“IN 20MILA SOTTO GLI UFFICI DELLA REGIONE”

di Marco Antonini

Fabriano – “Il governatore delle Marche, Luca Ceriscioli, deve dimettersi perché ha mentito due volte. La responsabilità della chiusura del punto nascita dell’ospedale Profili è sua. Andremo in 20mila sotto i suoi uffici a protestare”. E’ furibondo il sindaco di Fabriano, Gabriele Santerelli, dopo essere venuto in possesso del documento citato dalla Regione Marche con il quale si chiede di procedere alla chiusura della sala parto della città della carta, l’unica per tutto l’entroterra. Il documento è stato reperito tramite il segretario del ministro della Salute, Giulia Grillo. E ora oltre alla battaglia politica si aggiunge quella dei cittadini che intendono scendere in piazza per manifestare contro questa decisione di non far più nascere i bambini a Fabriano. “Si tratta – spiega il sindaco – della comunicazione del comitato ministeriale Lea che prende atto dei documenti inviati dalla Regione sulla chiusura del reparto di Ostetricia decisa già a dicembre 2018, circa due mesi fa. Sapevano tutto e ci hanno fatto credere che la notizia fosse arrivata solo pochi giorni fa. Un atto gravissimo”. Praticamente dito puntato da tutti verso palazzo Raffaello, sede della giunta regionale targata Pd che non avrebbe fatto nulla per evitare questo passo. “Il presidente Ceriscioli, oltre alla tempistica – attacca Santarelli – ha mentito anche sul fatto che avrebbe potuto decidere in autonomia di derogare alla richiesta di chiusura. Quindi, è stata una scelta deliberata e il comitato Lea ha solo preso atto della decisione della Regione. Un presidente non si può permettere di prendere in giro i propri cittadini. Se lo ha fatto, come si evince dalle carte in mio possesso, deve dimettersi subito. Se non dovesse farlo, noi dobbiamo andare in Regione in 20mila e manifestare”. Oltre alla chiamata alla mobilitazione, il primo cittadino assicura che cercherà di capire “se c’è un modo per far recedere la Regione da questa posizione tramite il ministro della Salute”. Il Governatore, invece, chiede le dimissioni del ministro della Salute responsabile della chiusura.

Corsa contro il tempo, quindi, perché da metà febbraio non si potrà più partorire a Fabriano. In ospedale, intanto, ancora si lavora con il sorriso, nonostante le turbolenze che, da anni, si respirano ogni giorno per colpa di una sopravvivenza che è sempre stata messa in discussione generando paura tra le gestanti alcune delle quali, per colpa dei continui annunci politici, hanno scelto di partorire altrove. Nel mese di gennaio sono nati 31 bambini, uno al giorno. Il dottor Antonio Cutuli non usa mezze parole. Lo fermiamo appena uscito dalla sala parto. Il primo vagito di un bebè venuto al mondo al Profili commuove tutti. “Ceriscioli scusa, ma noi continuiamo pure oggi. Abbi pazienza – dichiara il medico da sempre in prima linea nella difesa del reparto. Neanche a farlo apposta sono nati altri due fabrianesi quando è stata data alla stampa la notizia della nostra chiusura. Mentre ci cannibalizzate, io con una collega, due ostetriche, un pediatra e una puericultrice ci accingiamo ad aiutare dei cuccioli di fabrianese a nascere. Voi continuate il vostro banchetto. E’ una sconfitta per tutti. Non si nasce più a Fabriano e ciò impoverisce l’entroterra. Per non parlare della qualità del servizio offerto dal reparto, uno dei migliori”.

Gli attivisti sono pronti alla guerra. “La politica tutta ha perso. Il nostro punto nascita è la prova definitiva. Anni di parole – dichiara amareggiata Katia Silvestrini del Coordinamento dei cittadini nato in difesa dell’ospedale – battaglie, piccole conquiste, speranze. Anni in cui, mentre noi residenti ci credevamo con tutte le forze, perché era un nostro diritto e un nostro dovere salvaguardare la sanità pubblica, il palcoscenico politico è stato affollato da attori che hanno recitato bene il loro copione. La politica ha perso, perché chiudere un punto nascita in un entroterra che sta morendo significa affossare ancora di più le speranze di chi resta, di chi resiste. Un ultimo grido – conclude – ci rimane, ma serve, ancora una volta e con più forza che mai, che la città ci sia, al di là delle divisioni, dei pensieri divergenti, degli interessi”. Allo studio, infatti, una grande manifestazione di protesta con l’obiettivo di portare in piazza mamme e non solo sia da Fabiano che dall’entroterra che non vuole arrendersi a quest’ennesimo taglio.