Fabriano – Deceduto in ospedale a seguito di una infezione, risarcimento ai familiari
Fabriano – Dopo cinque anni la parola fine all’iter legale e il giusto risarcimento per i familiari, difesi dagli avvocati Matteo Ceglia e Mario Antonio Massimo Fusario del Foro di Ancona, di P.F. di Castelplanio, da poco pensionato, deceduto in seguito ad una infezione contratta in ospedale e che ha determinato una “insufficienza multiorgano acuta in corso di sespi”. I fatti sono accaduti nel giugno del 2017. L’uomo si era recato al Pronto Soccorso dell’Ospedale Profili di Fabriano per dolori addominali (sospetta appendicite). Poi è stato rinviato a domicilio con rivalutazione e ricovero previsti per il giorno successivo. Poi è stato sottoposto ad intervento chirurgico, eseguito correttamente. “In questo periodo ha contratto un’infezione che non è stata efficacemente identificata e trattata” riferiscono i familiari. In poche ore, purtroppo, il paziente ha iniziato a presentare un significativo rialzo febbrile. Dopo tre giorni le condizioni di salute dell’uomo sono peggiorate irrimediabilmente ed è stato trasferito in Terapia Intensiva dove, poche ore più avanti, è deceduto. L’autopsia, nel frattempo disposta dall’ospedale, ha concluso che il decesso era avvenuto per “insufficienza multiorgano acuta in corso di sepsi”. La madre e le sorelle del defunto, distrutte dal dolore e con il forte sospetto che ci fossero state inadempienze, hanno contattato Cittadinanza Attiva e il Tribunale del Malato di Fabriano per avviare l’iter giudiziale per ottenere giustizia. In sede di accertamento tecnico preventivo, Il Tribunale di Ancona ha nominato due consulenti che hanno confermato la causa di morte: infezione nosocomiale da Staphylococcus Aureus resistente alla Fosfomicina. Secondo la perizia degli specialisti il caso è stato trattato “in maniera non efficace”. Si legge nella conclusione dei due periti nominati: “Si tratta di un errore medico prevedibile e prevenibile con le dovute accortezze post operatorie sotto il profilo farmacologico. Il decesso, pertanto, è riconducibile all’infezione nosocomiale”. Secondo i familiari “si poteva e si doveva gestire la situazione in maniera differente. Sono inaccettabili e gravi – dice la nipote – le negligenze ed imperizie dei sanitari che, con atteggiamento troppo attendistico, non hanno saputo fronteggiare l’infezione che ha condotto alla morte del paziente”. I parenti, con l’assistenza dei legali Ceglia e Fusario, ha avviato il procedimento di istruzione sommaria ex art. 702 bis Codice di procedura civile che, nei giorni scorsi, ha sancito la condanna ad un sostanzioso risarcimento del danno in favore delle eredi della vittima. Ad oggi l’Asur non ha ancora comunicato i termini del pagamento di quanto stabilito dal Tribunale.
Marco Antonini