“IL SORRISO E’ NECESSARIO”, A TU PER TU CON CRISTINA GREGORI
Cristina, tanti anni di formazione e comunicazione, sia in enti pubblici che privati, con particolare cura della dizione e del public speaking. Dalla tua esperienza come giornalista, speaker e formatrice, cosa fa di un comunicatore un buon comunicatore e quali competenze sono basilari?
Ti rispondo con le parole del mio Maestro Dale Carnegie, se vuoi è un concetto semplice ma difficile da applicare senza infingimenti. Una filosofia di approccio alla vita e non solo al public speaking: “La gente che sorride tende a cavarsela meglio, a insegnare meglio, a vendere meglio e a crescere figli più felici. C’è più comunicatività in un sorriso che in una minaccia; perché l’incoraggiamento è un sistema educativo più efficace della repressione.” Semplice no? Nei miei corsi il sorriso è necessario. Per imparare bisogna divertirsi ed è quello che facciamo mettendoci alla prova cercando di superare paure e complessi. Senza giudizi. L’unico è quello di fine corso da parte mia. Ma siamo tutti sulla stessa barca e tutti abbiamo da imparare gli uni dagli altri. Per quanto riguarda il “buon comunicatore” mi verrebbe da dire, con una piccola provocazione, che il buon comunicatore è colui che sa cosa dire ma soprattutto come dirlo. Il come dirlo è importante come il cosa dire. Comunque per essere bravi nel comunicare alla base di tutto deve esserci l’ascolto che non passa solo attraverso le orecchie. Ascoltare è fondamentale. E’ necessario farlo con attenzione, presenza, costanza. Direi che la simpatia, l’ascolto, l’empatia e la competenza siano le doti necessarie per essere un buon comunicatore e per avere successo in pubblico. Se poi aggiungiamo anche una buona dizione il risultato può essere davvero sorprendente.
L’abuso dei social network, quale forma di comunicazione veloce ed istantanea, ha danneggiato secondo te la “cultura” del comunicare in modo corretto?
Questo è un argomento davvero complesso. Internet è un viaggio senza fine. Una trasformazione totale del nostro modo di comunicare che abbiamo vissuto e che stiamo vivendo. I social network sono posti magici. Ognuno di noi trova il suo spazio, parla, si arrabbia, interagisce, ha degli spettatori. Sono piazze virtuali che espandono la nostra possibilità di comunicare. Possiamo farlo senza limiti con diversi ambiti: personale, politico, sociale, diventando promotori di iniziative e campagne a favore o a sfavore di questo e di quello. Ma se vogliamo essere efficaci su questi mezzi, oltre a comprenderne i meccanismi dobbiamo essere “brevi” ce lo insegna Christopher Johnson che ha scritto un libro dal titolo esemplicativo “Microstyle” dove si parla dei “linguaggio breve” necessario per essere vincenti sui social. Anzi l’autore parla di una vera e propria «ossessione collettiva per la brevità». Ogni capitolo descrive uno strumento che aiuta i messaggi in miniatura a catturare l’attenzione, comunicare istantaneamente. Lo consiglio a chi vuole comprendere questo mondo. Io ho dovuto imparare il linguaggio virtuale ma lo pratico poco. A me interessa la comunicazione interpersonale anche se i social sono diventati indispensabili per comunicare all’esterno.
Parliamo della dizione nell’ambiente della pubblica amministrazione: quanto conta sapersi esprimere pubblicamente in modo corretto? Come si supera l’imbarazzo di parlare di fronte ad una platea ampia e soprattutto attenta ad ogni singolo errore? E’giusto per te formarsi anche a livello comunicativo per chi svolge un compito politico ed amministrativo?
Ci sono pubbliche amministrazioni che comunicano magnificamente verso l’esterno. Altre meno. Comunque tutte hanno compreso la necessità di comunicare la propria attività. Ma è un processo complicato. I principali attori della comunicazione politica che non sono solo i cittadini ma anche i mass media e i politici in generale, hanno a disposizione mezzi che sembrano superati o comunque in continuo cambiamento. Buona parte delle teorie tradizionali che per molto tempo sono stati punti fermi alla base della interazione tra pubblica amministrazione e cittadini, sono saltate. Il sistema è estremamente fluido in continua evoluzione esattamente come le nuove tecnologie che lo pervadono. Il “tweet” è il linguaggio della politica di oggi: 140 caratteri e stop. Io penso che bisognerebbe trovare una chiave di lettura per ogni strumento. Come le note di un pianoforte una sinfonia di informazioni con al centro l’essere umano. Forse si dovrebbe pensare ad un nuovo codice della comunicazione politica che al quale attenersi rigorosamente. Non è possibile “aprire la tastiera e dargli fiato” soprattutto per chi ha responsabilità politiche e istituzionali. Bisogna fare attenzione a non cedere alle lusinghe della barbarie da tastiera. Per tornare alla tua domanda: la risposta è si continuare a “formarsi” è l’unico modo per affrontare i cambiamenti che la politica impone. Invece di correre dietro le soluzioni, la politica deve prevedere, immaginare, proporre. Formarsi o fermarsi è un mio motto che perseguo da anni. Visto che siamo in tema di slogan chiudo con questo: “Chi non si forma è perduto”.
Da anni si parla della necessità dell’inserimento della dizione quale materia di studio sin dalle scuole primarie? Un buon comunicatore si può formare sin da bambino?
I bambini sono comunicatori eccezionali. I migliori in assoluto. Da loro abbiamo solo da imparare…Spontanei, sinceri, istintivi! Che poi la dizione possa essere materia di studio la vedo dura. La dizione può essere noiosa se non c’è un insegnante dinamico. Forse sarebbe meglio insegnare teatro con all’interno dei corsi di dizione pensati apposta per i bambini e le loro esigenze. Si sarebbe bello. Un sogno.
Parliamo di “Viva Voce”, un progetto importante proposto da te ed altri colleghi che operano da decenni nel mondo della comunicazione. Di cosa si tratta e come è organizzato questo corso?
Parto dal nome del corso: Viva Voce. L’abbiamo pensato per tutti coloro che devono usare la voce per lavoro ma credimi può aiutare chiunque. Entrare in contatto con la propria voce, significa entrare in profondo contatto con sé stessi. La voce è lo specchio dell’anima e non gli occhi. Il corso è strutturato in modo da mettere coloro che vi partecipano al centro di un percorso che li vedrà migliorare la propria dizione, mettersi alla prova nel parlare in pubblico, conoscere la propria voce e le sue sfumature. In questo viaggio ho accanto a me due professionisti straordinari che con la loro voce hanno fatto tutto!! Maurizia Gregori e Gigio Alpini. Con loro sarà tutto più facile imparare e divertirsi. Impareremo anche cos’è la comunicazione empatica, a trovare il nostro stile personale ad accrescere la nostra leadership, ad essere assertivi ed incisivi. Acquisiremo disinvoltura e naturalezza con gli interlocutori vincendo imbarazzo e timidezza nell’approccio con gli altri, grazie all’autocontrollo e alla padronanza emotiva. Infatti un elemento che distingue questo corso, è il suo taglio totalmente pratico. Ogni partecipante è protagonista del suo apprendimento ed è coinvolto direttamente nel suo miglioramento grazie all’uso delle video-riprese. Durante il corso vengono infatti effettuati esercizi d’improvvisazione davanti alla telecamera per poi essere visti, confrontati e studiati in aula. Uno strumento veramente efficace per riconoscere i propri punti di forza oratoria e soprattutto lavorare sugli aspetti più deboli e critici, ottenendo un feedback immediato e sicuro sui propri progressi. Un viaggio entusiasmante. Approfitto di te e per chi volesse saperne di più abbiamo una pagina Facebook che si chiama viva voce, un telefono 333-3329560 e un indirizzo mail vivaxvoce@gmail.com. Il corso si svolgerà ad Ancona ma stiamo pensando anche a realizzarne uno a Fabriano magari proprio con te!
Gigliola Marinelli