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L’INGRESSO DI DON GABRIELE A SANTA MARIA IN CAMPO

di Marco Antonini

Fabriano – Alla presenza del vescovo, Francesco Massara, dei sacerdoti e dei fedeli, don Gabriele Trombetti ha fatto ieri sera, giovedì 8 ottobre, alle ore 21,15, il suo ingresso ufficiale come parroco di Santa Maria in Campo, nella città della carta. Il presule ha celebrato la Messa animata dal coro parrocchiale. Porta Pisana del Palio di San Giovanni Battista ha realizzato per l’occasione una piccola infiorata. Al termine della solenne celebrazione ecco il saluto che don Gabriele ha pronunciato alla sua nuova parrocchia. Lo riportiamo integralmente. Il sacerdote è tornato, così, a Fabriano dopo 10 anni di attività pastorale a Cerreto d’Esi.

Il saluto di don Gabriele 

Eccellenza, autorità, cari tutti, quando nasce un bambino, un figlio, tutti si domandano a chi s’assomiglia e che cosa farà da grande… Se va bene assomiglia un po’ al padre è un po’ la madre in diverse proporzioni. Così, ciascuno di noi, che è stato battezzato, assomiglia un po’ a Dio è un po’ alla Chiesa, la propria comunità, la propria città, alle relazioni che ha vissuto e che vivrà. Oggi io nasco in questa comunità e ringrazio il Vescovo Francesco che mi ha inviato in questa parrocchia. A chi mi assomiglio? Vorrei assomigliare sempre di più a Gesù Cristo. Finora non ci sono riuscito più di tanto, ma confido nella misericordia di Dio; mi pare di aver capito che misericordia vuol dire andare oltre ciò che si vede e valorizzare ciò che c’è. Che cosa farò da grande? Questo lo faremo insieme: voi e io; il gregge e il pastore per usare un’immagine biblica. Il Papa dice sempre che bisogna partire dalle periferie, e più periferia di Santa Maria credo che a Fabriano non ci sia! E quindi viviamo la volontà del Papa. Forse ne avete sentite tante su di me…. beh la maggior parte so vere! Avremo tanto tempo per conoscerci, per apprezzarci, per stimarci e guardarci, senza trovare chissà quale intuizione, defezioni e tutte le cose che ci vengono fuori quando ci guardiamo negli occhi fissi, perché non andremo troppo lontani! La Chiesa invece ci dice di guardare tutti nella stessa direzione, tutti verso la stessa croce, come quando ci sono le elezioni… si viene scelti perché qualcuno ha messo una croce sul nostro nome: così Gesù Cristo ha cambiato la storia. Mi piace la musica, quella fatta con gli strumenti musicali e le note, e il parroco dovrebbe essere il direttore d’orchestra. La partitura sono le parole di Gesù; chi assiste e apprezza il nostro lavoro è Dio che sta in sala: unico spettatore! Lo Spirito Santo è il tecnico specializzato per i microfoni, luci e tutto quello che serve perché l’esecuzione dell’orchestra possa avere il massimo del risalto. Voi siete i musicanti, gli orchestrali! Un direttore d’orchestra, senza musicisti, è un uomo solo, fallito. Così un’orchestra fatta di tanti musicisti se non ha un punto di riferimento che dia l’inizio, che chiuda il pezzo musicale, che valorizzi alcuni fraseggi, è solo un insieme di persone che non creano armonia. Don Antonio ha saputo certamente, prima di me e meglio di me, creare questa sinfonia. E mettere d’accordo un violino, con una grancassa, con un flauto o con una tromba non è facile perché ognuno ha la sua peculiarità. Orchestra e direttore suonando insieme, la partitura che è la Bibbia, guidati dalla saggezza della Chiesa, possono creare quell’armonia che fa emozionare, coinvolgere compiendo atti d’amore…