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EUTANASIA DEL SINDACATO

Le circa 200.000 tessere perse dalla CGIL nell’ultimo anno (pare che nel 2015 siano state 700.000…) sono un segnale preoccupante della crisi del sindacato italiano. In un’epoca problematica come la nostra, in cui il lavoro è merce rara e ridotto a oggetto senza tutele, ci si aspetterebbe un aumento di interesse per chi lo difende, e invece scopriamo che le nuove generazioni di precari sanno a malapena che cos’è il sindacato e a cosa serve. Di contro ci si accorge che nel sindacato la metà delle tessere (di quelli che restano) sono dei pensionati cioè di quelli che dal lavoro sono usciti, beati loro, forse proprio per il lavoro fatto dal sindacato. Mentre quelli che sono attivamente impegnati nel lavoro spesso sono anche quelli che revocano la tessera, perché sentono l’attività del sindacato come superflua. In fondo è come se ci trovassimo alla fine di un mondo.

Se proviamo a ragionare su questa questione a livello locale o globale il risultato è abbastanza sconfortante. Nella crisi del distretto industriale fabrianese possiamo dire che il sindacato non ha toccato palla, le scelte sono state fatte in altre sedi e con altri interlocutori. Non a caso la crisi si è abbattuta in modo inclemente e se la pauperizzazione non ha ancora colpito duro è perché hanno funzionato i meccanismi di solidarietà oppure la rete familiare del territorio. Per fare un altro esempio che conosco bene, nella scuola italiana l’introduzione della riforma detta “buona scuola” ha causato una emorragia impressionante di tessere e l’aumento della rabbia dei lavoratori nei confronti delle organizzazioni sindacali. Se si guarda agli ultimi scioperi ci si accorge che le percentuali delle adesioni sono minime, le assemblee sul rinnovo del contratto di lavoro sono spesso delle debacle per i dirigenti sindacali che cercano di convincere i lavoratori della bontà di un contratto che prevede 85 euro di aumento lordo medio a fronte di 9 anni di vacanza contrattuale.

Come se non bastasse il ministro Fedeli provenendo dalle file della CGIL ha programmaticamente realizzato le deleghe sulla scuola del precedente governo Renzi senza ascoltare minimamente la voce dei lavoratori. Questo naturalmente non aiuta il sindacato che con una mano sembra voler tener buoni i suoi iscritti e con l’altra firma praticamente tutto quello che propongono i governi

Sono il primo a sapere che un mondo senza sindacato è un mondo meno libero  meno tutelato e  senza corpi intermedi. Nella storia del ‘900 il sindacato è stata una forza emancipatrice di primissimo piano. Ma a cosa serve più un sindacato così?

Oggi tra gestione dei fondi pensione (vedi Espero nella scuola) e l’attivazione di centri di servizio (730, F24, calcolo pensionistico, patronato ecc) il sindacato sbriga pratiche come una agenzia d’affari e si preoccupa di rendere agevole e “dolce” per il lavoratore la barbarie dei tempi. In fondo si è trasformato in una specie di vasellina.

Alessandro Cartoni