Importanza del marchio UNESCO

Nel 2021 l’Italia è stata premiata da UNESCO con due nuove iscrizioni nell’albo del Patrimonio Mondiale dell’Umanità, gli affreschi padovani e i portici di Bologna, vera identità della città felsinea, più una terza condivisa, la città termale di Montecatini terme. 58 sono i siti patrimonio dell’Umanità in Italia. Le nuove entrate nella lista mondiale sono state valutate e deliberate dalla riunione del Comitato del Patrimonio Mondiale, costituito in seno alla Convenzione UNESCO del 1972. Il patrimonio culturale e naturale rappresenta il punto di riferimento, il modello, l’identità dei popoli e costituisce l’eredità del passato da trasmettere alle generazioni future. Ciò che rende eccezionale il concetto di Patrimonio Mondiale è l’universalità della sua applicazione. I siti compresi nella Lista del Patrimonio Mondiale appartengono ai popoli del mondo intero, a prescindere dal territorio sul quale si trovano.
Ciascun paese possiede siti che rivestono un interesse locale o nazionale e che sono, a ragione, fonte di orgoglio nazionale. La Convenzione del 1972 incoraggia i Paesi membri a identificare e tutelare il proprio patrimonio che sia o meno iscritto nella Lista del Patrimonio Mondiale. La Convenzione del 1972 supera la logica del patrimonio nazionale e abbraccia l’universalità del sito, condivisa da tutta la Comunità Internazionale. I criteri per essere inclusi nella lista del World Heritage sono dieci, sei riguardano i patrimoni artistici, quattro quelli naturali. UNESCO ha anche un importante Network, le Città Creative UNESCO che comprende oltre 300 città nel Mondo, tra cui Fabriano. Località che sono impegnate nello sviluppo e nello scambio di buone pratiche innovative per rafforzare la partecipazione alla vita culturale e per integrare la cultura nelle politiche di sviluppo urbano sostenibile, attraverso diverse sezioni che vanno dalla letteratura, all’artigianato, alle tradizioni popolari, al design, ai media arts, alla gastronomia, al cinema, alla musica. Senza dimenticare che le Città Creative contribuiscono al raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite.

Nel 2003 è stata approvata la Convenzione per la Salvaguardia del patrimonio culturale immateriale, che stabilisce la salvaguardia, la promozione e la consapevolezza di Beni intangibili, come tradizioni culturali, etniche, artigianali che rappresentano l’espressione e i valori di gruppi o comunità. Per l’Italia, hanno ricevuto il riconoscimento di Patrimonio Immateriale dell’Umanità i seguenti Beni intangibili: l’opera dei pupi in Sicilia, il canto a tenore in Sardegna, la dieta mediterranea, il saper fare liutaio di Cremona, le macchine dei santi – la rete delle macchine a spalla, la pratica agricola della vite ad alberello di Pantelleria e la Falconeria-un patrimonio umano vivente, la città di Fabriano è in corsa con il progetto di far riconoscere la Carta e la Filigrana come bene immateriale. Ad entrare nel Patrimonio Mondiale, c’è una vera e propria gara per candidare i propri tesori, molte città ci fanno una vera e propria strategia con investimenti anche elevati che può comportare progetti e soprattutto valorizzazione del patrimonio, il vero punto di forza per chi si candida, il brand UNESCO attira molto. Nel complesso ben 194 paesi membri dell’UNESCO versano circa 142 milioni di dollari all’anno, l’Italia ne versa di media 6 milioni annui, a questa cifra si aggiungono anche i contributi spontanei aggiuntivi che vengono elargiti all’ Organizzazione. L’uscita degli Stati Uniti per motivi politici ha portato alla perdita di ben 75 milioni, l’obiettivo di UNESCO è quello sicuramente di recuperare gli States.

Il valore del brand, da uno studio della Commissione nazionale italiana per l’UNESCO e Iulm, emerge come il 98% della popolazione campionata conosca UNESCO e abbia una vaga idea di quello che faccia in ambito culturale.
A questa crescente popolarità e turismo potenziale, bisogna dire che i paesi con più siti UNESCO hanno meno risorse per gestirli. Si va da afflussi esagerati, rischiando l’overtourism, come in siti molto conosciuti come Venezia, a siti che magari presentano amministrazioni che hanno puntato poco in questi settori o hanno avuto politiche deficitarie in merito all’utilizzo del brand. Chiaro, che per avere un marchio di qualità, si richiedono contemporaneamente scelte coerenti con la conservazione dei centri storici e con la qualità dei paesaggi, piani strategici di medio e lungo termine per valorizzare i riconoscimenti. Il turismo è cambiato molto, anche per le città d’arte, c’è molta voglia di conoscenza, di vedere, di sapere, di esplorare, il patrimonio storico culturale va fatto conoscere e divulgato in maniera più avvincente, coinvolgente con una certa cura dell’esposizione, patrimonio alternato da eventi, mostre, iniziative, poi è cresciuto anche il turismo nei borghi e nei luoghi naturalistici, un turismo diverso, più lento, ma che richiede anche qui attenzione nel modo di valorizzarlo e cura degli itinerari. Secondo studi di settore il bollino Unesco è alta garanzia di visibilità a livello mondiale, vale almeno il 30% dell’incremento turistico e di attrattività internazionale, un elemento in più per giocarsela in settori basilari in un Paese come l’Italia, definito da tutto il Mondo, il “Bel Paese”.

Francesco Fantini