straordinario di assunzioni nella sanità e in tutti i settori pubblici della conoscenza, finanziare le leggi su non autosufficienza e disabilità, aumentare le risorse per il trasporto pubblico locale, rifinanziare il fondo sostegno agli affitti, sono temi centrali in una politica economica seria, cosa invece di cui non si trova traccia nella legge di bilancio. Sulle Pensioni, per Cgil e Uil, è necessario approvare una vera riforma che superi la legge Monti‐Fornero garantendo la piena tutela del potere d’acquisto delle pensioni in essere: la legge di bilancio così com’è, invece, restringe le già limitate misure di flessibilità in uscita (Quota 103, Opzione donna, Ape sociale); taglia i futuri assegni dei pubblici e la rivalutazione delle pensioni in essere e di fatto stabilendo dal 2024 le uscite per tutti con i 67 anni di vecchiaia, i 42 anni e 10 mesi di anticipata (uno in meno per le lavoratrici) e i 71 anni per giovani e donne nel sistema contributivo. Il futuro del nostro Paese passa anche attraverso una politica che guardi allo sviluppo con particolare attenzione alle politiche industriali: serve un progetto condiviso e una strategia che preveda interventi a breve e a lungo termine con una Governance pubblica in grado di affrontare le crisi vecchie e nuove, puntando sulla transizione ambientale ed energetica, riconvertendo e innovando il nostro sistema produttivo governando i processi di digitalizzazione, difendendo e incrementando la qualità e la quantità dell’occupazione a partire proprio dal nostro territorio regionale che ha perso punti di PIL e si è visto inserire tra le regioni in transizione.
Questi, dunque, i motivi ed i temi che CGIL e UIL pongono al Governo come imprescindibili per una ripresa forte del Paese, economica ma soprattutto sociale, che non può prescindere da un serio e stabile confronto tra Governo e parti sociali. Un appello a Voi affinché possiate modificare in fase di discussione parlamentare la Legge di Bilancio rendendola più equa ed inclusiva, capace di migliorare le condizioni di vita e di lavoro dei cittadini italiani.