TECNOWIND E JP, NUOVO BANDO E LO STALLO DEI FINANZIAMENTI

Novità in casa Tecnowind di Fabriano: in arrivo nuovo bando di vendita ed esercizio provvisorio. “Un segnale importante che dimostra che l’azienda è ancora viva” spiega Massimo Bellucci, Fim-Cisl. Novità per 247 dipendenti della fabbrica attiva nel comparto della produzione di cappe e piani cottura dichiarata fallita il 15 febbraio con il conseguente licenziamento collettivo dei lavoratori che hanno già attivato procedura Naspi. Il curatore fallimentare ha ottenuto che durante tutto il tempo del bando, nell’azienda si torni a lavorare. “Un esercizio provvisorio che consentirà di evadere gli ordini che ancora ci sono” spiegano i sindacati. Alcuni lavoratori, sei per la precisione, torneranno alle catene di produzione. Oltre ai 12 lavoratori richiamati al lavoro nei giorni scorsi per coadiuvare il curatore fallimentare, quindi, torneranno a lavorare altri operai per produrre cappe. Il curatore fallimentare, Simona Romagnoli, intanto, ha ottenuto il via libera del giudice del Tribunale di Ancona, sezione Fallimentare, per la pubblicazione di un nuovo bando che sarà direttamente per la vendita della stessa. Sembrerebbe, infatti, che siano arrivate notizie di imprenditori potenzialmente interessati all’acquisto della Tecnowind. E che avrebbero deciso di non partecipare al precedente bando per l’affitto perché avrebbero voluto una situazione più stabile. Ecco, quindi, che il curatore fallimentare ha deciso, di concerto con il giudice, di procedere a un nuovo tentativo per raccogliere manifestazioni di interesse, ma questa volta direttamente per la vendita dell’azienda di Fabriano.

Jp

Riunione fiume, nei giorni scorsi, per la vertenza Jp. Sul tavolo lo stallo dei finanziamenti. Faccia a faccia tra sindacati e azienda. 700 lavoratori attendono che l’attività possa riprendere. Il problema principale riguarda i finanziamenti bancari che starebbero impedendo l’avvio del nuovo piano industriale dell’imprenditore Giovanni Porcarelli. La speranza dei sindacati è che i 700 lavoratori, 350 del sito di Santa Maria e Maragone e altrettanti a Gainfana, in Umbria, possano tornare a lavorare e che le banche sblocchino quanto prima le linee di credito affinchè il progetto, per il quale servirebbero 20 milioni di euro, possa prendere il via.