Don Gabriele Trombetti: “Tutto ciò che vivremo nell’amore non andrà perduto”

Pubblichiamo integralmente l’omelia del giorno di Pasqua di don Gabriele Trombetti, (foto), parroco della chiesa di Santa Maria in Campo, a Fabriano.

di don Gabriele Trombetti

Cari amici Buona Pasqua! E questo annuncio Pasquale inizia con una corsa. Maria corse da Simone e dall’altro discepolo, che insieme corrono al sepolcro. Perché tutti corrono nel mattino di Pasqua? Perché tutto ciò che riguarda Gesù merita la fretta dell’amore. Insomma la Pasqua ci invita a svegliarci, a correre! Ci invita a risvegliare la nostra fede dalla pigrizia. Se vi chiedessi: “Che cos’è la Resurrezione?”, sono sicuro che molti di voi mi risponderebbero: “Un morto che poi torna a vivere”. Quasi un fallimento delle imprese funebri mondiale. Nei vangeli la risurrezione non è questo. La risurrezione riguarda i vivi! Cioè Dio ci dona una qualità di vita così grande capace di superare la morte. La vita eterna non è un premio che avrà chi si sarà comportato bene ma un “modo di vivere” già nel presente. San Paolo dirà: “Non sono più io che vivo, è Cristo che vive in me”.

Tutto ha avuto inizio da quella corsa dal sepolcro al cenacolo. Maria di Màgdala corre al cenacolo perché deve andare dai discepoli. Deve raccontare quello che ha visto. Ancora non sa che il suo annuncio cambierà per sempre il corso della storia. Un’altra corsa dal cenacolo al sepolcro. Pietro e Giovanni correre sotto il peso della paura, della delusione, del rimorso. In fondo l’ultima volta che erano stati con il Signore non era andata proprio bene. Pietro, pochi giorni prima, presuntuosamente aveva detto che avrebbe dato la vita per il Signore, ma era bastata la domanda di una semplice serva per farlo ritornare a più miti consigli. Per tre volte aveva dovuto ammettere di non conoscere il maestro e forse aveva detto la verità. Ancora non lo conosceva. Un detto medievale afferma: “I sapienti camminano, i giusti corrono, solo gli innamorati volano”, Anche Pietro, che era entrato prima, vide ma non credette. Giovanni crede perché i segni parlano solo a un cuore che sa leggerli.
Giovanni è il discepolo amato proprio perché ha dato il primato all’amore non ai calcoli. La fede non è evidente. La croce, il dolore lo è. La risurrezione è questione di fede.

La fede è la costatazione di una realtà che ti sta davanti e che solo l’occhio attento di chi guarda può rendersi conto. Per credere non c’è bisogno di un segno inconfutabile. Basta guardare ciò che abbiamo davanti ai nostri occhi, che apparentemente sono lì per caso.
Credere non significa comprendere tutto, ma credere che in tutto, anche in ciò che non si comprende, esiste un senso. Il primo segno di Pasqua è un corpo assente, un sepolcro vuoto. Nella storia dell’umanità manca un corpo alla contabilità degli uccisi. In molti, sono certo, è affiorata questa domanda: Perché Cristo è risorto? Dio l’ha risuscitato perché fosse chiaro che l’amore è più forte della morte, che una vita come quella di Gesù di Nazareth non poteva andare perduta. Una vita giocata sull’amore non può conoscere la morte perché, come dice il cantico dei cantici «Forte come la morte è l’amore». Il vero nemico della morte è l’amore! E adesso? Adesso avremo cinquanta giorni per accrescere la nostra fede. Quaranta giorni dura la quaresima, cinquanta il tempo di Pasqua.

Eh si…i discepoli faticheranno non poco a credere nella risurrezione, proprio come noi. E’ facile in fondo sentirci vicino al crocifisso, sentirci vicino a una persona che soffre, perché ognuno di noi ha fatto esperienza della sofferenza, della morte di una persona con la quale ha intessuto un pezzo di vita. E’ più facile accompagnare Gesù nella via del dolore che nella via della gioia perché la gioia, la felicità è una scelta! Il dolore lo subiamo, lo accettiamo. Gioire, invece, ha a che fare con la volontà. Molti cristiani amano talmente il loro dolore, sono talmente affezionati alla sofferenza che non si accorgono che Gesù è risorto. Allora coraggio, amici, il Signore è risorto! Questo è il grande annuncio!
Siamo discepoli di un Dio vivo e come sarebbe bello se questa gioia (almeno un po’…) riempisse davvero le nostre liturgie, i nostri incontri. Il Signore è risorto proprio per tutti! E’ Risorto per chi si sente abbandonato da tutti, per chi non riesce a riprendere tra le mani la sua vita, per chi da anni si prendi cura di suo figlio malato.

E’ risorto per chi dopo mesi di tentennamenti ha preso una decisione importante, per chi fa Pasqua lontano dalla famiglia e per chi una famiglia non ce l’ha più. E’ risorto per chi non cerca mai Dio e oggi è qui davanti a Lui, perché non sa che Gesù è vivo e non si scorderà mai di lui. Il Signore è Risorto proprio per dirci che, di fronte a chi decide di “amare”, non c’è morte che tenga, non c’è tomba che chiuda, non c’è macigno che non rotoli via. La bella notizia di Pasqua? Noi tutti siamo qui, sulla terra, per fare cose che meritano di non morire. Tutto ciò che vivremo nell’amore non andrà perduto.