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Il ricordo di Bruno Sassi nel decennale della scomparsa

“C’è stato un momento in cui ci siamo sentiti davvero felici e la vibrazione è stata così forte che deve essere arrivata fin lassù, a spostare gli assi e la geometria delle stelle, a modificare l’algebra infinita dell’universo”. Con questa citazione di Caramagna, la vedova Anna ed i figli Alessandro e Virginia, ricordano il nostro amato concittadino Bruno Sassi, nel decennale della sua scomparsa. “Questa parte della nostra vita, questa piccola ma immensa parte, si può chiamare Felicità. Avevamo il mondo in mano, senza saperlo”, il messaggio che Anna ed i suoi figli dedicano a Bruno, scegliendo me per raccontarvi la sua essenza di uomo colto e garbato, sottile ed ironico, ricercatore storico ed editore illuminato. Bruno ha amato la famiglia e gli amici, ha saputo essere marito, padre, amico generoso e vero. Raccontare Bruno significa coinvolgere umanità differenti, perché Bruno ha condiviso il suo viaggio con tante persone, sia nei suoi progetti di vita che lavorativi. La mia frequentazione più intensa con Bruno Sassi risale agli anni in cui si progettava la creazione dell’emittente cittadina Radio Gold. Quanto abbiamo parlato di radio, quanti consigli, suggerimenti ed idee abbiamo condiviso su come strutturare una radio che fosse fatta dalla gente. L’esperienza di Bruno Sassi nella radio libera cittadina Radio Uno Fabriano rendeva i nostri dialoghi densi di ricordi ed aneddoti preziosi. Bruno e Roberto Becchetti aprirono la prima trasmissione in diretta di Radio Uno Effe….per la prima diretta di Radio Gold la Natura matrigna non ci ha dato il tempo. Roberto Becchetti ha, purtroppo, aperto le trasmissioni da solo, dedicando la nostra prima diretta radiofonica da studio alla memoria di Bruno Sassi. Il ricordo di Bruno è fermo e solido nella mente e nel cuore di chi ha avuto il privilegio di viverlo e frequentarlo. L’amico di una vita Roberto Becchetti lo ricorda così: “Bruno? Sì certo, ne ho tanti di amici con questo nome, ma il primo rimane lui: Sassolino, che a raccontarne la metà ci starei tre ore. Un fratello, ma di quelli che non ci litighi, quelli che sono un tutt’uno. Dalle corse in motorino come co-pilota, a Radio Uno Fabriano a sistemare i contenitori delle uova per insonorizzare la stanza e alle prime dirette, ai quindici anni di equitazione, ai Giochi senza frontiere di Aix Les Bains dove, all’ultimo momento, fu costretto a non partecipare perché a sorteggio gli capitò un gioco nell’acqua che lui mal sopportava. Ai due anni di liceo, all’università presa sottogamba da entrambi, con grande rammarico futuro, al bridge sport della mente dove primeggiava con ottime giocate, alla vita. Sì, Bruno amava la vita e la consapevolezza di perderla, quando ancora sapeva di poter dare e ricevere molto, lo ha sconvolto. Sono passati dieci anni ma per me Bruno è ancora in Tipografia”. Anche l’amico storico Enrico Bargagnati ha voluto lasciare un pensiero: “Bruno possedeva alcune proprietà innate. Intelligenza, cultura, onestà intellettuale, umanità. Le ho riscontrate per tutta la nostra vita in comune. Nelle serate giovanili dense di argomenti eterogenei e di ricordi delle nostre famiglie, già amiche prima ancora di noi, nel bridge agonistico che ci ha accompagnato per anni, nella sua attività imprenditoriale di cui mi ha reso partecipe in scelte importanti, nelle confidenze delle nostre intimità. In tutto Bruno non è stato mai banale. Sempre un vero amico”.

L’importanza del valore della memoria storica e la stima per il nonno, professor Romualdo Sassi, ha condotto Bruno ad un lavoro incredibile di raccolta di materiale di questo importante storico fabrianese ed il nostro Balilla Beltrame racconta: “Nel 2001 Bruno Sassi avviò un progetto che gli stava molto a cuore, ovvero la ristampa dello Stradario storico, con appendici toponomastiche del prof. Romualdo Sassi, in occasione del 50° anniversario della prima edizione del 1952. Un anno dopo uscì il libro di grande formato, elegante veste tipografica, stampato dalla sua Tipolitografia Fabrianese, con la premessa di Silvia Dolciami Crinella, la presentazione di Aldo Crialesi, e la bibliografia di G. Cesare Miranda. Così, la Fabriano raccontata dal prof. Sassi, prendeva vita con le immagini delle strade, le piazze e i vicoli, un tuffo nei ricordi. Richieste da tutta Italia laddove vive e lavora un fabrianese. Incoraggiato dal successo, Bruno pensò alla grande. Raccogliere tutti gli articoli pubblicati dal professore su L’Azione, dal 1909 al 1969, anno della sua scomparsa. L’avrebbe intitolato: Un uomo, un giornale. Romualdo Sassi e l’Azione. Giorni e giorni trascorsi nella Biblioteca comunale a sfogliare le annate del settimanale, alla ricerca degli scritti firmati R.S. e poi fare le fotocopie e quindi trascriverli per la stampa, infine, scegliere le immagini appropriate. Il primo volume, di grande formato, con scritti dal 1909 al 1950, introduzione di Carlo Cammoranesi, e presentazione di Aldo Crialesi, uscì nel 2005, lo stesso anno della nascita del periodico Type ideato da Bruno. Sulla sua scrivania, i testi e le foto per il secondo libro, il microfilm della Biblioteca di Dresda per la stampa dell’inedito di Gian Battista Venturino da Fabriano, vissuto nel Cinquecento, del suo viaggio in Francia, Spagna, Portogallo e il manoscritto del ’600 con la mappa di tutti tesori nascosti qui intorno, trovato tra le carte del nonno, quando… un brutto giorno, s’alzò il vento del Grande Silenzio a scombinar le carte”. L’importante ruolo nel mondo editoriale di Bruno Sassi con il mensile ‘Type’ è così tracciato dal direttore de L’Azione Carlo Cammoranesi: “Il rapporto con Bruno Sassi ha avuto una forte ‘accelerata’ quando quello che era il titolare della Tipolitografia Fabrianese mi chiamò per sottopormi l’idea editoriale di un mensile, “Type” da guidare per offrire una voce di confronto per il territorio, facendolo dialogare sui grandi temi. Ma era stato molto rispettoso e discreto nel non cercare una rivista come competitor al settimanale ‘L’Azione’, era assolutamente un’altra cosa. E’ stata un’esperienza che durò dall’ottobre 2005 fino al 2009. Una persona eclettica, lungimirante, innovativa. Dalla sua azienda fatta crescere in pochi anni, con l’aspirazione di tentare sempre migliori soluzioni, all’editoria coltivata con l’intento di intraprendere sfide appassionanti e mettere alla prova un gruppo di lavoro che era più plasmato sul modello familiare che su quello aziendale. Entravi nel suo ”regno”, nell’area industriale di Campo d’Olmo, e ti faceva sentire a casa. Grande cultura (molto legato alla storia e all’esperienza del nonno Romualdo Sassi), grande senso di approccio con la realtà (la scelta del nome della rivista Type: memoria di caratteri mobili in una tipografia soppiantata poi dall’attuale rivoluzione tecnologica), grande voglia di affrontare nuovi orizzonti progettuali (pensava già ad altre avventure legate al suo lavoro). Per lui aveva valore sì il raggiungimento di un obiettivo, ma mi colpiva perché nella sua fucina di comunicazione non era l’ingranaggio meccanico o il risultato finale a contare, ma la persona, l’uomo con i suoi bisogni e le sue aspirazioni. Per questo il gruppo che aveva costituito per ‘Type’ era qualcosa di solido e professionale, ma di familiare al tempo stesso, persone che si stimavano, si rispettavano, sapevano scherzare davanti ad una pizza o discutere animatamente su una copertina o su un’intervista da realizzare. Bruno era spesso impegnato nell’azienda, ma se poteva, e lo faceva spesso, non saltava un incontro di redazione o una bisboccia a tavola”. Penso spesso a Bruno Sassi, quando scrivo un pezzo per il giornale, quando sono in radio a lavoro e parte un brano in regia, nella vita di tutti i giorni e lo penso come un dono. Nella moltitudine di esseri umani che incontriamo nella vita, poche sono le persone che lasciano un segno. Al dolore immenso per averlo perso così presto si affianca la sua continua presenza, la sua carezza leggera che ci fa sentire grati di averlo avuto vicino a noi. E ora Becchetti, come lui direbbe, basta chiacchiere, parti con la base, questa canzone ce la fai sempre sospirare: “Seconda stella a destra, questo è il cammino e poi dritto fino al mattino. Poi la strada la trovi da te, porta all’isola che non c’è”. Arrivederci Bruno, quell’isola esiste davvero, aspettaci là.

Gigliola Marinelli