PACE IN TERRA – di Laura Trappetti
Giorni fa mi è capitato di leggere “Lettera dall’Himalaya. Che fare?” scritta da Tiziano Terzani nel 2002, due anni prima di morire. Terzani, per chi non lo ricordassero, è stato un giornalista, scrittore, viaggiatore, osservatore degli scenari internazionali e attivista per la pace. Profondo conoscitore dell’Oriente, fu corrispondente e inviato di guerra per Der Spiegel. All’indomani dell’insorgere della malattia che lo portò alla morte, si ritirò per diverso tempo sul tetto del mondo in India per scrivere, dipingere, curarsi e prepararsi al momento fatale. Proprio in questo periodo, dopo l’attacco alle Torri Gemelle e lo scoppio della guerra in Afghanistan, scriverà “Lettere contro la guerra”. Il testo che colpisce per la lucidità e l’estrema profondità, è costantemente pervaso dalla speranza che la ragione, la forte volontà di realizzare una convivenza pacifica, possano prevalere sulla logica della vendetta e del potere, la cui conseguenza altro non può essere che violenza che chiama altra violenza. La relazione con la montagna, la natura, il silenzio sono i motivi ispiratori di un sentimento di unità con tutto e tutti che, da un punto di vista totalmente laico, sembra incredibilmente anticipatore del messaggio dell’enciclica “Laudato si’” di Papa Francesco. Spesso quando si parla di guerra, quello che ci si sente dire è che fa parte della natura dell’uomo, come se combattere appartenesse a un fato ineluttabile. Davvero è così? Non può essere questa solo una giustificazione alla nostra passività di fronte a fenomeni, sì umani, ma non per questo inevitabili? Siamo dunque destinati all’autodistruzione? Terzani prende ad esempio la storia di Ashoka, sovrano dell’Impero Maurya vissuto nel III sec. a. C., il quale all’apice delle sue enormi conquiste, convertitosi al Buddismo e consapevole di quanta violenza fossero costate, decise di ripudiare per sempre la guerra. Ashoka fece costruire in tutto l’impero ospedali per uomini e animali, università, ostelli gratuiti per i pellegrini, sistemi di irrigazione e traffico fluviale, nuove strade; le leggi che proclamò si ispirarono alla tolleranza, uguaglianza e non-violenza. Questa storia mi conforta: ora so che se è già successo, può succedere ancora.