Russia-Ucraina, scenari europei e internazionali
Negli ultimi mesi 100.000 soldati russi sono stati spostati vicino ai confini con l’Ucraina e il presidente Putin ha affermato che la Russia sarebbe disposta a invadere l’ex repubblica sovietica nel caso gli Stati Uniti, la NATO e l’Unione Europea non offrissero garanzie scritte che si ritireranno dall’Europa orientale, sia dal punto di vista militare, sia in termini di influenza economica e geopolitica.
Le parti si sono incontrate a gennaio e hanno provato a negoziare, ma senza trovare un accordo: anzi, gli Stati Uniti sono pronti a inviare migliaia di militari per difendere i Paesi dell’Est Europa. La tensione quindi è salita alle stelle: sono state realizzate delle imponenti esercitazioni militari e, nel caso di un attacco russo all’Ucraina, gli USA e l’UE hanno concordato di inviare degli armamenti a quest’ultima e di imporre alla Russia durissime sanzioni.
Anzitutto dobbiamo sottolineare l’importanza strategica e storica dell’Ucraina, e in particolare la capitale Kiev, storicamente considerata dalla Russia la culla del popolo russo e del successivo impero russo. Inoltre, non dimentichiamo che fino al 1991 l’Ucraina ha fatto parte dell’Unione Sovietica e che l’Ucraina stessa è un importante sbocco verso i mari, il Mar d’Azov e il Mar Nero, Odessa rappresenta infatti un importante porto commerciale e mercantile come lo è la penisola della Crimea.
Tutt’oggi, poi, i due Stati sono legati dal punto di vista energetico e infrastrutturale: l’Ucraina dipende dal gas russo e attraverso il suo territorio passano importanti gasdotti che trasportano idrocarburi nel resto d’Europa.
Dopo la caduta dell’URSS, infatti, gli Stati Uniti hanno fatto accrescere, attraverso la NATO, la propria area di influenza verso l’Europa orientale, arrivando a farvi rientrare persino l’Ucraina, in pratica entrando in pieno territorio russo.
Tra 2013 e 2014, peraltro, in Ucraina si è verificata una rivoluzione che ha portato al potere un governo filo-occidentale che ha firmato un trattato di maggiore integrazione economica con l’UE.
La Russia temendo di perdere il controllo, ha così occupato militarmente la Crimea, sostenendo la ribellione di truppe indipendentiste in due regioni sud-orientali dell’Ucraina Donetsk e Luhansk, conosciute congiuntamente col nome di Donbass.
La Russia ha sottratto all’Ucraina un territorio che ai tempi contava il 10% della sua popolazione e valeva il 20% del PIL del Paese e il 25% delle sue esportazioni.
Più che prendere il controllo dell’Ucraina, l’impressione è che Putin voglia costringere l’Occidente a negoziare e accettare una forte riduzione della sua presenza militare nella regione, presenza ritenuta una minaccia per la Russia. Mosca afferma che la sua è solo una risposta al fatto che la Nato da anni sta ammassando truppe vicino ai suoi confini, nei Paesi membri dell’Est Europa che sono entrati nell’Alleanza Atlantica dopo il 1997 come Lettonia, Lituania, Estonia, Polonia Romania e Bulgaria. A preoccupare Putin anche il fatto che l’Ucraina chiede di aderire alla Nato, cosa che il Cremlino vuole evitare a ogni costo.
Gli USA d‘altro canto, non vogliono cedere terreno alla Russia, trovandosi attualmente in una posizione di forza. L’ideale per loro sarebbe continuare a mantenere lo status quo e contenere ulteriormente l’area di influenza di Mosca, destabilizzando progressivamente altri Stati alleati della Russia presenti ai suoi confini, come Bielorussia e Kazakistan.
Per quanto riguarda i Paesi europei, possiamo dire che quelli del nord e dell’est sono terrorizzati da possibili concessioni alla Russia o da una guerra. Quelli dell’ovest, invece, sono in gran parte dipendenti da Mosca per le forniture di gas e temono, anzi, che eventuali sanzioni danneggerebbero anche le loro economie.
Una soluzione ottimale, come sostiene anche l’Ambasciatore Sergio Romano, potrebbe essere quello di vedere un’Ucraina neutrale, una sorta di Svizzera dell’Europa orientale, magari potrebbe starci anche un’Ucraina nella UE come Svezia o Finlandia per dire, ma fuori dalla NATO. Attendiamo le prossime mosse, augurandoci scenari di pace e un equilibrio internazionale degli interessi più delineato.
Francesco Fantini