QUATTRO ANNI DI PAPA FRANCESCO – RADIO GOLD IN PIAZZA SAN PIETRO
In occasione del quarto anniversario dell’elezione di Papa Bergoglio ripubblichiamo il reportage di Marco Antonini che ha seguito il conclave in diretta da Roma in qualità di giornalista accreditato presso la Sala Stampa Vaticana e che sintetizzava quei giorni storici. Dal nostro archivio. Marzo 2013: da Benedetto a Francesco.
di Marco Antonini
Tutto il mondo riunito in una piazza. Nel vero senso della parola. Ho avuto l’onore di far parte dei giornalisti accreditati alla Sala Stampa Vaticana e raccontare questa pagina di storia da vicino genera emozione. Il Conclave ha attirato non solo fedeli, ma anche tanti curiosi. Un evento dello Spirito. A seguito della rinuncia per motivi di salute da parte di Benedetto XVI, la macchina organizzativa, nella cosiddetta “Sede Vacante”, ha lavorato a pieno ritmo. I Cardinali hanno celebrato la “Messa Pro Eligendo Pontefice” martedì 12 marzo. Il Decano del Sacro Collegio, Angelo Sodano, ha evidenziato, nella sua omelia, la collegialità e l’unita della Chiesa che saranno i primi punti di agenda del nuovo Papa. Quel pomeriggio, poi, in un clima solenne ed emozionante, i 115 Cardinali elettori sono entrati in processione alla Cappella Sistina. Con il canto delle Litanie dei Santi e l’invocazione dello Spirito Santo, la Chiesa pellegrina sulla terra chiede aiuto a quella celeste. Alle 17,31, il Maestro delle celebrazioni liturgiche pontificie, Mons. Guidi Marini, ha intimato l’Extra Omnes ed è iniziato il 75° Conclave della Chiesa Cattolica. Tutti fuori, mentre, nel silenzio, nella contemplazione e nel discernimento interiore, i Cardinali votano per l’elezione del Santo Padre. La Piazza di San Pietro, abbracciata dal lungo Colonnato, è rimasta in attesa: con striscioni, santini in mano, corone del Rosario e tanti canti nelle varie lingue, il Popolo di Dio si è unito spiritualmente ai porporati impegnati nelle votazioni. La preghiera, in ogni ora del giorno, ha scandito il tempo della sosta. Sorprende il silenzio e il sorriso nel volto dei laici. In un’epoca in cui nessuno ha più tempo per fare la fila ed aspettare il proprio turno, due giorni di attesa sono diventati una sosta quaresimale da offrire al Signore. Una Chiesa giovane e viva è presente in Piazza San Pietro mentre le telecamere di tutto il mondo scovano sguardi, impressioni e interviste.
Più di 4 mila i giornalisti accreditati provenienti dai cinque continenti. Discreti e impegnati tutto il giorno, hanno documentato la forza dei simboli del Conclave, primo tra tutti lo Spirito Santo. Poi il comignolo della Sistina da cui sarebbe uscita fumata nera o bianca. I maxi schermi presenti in Piazza ne mostrano il primo piano. Mercoledì 13 marzo, dalle ore 17,30, un gabbiano si posiziona proprio sul comignolo. Pochi minuti prima della 19 abbiamo assistito al “cambio di guardia” con un altro suo simile. Per qualcuno sembra il segno dell’avvenuta elezione. E quando ormai tutti si aspettavano un nulla di fatto, ecco arrivare la fumata bianca. La Piazza, il Vaticano, Roma, si trasformano. Il campanone della Basilica diffonde in tutta la città la notizia che anche Radio Gold Fabriano ha potuto annunciare in diretta radiofonica grazie alla lunga trasmissione con il sottoscritto iniziata un minuto prima della fumata bianca. La folla diventa festosa, i canti di ringraziamento invadono tutti. Bandiere e striscioni sventolano e colorano una piazza artisticamente bella. Dalle metropolitane migliaia di persone iniziano a correre per trovare uno spazio nella Piazza a cui tutto il mondo guarda curiosa. Anche la pioggia che fino a un attimo fa non aveva mai permesso di chiedere gli ombrelli, lasciava lo spazio ad un clima più mite. La Basilica di San Pietro si illumina a festa e gli occhi sono tutti per la Loggia delle Benedizioni. Al quinto scrutinio la Chiesa elegge il suo 266° Pastore universale. Tante le curiosità in quell’ora di attesa tra la fumata e l’annuncio del Cardinale Protodiacono Tauran. Si sarà già vestito il nuovo Papa? Cosa sta facendo ora? Quale nome avrà scelto? Quando, poi, la luce del corridoio si accende, ecco il tempo della notizia: “ Vi annuncio una grande gioia: abbiamo il Papa! L’eminentissimo e reverendissimo Signore Jorge Mario, Cardinale Bergoglio di Santa Romana Chiesa, il quale si è imposto il nome Francesco.” Veramente lo Spirito ha lavorato al Concave! Spiazzati tutti i giornalisti che non avevano previsto l’elezione dell’Arcivescovo di Buenos Aires.
E mentre le preghiere sono miste a commozione, per la prima volta, il Pontefice appare e saluta tutti. La folla, che arriva fino a Castel Sant’Angelo, applaude l’uomo diventato Papa che ha saputo conquistare subito i cuori dei fedeli. “Cari fratelli e sorelle, buonasera”, ha esordito interrotto da un applauso affettuoso. “Voi sapete che il Papa è vescovo di Roma ma sembra che i miei fratelli cardinali siano andati a prenderlo quasi alla fine del mondo. Ma siamo qui, vi ringrazio dell’accoglienza. Ringrazio la città di Roma come suo vescovo e prima di tutto vorrei fare una preghiera per il nostro vescovo emerito Benedetto XVI: preghiamo tutti insieme per lui, perché il Signore lo benedica e la Madonna lo custodisca.” Colpisce all’occhio il non aver indossato la mozzetta sulle spalle e di essersi presentato con il suo crocifisso episcopale oltre che la sua semplicità e cordialità. Papa Francesco ha invitato tutti a pregare con Lui recitando insieme il Padre Nostro, l’Ave Maria e il Gloria al Padre. La Chiesa, come unica grande famiglia, mette al centro di tutto il Signore Gesù. Poi ha spiegato che “incominciamo questo cammino, vescovo e popolo. Il cammino della Chiesa di Roma, che è quella che presiede nella carità tutte le Chiese, preghiamo sempre per noi l’uno per l’altro, preghiamo per tutto il mondo, perché ci sia una grande fratellanza; mi auguro che questo cammino di chiesa che tutti cominciamo sia evangelizzazione di questa bella città”. Infine, un’inedita richiesta: “Vorrei dare la benedizione, ma prima vi chiedo un favore: vi chiedo che voi preghiate il Signore per me, che chiediate al Signore che benedica il suo vescovo. Facciamo in silenzio questa preghiera di voi su di me”. Alcuni secondi di silenzio, e quindi Papa Bergoglio ha impartito la benedizione, concedendo la tradizionale indulgenza plenaria ai fedeli collegati “con la radio, la televisione e i nuovi mezzi di comunicazione.” Mentre il Pontefice rientrava negli appartamenti di Santa Marta e cenava con i confratelli Cardinali, per più di due ore i fedeli hanno festeggiato in piazza il primo papa extra-europeo, e primo papa americano.
E’ iniziato così il Pontificato di Francesco che già dai primi gesti ha colpito tutti. Giovedì mattina la visita alla Madonna a Santa Maria Maggiore dove ha chiesto alla Gendarmeria Vaticana di lasciare la Basilica aperta per permettere a tutti di entrare perché “Io non sono indifeso!”, poi la Messa per la Chiesa alla Sistina, sabato l’incontro con i giornalisti dove ha pronunciato la famosa frase “Come vorrei una Chiesa Povera per i poveri”” Domenica 17 marzo, poco dopo la celebrazione della Messa festiva nella parrocchia di Sant’Anna, il Papa si è intrattenuto con i fedeli salutandoli uno a uno. Il Papa esce con i paramenti viola per confortare e ringraziare tutti. Il primo Angelus domenicale è tutto incentrato sulla misericordia di Dio davanti a quasi un milione di persone giunte in Vaticano per ascoltarlo. Alla Casa del Clero dove risiedeva da Cardinale nelle sue permanenze nella Capitale, ha ritirato i suoi effetti personali ed ha saldato il conto personalmente. Una mattina telefona personalmente in Curia: “Pronto! Sono il Papa!” All’omelia della prima Messa con il Collegio Cardinalizio, ha parlato di anzianità ed ha donato più fiducia e ottimismo. Dice il Papa: “Non cediamo mai al pessimismo, troviamo ogni giorno il coraggio per portare il Vangelo ai quattro angoli della terra. Forse la metà di noi, siamo nella vecchiaia e la vecchiaia è la sede della sapienza della vita. Doniamo questa sapienza ai giovani, come il buon vino che con l’età diventa migliore». La Chiesa prosegue, così, il suo cammino verso Cristo con una marcia in più.
Roma, 13 marzo 2013
Dopo una giornata di corrispondenze radiofoniche la voce comincia a tremare, la stanchezza a farsi sentire, Piazza San Pietro a svuotarsi. Stava per concludersi un nuovo scrutinio in Conclave. Alle 19,06 la fumata bianca che più di ogni altra andrà – di diritto – nelle pagine dei libri di storia. Anche io ero in mezzo a quel milione di persone e commentavo emozionato, in diretta radiofonica, l’Habemus Papam. L’attimo in cui Roma si trasforma. Le campane suonano a festa. La gente corre in strada per raggiungere la Piazza. Si ferma anche la pioggia. E’ vero. A Roma è esplosa la festa incontenibile. Sembra la mattina di Pasqua, l’alba della Risurrezione quando le donne decidono di andare al Sepolcro di Gerusalemme. Bergoglio, gesuita e primo sudamericano al soglio pontificio, è Papa Francesco per tutti noi. Il mondo ha riscoperto la curiosità e l’emozione di osservare ciò che succede al di là del Tevere togliendo un pò quella puzza sotto al naso e quel sintomo di pregiudizio che non lascia vedere bene la realtà… umana e spirituale. In Vaticano è tornata quella spontaneità e curiosità che ha rianimato il cuore di tanti fedeli presi dai problemi della società. Papa Francesco ha insegnato, in questo anno, che si può e si deve comunicare con il cuore e con i gesti più che con le parole. Lui c’è e c’è per tutti. Il suo rigore nell’essere “parroco del mondo e Vescovo di Roma” non ha creato un sussulto solo nel clero ma anche nei fedeli. I primi a metterci in discussione siamo noi e il nostro rapporto con Dio, con la Chiesa, con il fratelli che incontriamo per strada. E’ troppo facile – sembra ammonire Papa Francesco – criticare e restare a guardare. Spetta ad ognuno rimboccarsi le maniche in una società che vuole fare tutto senza Dio e senza il rispetto del prossimo. “Cominciamo un cammino di fratellanza, amore, di fiducia fra noi – ha detto Papa Francesco, subito apprezzato per la grande spontaneità – e preghiamo l’uno per l’altro, per tutto il mondo, perché ci sia una grande fratellanza. Vi auguro che questo cammino di Chiesa che oggi cominciamo sia fruttuoso per l’evangelizzazione” ha concluso Bergoglio. Continui a stupirci Papa Francesco. Abbiamo ancora bisogno delle sue lezioni di vita e della sua lotta alla globalizzazione dell’indifferenza e della maleducazione.