GIOCO D’AZZARDO IN PIENA CRISI, STORIE DI CHI SCOMMETTE PER UN FUTURO MIGLIORE

di Marco Antonini

Fabriano – Gioco d’azzardo, un problema che spavanta. Sempre più italiani sfidano la sorte e investono i loro risparmi così. Un’abitudine che rischia di diventare una malattia che distrugge intere famiglie e ti fa perdere il contatto con la realtà. Il problema è legato soprattutto alla facilità di accesso al gioco, considerata una pratica lecita. “Giocare d’azzardo è semplice come andare a comprare il pane al forno”. È l’allarme di Patrizia Saraceno, membro dell’Osservatorio per il contrasto della diffusione del gioco d’azzardo e vicepresidente del Centro Italiano di Solidarietà don Mario Picchi. Nel 2017, secondo i dati ufficiali dei Monopoli di Stato, gli italiani hanno speso complessivamente 101,85 miliardi di euro, con un aumento del 6% rispetto al 2016 e del 142% sul 2007.

Le storie

“Si gioca cercando quella fortuna che la vita ancora non ti ha dato. Inserisci una banconota dopo l’altra non sapendo che quei pochi soldi potrebbero servire per i tuoi figli che vanno a scuola e hanno bisogno dello zaino nuovo o del maglione. E’ sempre troppo tardi quando ti accorgi di aver buttato via denaro inutilmente”. E’ lo sfogo di un papà 38enne di Fabriano alle prese, per alcuni anni, con il vizio del gioco d’azzardo. Prima ha iniziato a sfidare la sorte quasi per caso, senza crederci più di tanto, poi dopo alcune piccole vincite di diverse centinaia di euro e i soldi che a casa non entravano causa lavori saltuari, quel salto mattutino al bar per giocare alle slot-machine è diventato una tappa fissa. “Un giorno vincevo e tre perdevo – confida – ma non avevo mai preciso il conto di quanto effettivamente giocavo. Ho capito di aver esagerato solo quando avevo bisogno di alcuni prodotti per il mio secondo figlio piccolino e non avevo i soldi nel portafoglio. Eppure avevo da poco fatto alcuni lavori precari ed ero stato pagato”. Colpisce anche a Fabriano la ludopatia che, complice la crisi economica e occupazionale che non accenna a diminuire, colpisce sempre più persone. L’allarme è tornato in primo piano, nei giorni scorsi, grazie all’inchiesta pubblicata dal gruppo l’Espresso che fotografa la realtà fabrianese sotto il punto di vista del gioco d’azzardo. Negli ultimi anni le cifre sono altissime. Nel 2016 nella città della carta sono stati giocati 21 milioni di euro alle slot-machine con una spesa di 685 euro pro-capite. Riferendoci al comprensorio sono stati spesi, in tutto l’entroterra, poco più di 30 milioni di euro solo alle slot-machine. Sassoferrato la città dove si è giocato di più: 8,02 milioni di euro. Sono stati vinti 5,70 milioni di euro. Segue Cerreto d’Esi: spesi 2,65 milioni; vinti 1,85 milioni di euro. Poi c’è Genga dove sono stati spesi 1,75 milioni; pagate vincite per 1,21 milioni. Chiuse la classifica dell’entroterra Serra San Quirico: spesi 1,38 milioni; vinti 953.289 euro. Nel 2017, invece, a Fabriano si è registrato un calo di circa un milione di euro alle slot che rimane sempre il gioco che più paga. Il totale, però, sale a 33,88 milioni di euro se consideriamo tutti i giochi gestiti dallo Stato, quindi anche Gratta e Vinci e tutte le lotterie.

Storie di ogni tipo. In un bar di Fabriano incontriamo un nonno, pensionato da alcuni anni, che gioca alla slot-machine. Cinque euro, poi altre cinque. Non ha vinto nulla. Non contento acquista un Gratta e vinci, ma dei suoi numeri fortunati nessuna traccia. “Preferisco rinunciare ad altre cose – commenta – tipo una serata al ristorante o una breve vacanza che a questi giochi. Il caso, prima o poi, potrebbe premiare la mia costanza”. L’uomo, un 70enne del posto, confida “di essere spesso rimproverato da moglie e figli per i tanti soldi che spendo alle macchinette” e di essere convinto che “prima o poi riuscità a vincere una cifra importante per poter vivere senza preoccupazioni”. Il gioco d’azzardo invoglia sia giovani che anziani a dimostrazione del malessere che c’è in circolazione, in una società sempre più distratta e che non si accontenta. E se a lamentarsi e a tentare la sorte sono anche coloro che hanno uno stipendio o una pensione, non immaginiamo come vivono e con quale stato d’animo, quelli che veramente non hanno un soldo nemmeno per piangere.