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REVOCA CONTRATTO AL DIRIGENTE, ACCESSO AGLI ATTI: UN ALTRO NO

Fabriano – Dopo la revoca del contratto al dirigente comunale “Assetto del territorio”, Vincenzo Capalbo, con decreto del sindaco Santarelli, si infuoca il dibattito politico. Recentemente i consiglieri Balducci (PD) e Giombi (Fabriano Progressista) hanno fatto domanda per accesso agli atti per capire le motivazioni che hanno portato la Giunta a prendere questa decisione. La Segretaria generale, Vania Ceccarani, ha respinto la richiesta. Da qui è nata la volontà, da parte dell’opposizione, di richiedere, per una seconda volta, possibilità di accesso agli atti per leggere l’allegato che contiene le motivazioni che hanno portato alla revoca dell’incarico al dirigente. Di ieri, 7 ottobre, la notizia che la Segretaria generale ha nuovamente dato risposta negativa. “In risposta alla sua diffida – si legge nella risposta firmata dalla Segretaria, Vania Ceccarani e indirizzata al consigliere Giombi – ribadisco le motivazioni contenute nella mia precedente risposta del 30 settembre 2020 dove avevo chiaramente argomentato quali sono le motivazioni che mi hanno condotto alla decisione di diniego. Tali motivazioni scaturiscono solo ed esclusivamente dalla valutazione della sussistenza di un diritto alla riservatezza da parte del destinatario del provvedimento. Non ritengo pertanto di aver commesso alcuna violazione”. Il consigliere Giombi (foto) si dice pronto a rivolgersi alla Prefettura di Ancona, alla Commissione per l’accesso ai documenti amministrativi istituita presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri (art. 27, I comma, legge n.241/1990) ed eventualmente anche al Tar delle Marche.

Giombi (Fabriano Progressista)

“Ritengo un fatto gravissimo – denuncia il consigliere comunale Andrea Giombi – il secondo diniego espresso dall’Amministrazione Comunale alla richiesta di accesso ai documenti aventi ad oggetto la motivazione della revoca del Dirigente del settore assetto e tutela del territorio. Questo diritto è di carattere pubblico ed è connaturato al mandato di interesse pubblicistico rivestito da ogni singolo Consigliere Comunale. Pertanto, con convinzione reputo illegittimo l’atto di diniego e, per l’effetto, insieme al collega Giovanni Balducci ci rivolgeremo alle Autorità competenti al fine di tutelare le prerogative dei Consiglieri, che sono alla base della democrazia. Il Comune deve essere trasparente e non può essere opaco”.

La denuncia dell’ex sindaco, Roberto Sorci

Caso dirigente assetto territorio. Onestamente pensavo che errare fosse umano, ma perseverare nell’errore è veramente diabolico. Mi sono reso oramai conto che al Comune di Fabriano il perseverare è diventato un dogma. Come tutti possono vedere, oggi si persevera con caparbia arroganza, nel negare, un diritto stabilito dalla legge, al consigliere comunale Giombi l’accesso ad un atto amministrativo già concluso e pubblicato solo parzialmente all’albo pretorio. Questo è un comportamento gravissimo, che riguarda tutti i consiglieri di maggioranza che di minoranza senza distinzione. Il Consigliere comunale ha prerogative di controllo ben specifiche, garantite dalla legge. Questo atteggiamento del Segretario comunale di negare queste prerogative è un attacco alla rappresentatività del consigliere comunale e quindi alla democrazia. Questo è bene che anche i consiglieri comunali di maggioranza capiscano. Fatta questa premessa mi permetto nonostante sia un “ingegnere di campagna” di suggerire al segretario comunale, nonché dirigente del personale e all’avvocatura del Comune, di leggere anche l’ultima sentenza del Consiglio di Stato, che molto probabilmente è sfuggita. Cosi l’interessante articolo in materia comprese le note 37 e 38 su altalex. Strano che queste cose le debba evidenziare un “ingegnere di campagna” a esperti di giurisprudenza.

Considerato quanto riportato sulla vicenda della revoca dell’incarico capisco che questa storia rischi di diventare molto imbarazzante, soprattutto pericolosa per il Sindaco a cui hanno fatto firmare un atto, in cui non si evidenzia nessun parere in merito, nè da parte del dirigente del personale, nè da parte dell’avvocatura, lasciando a lui tutte le responsabilità nel caso in cui la vicenda si metta male. Però voglio anche far sorridere un po’ a tutti, per dimostrare, quello che ho detto nei giorni scorsi: ovvero che al Comune di Fabriano circola un’aria che fa male alla testa. Infatti come si legge nel bando pubblico del Comune del 13 maggio 2019, tuttora valido, è scritto in modo davvero geniale, che per divenire capo dell’ufficio tecnico del municipio di Fabriano servono ben cinque lauree diverse. Si 5 lauree. Nella sua assurdità, il passaggio è chiaro: “essere in possesso dei seguenti titoli di studio” e non “uno dei titoli” o “due dei titoli . È vero che oramai è più importante la conoscenza dell’ inglese per fare il dipendente pubblico, ma l’italiano rimane ancora una lingua seria. Quindi è chiaro che servano 5 lauree per l’incarico. Il dirigente che è stato revocato, ne possedeva solo due lauree: una magistrale in Ingegneria con relativa iscrizione all’albo professionale degli ingegneri e una è una altra laurea in architettura, con relativa iscrizione all’albo degli architetti di tipo B dal lontano 2006. Quindi non aveva cinque lauree. Ma una domanda sorge spontanea: chi ha presentato i candidati al Sindaco per la scelta finale i titoli professionali li aveva letti oppure no? Chiunque può leggere il Cv del dirigente sulla rete civica, non aggiungo altre disquisizioni sul termine laurea. Certo, fa veramente sorridere “se fosse vero” che la contestazione addebitata al dirigente è la mancanza di una laurea in architettura, oltre tutto dai primi di settembre risulta anche iscritto all’albo degli architetti alla categoria A, come gli consentono le lauree in possesso. Certo che questo comportamento di nascondere gli atti dovuti che hanno concluso il proprio iter con la scusa della privacy ad un Consigliere fa nascere tanti dubbi, che vedremo in seguito. Credo che a questo punto posso ipotizzare il sostituto del dirigente, a cui è stato revocato l’incarico dal sindaco, non ci sarà mai, perché ritengo che non esista in Italia e al mondo una persona con queste cinque lauree specifiche. Ritornando alla gravità dell’atto di diniego da parte del segretario comunale, nonché dirigente del personale, mi auguro che il consigliere Giombi per difendere il ruolo dei consiglieri comunali sia di maggioranza che di minoranza, chieda al Prefetto la tutela del diritto democratico del ruolo del consigliere comunale.

Marco Antonini