Oratorio Beati Becchetti e Ala “A”, un appello per il recupero di queste strutture

Fabriano – Non è tutto oro ciò che luccica all’ospedale Profili. Le criticità sono tante e gli interrogativi pure, a partire dalla carenza di personale e dalla riorganizzazione di tutti gli spazi non chirurgici. L’attenzione in questi giorni, è verso tutta quella parte di ospedale, circa 4.500 metri quadrati, che è inagibile dal sisma 2016. Cinque anni in cui gli spazi sono stati ridotti al minimo, non senza difficoltà. Ne hanno fatto le spese il Laboratorio Analisi trasferito in prossimità della Banca degli Occhi con i prelievi che si effettuano in Radiologia e tanti ambulatori costretti a convivere.

L’ala A, con i suoi 4.500 metri quadrati, fa parte dello storico ospedale, quello esistente prima del potenziamento edilizio degli ultimi decenni. È la parte che si affaccia nel chiostro del monastero agostiniano, uno dei più antichi della città, quello in cui si accedeva nel giardino dal vecchio corridoio del bar e della Psichiatria. Qui si respira il profumo della storia. Davanti, infatti, ben collegato, c’è il complesso di Sant’Agostino, con la bellissima chiesa del XIII secolo, alcuni locali di servizio, l’ex camera mortuaria e l’oratorio dei Beati Becchetti che si affaccia su un secondo chiostro. Tutto ciò andrebbe rimesso a nuovo e magari potrebbe servire ai servizi non ospedalieri di Area Vasta 2. Se l’oratorio fosse stato in condizioni di sicurezza avrebbe potuto ospitare nuovamente le statue lignee del ‘300 che lì sono nate e che ora sono in Pinacoteca. Tutta quest’area insieme al primo e secondo piano della vicina ala A sono inagibili. Al secondo piano si trova anche la Sala Parca che serviva per gli incontri. E pensare che quando ci sono riunioni o convegni bisogna andare altrove perché al Profili non c’è una sala per più di 15-20 persone. In molti dall’ospedale si chiedono perché non parte l’iter per la ricostruzione pesante di questa parte di vecchio nosocomio. A conti fatti, una volta sistemata, potrebbe servire a tutti quei servizi per cui oggi si paga l’affitto in strutture private. Un uso congiunto sia per Asur per alleggerire la carenza di spazi e in parte per uso pubblico cittadino potrebbe dare nuova linfa all’ospedale e, insieme alla nuova palazzina delle emergenze, completare il quadro della sanità fabrianese, assunzioni personale permettendo.

L’attenzione, quindi, è tutta per l’ospedale e per l’Oratorio dei Beati Becchetti di cui da anni si parla, ma è ancora chiuso e non può far parte dell’offerta turistica della città. Questa piccola struttura può essere definito il “Santo Sepolcro fabrianese”. Risale alla seconda metà del ’300. Giovanni e Pietro Becchetti, eremiti agostiniani fabrianesi (entrambi proclamati beati), di ritorno dal pellegrinaggio in Terra Santa commissionarono ad un architetto e uno scultore questo tempietto dedicato al Santo Sepolcro di Gerusalemme e le statue lignee, una rappresentazione della Sacra Rappresentazione composta dal Cristo Crocifisso, l’Addolorata, San Giovanni, la Pietà, la Vergine dormiente e il Cristo morto, splendido esempio di scultura lignea devozionale trecentesca ora in Pinacoteca. Ricordiamo che quasi un anno fa Asur annunciò i lavori per la creazione, all’interno del chiostro, di un percorso protetto per poter accedere in sicurezza all’oratorio. Poi nuovamente il silenzio.

Marco Antonini