DI RITORNO DALL’UGANDA, IL RACCONTO DI CHIARA, MARTA E CECILIA

Di ritorno dall’Uganda con Africa Mission. Chiara Caselli, Marta Girolametti e Cecilia Guida, raccontano il loro viaggio con l’Associazione.

E’ appena finita un’estate importante per tre ragazze dell’associazione “Africa Mission Fabriano”. Chiara Caselli, Marta Girolametti e Cecilia Guida hanno trascorso 20 giorni in Uganda grazie al progetto “Vieni e Vedi”. Da circa 40 anni sono molti i fabrianesi legati a questa associazione: tanti nel corso degli anni hanno scelto di partire per l’Africa per conoscere questo meraviglioso continente, così lontano e affascinante. Dal 2012 a Fabriano si è formato un gruppo di giovani molto affiatato e sempre più numeroso che cerca non solo di raccogliere fondi per i progetti in Africa, ma anche di sensibilizzare la nostra città con tante iniziative. In questi ultimi 5 anni il giovane gruppo ha organizzato cineforum, mercatini, cene, feste, mostre e tanto altro ottenendo successo e partecipazione da parte della cittadinanza fabrianese. Il gruppo “Africa Mission Fabriano” ringrazia tutti quelli che nel mese di maggio hanno contribuito alla vendita dei dolci sia facendoli che acquistandoli. Si ringrazia dunque la “Parrocchia di San Venanzio” che ha ospitato questa iniziativa e tutte le singole persone che hanno contribuito in qualche modo al successo della vendita. Il ricavato è stato devoluto al viaggio delle ragazze, alle cure per Paolino, un bambino nato con una grave malformazione fisica e a Victor, un ragazzo cieco, molto legato alla città di Fabriano. Conosciamo ora Chiara, Marta e Cecilia.

PERCHE’ E QUANDO AVETE DECISO DI PARTIRE? PRIMA DELLA PARTENZA, AVEVATE DELLE PRECISE ASPETTATIVE?

Chiara: Per quanto mi riguarda io non ho avuto un momento preciso in cui mi sono detta: “Parto!” E’ stata una decisione che ho preso lentamente, non ho scelto di fare questo viaggio per rispondere a delle domande, ma per curiosità, volevo fare una nuova e forte esperienza, cercando di assorbire il più possibile, come una spugna.

Prima di partire avevo ascoltato tanti racconti, visto foto, raccolto informazioni, seguito una formazione e quindi pensavo di sapere quello a cui andavo incontro, di avere la situazione sotto controllo; invece l’Africa ha subito iniziato a riservarmi sorprese e la prima cosa che mi ha fatto davvero comprendere è che ero stata superficiale a pensare di aver capito qualcosa, come pretendevo di aver capito senza aver prima vissuto?

Marta: Anche io ho maturato la scelta di partire lentamente ed ho cercato di non crearmi troppe aspettative. Entrare nel gruppo, relazionarmi con i ragazzi è stato fondamentale. Forse un momento significativo per la mia decisione ce l’ho avuto quando sia io che Chiara abbiamo incontrato il dottor Tonino Setaro, che pur dandoci soprattutto indicazioni pratiche per il viaggio, ci ha emozionato tanto raccontandoci la sua esperienza in Kenya. Dentro di me si è mosso qualcosa che non so spiegare e da lì ho sentito proprio una scossa che mi ha fatto dire  “Ok, ho deciso, parto”.

Cecilia: Per me questa è stata la quarta volta in Africa. Sono stata tre volte in Uganda con “Africa Mission” e una volta in Kenya con un’altra associazione. Ormai devo dire che l’Uganda e il viaggio di “Africa Mission” fanno parte di me, l’Associazione è diventata una seconda famiglia. Anche se sono stata in posti già visti, ho vissuto in modo diverso questa esperienza anche perché c’erano Chiara e Marta. Ho scelto di partire per loro, per accompagnarle e per la presenza di Paolo Strona, da anni referente del gruppo fabrianese. Hai detto prima che ogni esperienza è diversa, cosa ha avuto questo viaggio di diverso dagli altri? Oltre ai compagni di viaggio, il fatto che mi sono sentita più matura nel vivere certe situazioni. Mentre la prima volta ero timorosa, finita una giornata pensavo sempre “chissà domani come sarà?” Questa volta sapevo cosa mi sarebbe aspettato e quindi ho colto dei dettagli nuovi. Sono stata più attenta e mi sono goduta in modo diverso i momenti difficili, penso che il viaggio sia molto di più che visitare dei posti.

QUALI SONO STATI PER VOI I MOMENTI INDIMENTICABILI?

Chiara: Nella “Great Valley School” di Kampala sono rimasta impressionata da come ci hanno accolto. Non dimenticherò mai tutti quei bambini con quelle divise blu, arancioni e rosse, che correvano verso di noi per salutarci. In particolare ho stampato nella mente il ricordo di un bambino che per un paio di giorni è stato sempre con me. E’ stato doloroso salutarlo per l’ultima volta: mi ricordo che mi seguiva con lo sguardo da dietro la grata mentre mi allontanavo. Un altro momento indimenticabile l’ho vissuto in un centro giovanile a Moroto, lì l’impatto è stato diverso, appena arrivata i ragazzi di circa 12-13 anni ci deridevano, ci chiedevano soldi, diciamo che c’era un clima abbastanza pesante, ma anche in questo posto ho conosciuto un ragazzino speciale, con cui ho stretto amicizia, sto addirittura aspettando con ansia una sua lettera! In generale una cosa che proprio non si dimentica sono gli sguardi delle persone, così profondi, ti entrano dentro senza andarsene più.

Marta: Io ho dei momenti indimenticabili nel centro MOP (Missionari del Povero) in quanto lì si vive un’esperienza fortissima a livello umano, ci si trova ad aiutare persone colpite da gravissimi problemi di salute, in pessime condizioni igieniche, senza dei supporti materiali, non so davvero come facciano i frati a gestire questo centro senza sufficienti aiuti economici. La cosa sorprendente è che riescono a trovare la serenità nonostante non hanno nulla per poter aiutare concretamente queste persone, nulla se non l’amore. E’ grazie ai loro sorrisi che ho trovato la forza in quei momenti. Un altro ricordo indimenticabile è stato al mercato del pesce dove ho conosciuto un bimbo di circa 5-6 anni che mi ha preso la mano, non riuscivamo a comunicare perché non parlava inglese, ma questo non ha di certo ostacolato la nostra intesa fatta di sguardi e di gesti.

Cecilia: Di momenti indimenticabili ne ho tanti, ma in questo viaggio mi ha colpito-sconvolto un bambino di 5 anni, maturo come un adulto. Un giorno sono andata a visitare, accompagnata da un’educatrice, una scuola materna dove ci sono bambini nati da donne malate di AIDS. Queste donne vengono emarginate e così anche i loro bambini nonostante nella maggior parte dei casi non abbiano contratto la malattia. Quando l’educatrice mi stava descrivendo la situazione di questo bambino e la situazione di altre famiglie, improvvisamente, il piccolo dice: “La vita è dura, ma è meravigliosa”. Mi ha veramente sconvolto questa frase, sia perché è stata detta da un bambino, sia perché era rivolta come frase consolatoria all’educatrice che in quel momento mi stava descrivendo le difficili situazioni con cui doveva confrontarsi ogni giorno.

COME VI SIETE TROVATE CON I COMPAGNI DI VIAGGIO PROVENIENTI DA ALTRE CITTA’ D’ITALIA? AVETE STRETTO NUOVE AMICIZIE?

Si! Rispondono all’unisono sorridendo con uno sguardo commosso. Secondo me, dice Cecilia, il gruppo di quest’anno è stato uno dei più belli che io abbia mai visto. Siamo infatti rimasti tutti in contatto e a breve ci rivedremo.

Marta: Sono stata davvero bene con gli altri ragazzi; ritornare a casa è stato davvero difficile, riabituarsi alla vita quotidiana dopo aver visto certe situazioni, è dura e devo ancora metabolizzare perché credo di avere quel famoso mal d’Africa di cui prima di partire avevo sentito parlare. Penso che trovarsi bene con dei compagni di viaggio dia un valore aggiuntivo a questa esperienza e aiuti anche a riabituarsi alla quotidianità.

Chiara: Per me il fatto di condividere questa esperienza con Marta e Cecilia è stato più che importante, Cecilia poi è stata per me e Marta una presenza fondamentale. Con gli altri ragazzi, ci siamo sentiti anche al ritorno (che per me è stato traumatico) e ci sentiamo ancora perché solo con chi ha condiviso le tue stesse emozioni puoi davvero capirti. Le parole di questi nostri racconti non bastano a rendere giustizia a tutto quello che abbiamo visto, odorato, toccato: vissuto.

Francesca Agostinelli