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AMAT, IL TEATRO GENTILE DOPO IL COVID

L’amore e la passione per il teatro non conoscono ostacoli per gli spettatori che, nonostante la pandemia e le problematiche di sicurezza connesse, non abbandonano questo mondo che pian piano sta riconquistando fiducia e serenità dopo questi lunghi e faticosi mesi di sospensione degli spettacoli. Ne parliamo con Gilberto Santini, dal 2006 direttore di Amat, Associazione Marchigiana Attività Teatrali.

Direttore, l’emergenza sanitaria da Covid 19 ha messo a dura prova non solo il teatro ma anche tutto il capitale umano che gravita intorno al mondo dello spettacolo, a partire dagli attori e gli organizzatori fino ai tecnici ed alle maestranze. Che aria si respira “dietro le quinte”?

Direi che si respira un’aria ambivalente, nel senso che da una parte sicuramente c’è tanta fatica, tanta pesantezza, perché il settore è stato messo duramente alla prova, non solo per la chiusura vera e propria che ha riguardato i mesi da febbraio a giugno, ma anche la ripresa è stata ed è molto faticosa. Ne hanno fatto le spese le figure anche più fragili, ma non per questo meno importanti, per la realizzazione di uno spettacolo. Il Governo ha fatto del suo, ci sono stati incentivi e sostegni, però la situazione ha impattato in maniera molto forte. Se da una parte appunto c’è questa fatica dall’altra c’è anche, per dirla con Pier Paolo Pasolini, una “disperata vitalità”, la voglia di esserci, di tornare a proporre teatro, di tornare a dire che il teatro è vivo e questo ha fatto sì che il nostro lavoro sia ripartito dalla mezzanotte e uno del 15 giugno, data fatidica, senza fermarsi mai. Certo, i volumi e le misure del nostro agire sono sicuramente più ristretti ma ci viene da guardare con ottimismo, del resto è successo qualcosa di così imprevedibile e drammatico per tutti noi e per tutto il mondo. Da bravi marchigiani ci rimbocchiamo le maniche e ripartiamo, devo dire, con un senso di complicità ancora più forte fra quelli che sono i diversi ruoli dello spettacolo, dagli attori agli organizzatori, ai tecnici a chiunque opera per il teatro.

Quali saranno le proposte di Amat per la stagione, ormai alle porte, del Teatro Gentile di Fabriano?

Purtroppo in questo momento ci sono tante proposte e per tutte le stagioni, compresa quella del Teatro Gentile di Fabriano, stiamo cercando di capire l’assetto. Grazie alla normativa della Regione Marche che da poco ha riallineato la regione ad altre regioni italiane importanti quali la Puglia, il Veneto, la Lombardia ed altre, siamo riusciti ad arrivare quasi a metà capienza. Però invece di avere i teatri grandi, medi e piccoli adesso abbiamo solo teatri medio-piccoli o piccolissimi. In certi casi per i teatri più piccoli non si può neanche pensare di avere una stagione vera e propria perché i posti con il distanziamento sociale sono davvero molto pochi. Come in tutto il resto d’Italia, stiamo facendo una sorta di macro-stagione regionale per ripartire ma, al di là della forma della stagione in abbonamento a cui eravamo abituati, una stagione in cui andiamo a recuperare soprattutto gli spettacoli che erano rimasti sospesi durante il lockdown, anche per il Teatro Gentile di Fabriano. Per fortuna, nel caso di Fabriano, gli spettacoli sono pochi quelli effettivamente saltati. Ci mancava una bella chiusura con la danza che recupereremo al più presto con Evolution Dance Theater con lo spettacolo “Night Garden”, quindi torneremo a fare una bella proposta. Stiamo cercando di comprendere, come il resto del teatro italiano, in che assetto ci troveremo ad operare. Per dirla semplice, al di là dei tecnicismi, bisogna capire se vogliamo fare tutta una stagione con il Teatro Gentile pensato a circa trecento posti, quindi meno della metà, significa cambiare sensibilmente la programmazione, forse potrebbe essere la strada più opportuna. Dall’altra il desiderio di tutto il teatro italiano è di ripartire, perlomeno da gennaio, con tutte le proposte. Vediamo, ci siamo dati un po’ di tempo perché adesso è ancora presto. Da qui a un mese avremo la situazione più chiara.

Come avete risolto a livello organizzativo per garantire agli spettatori il rispetto delle normative di sicurezza imposte dall’emergenza sanitaria?

Abbiamo risolto in maniera molto semplice ed accurata. Questo ci ha permesso di sfatare un mito, si diceva ad un certo punto che il teatro, essendo il luogo del contatto sociale, avrebbe aumentato il contagio. In questi mesi invece ci siamo accorti che il teatro è uno dei luoghi più sicuri in cui ci si possa recare perché le procedure per la limitazione del Covid sono assolutamente rispettate e quindi mascherine fino al posto, distanza un metro calcolato (come nelle scuole) da testa a testa, tutto il personale indossa i dispositivi necessari. Insomma, siamo molto tranquilli e sicuri, ormai ci abbiamo fatto l’abitudine. Tanti spettatori ci ringraziano una volta venuti perché percepiscono il teatro come luogo di grande sicurezza.

Riguardo la campagna abbonamenti?

In questo momento non stiamo facendo la campagna abbonamenti. Chi ha già pensato di far partire una stagione intera, con le capienze ridotte a livello nazionale, ha naturalmente congelato la campagna abbonamenti dell’anno precedente perché i numeri non ci sono, come se si fosse dimezzato appunto anche di più il teatro. Pertanto per adesso non parliamo di campagna abbonamenti.

Le difficoltà che i lavoratori e le lavoratrici del mondo dello spettacolo stanno affrontando in questo periodo crede siano anche una possibilità di cambiamento al fine di creare una sinergia utile al riconoscimento dei loro diritti?

Credo e spero di sì. Sicuramente quello che è accaduto ha fatto rendere conto che il teatro è un ambito produttivo vero e proprio dove lavorano tanti addetti, sono più di cinquemila nelle Marche. C’è bisogno di riconoscerli come tali e assolutamente opereremo tutti, ai vari livelli, perché questo accada e sia ancora più chiaro che quello in ambito culturale è un lavoro a tutti gli effetti. Da questo punto di vista ci può essere una possibilità di cambiamento e noi lavoreremo per questo.

Secondo la sua esperienza, come è stato vissuto il ritorno a teatro da parte degli spettatori nonché appassionati a questo modo meraviglioso di fare arte?

Questa è la cosa che ci ha più commosso. Temevamo appunto, nel chiuso delle nostre case, che potesse nascere una disaffezione al teatro invece il pubblico ha risposto con una partecipazione davvero commovente. Da subito la gente si è fidata del teatro e ci ha testimoniato, con la propria passione, il loro bisogno e necessità del teatro, quanto il teatro conti nella loro vita. Questo ci ha molto rinfrancato e stimolato appunto a non lasciarci andare alla fatica che, inevitabilmente, ancora stiamo attraversando. C’è desiderio di teatro ed il nostro compito è di poter offrire alle persone questo “premio serale che l’uomo dà alla sua fatica diurna”, come ha detto con bella sintesi Alberto Savinio. Questa è l’aspetto che ci ha più colpito ed è anche uno sprone per andare avanti con maggiore sicurezza e riconquistata serenità.

Gigliola Marinelli