LO SCANDALO DELLA MANCATA CERTEZZA DELLA PENA – di Alessandro Moscè

E’ una sentenza che sta già dividendo l’opinione pubblica e che ha sconcertato i parenti delle numerosissime vittime. La giustizia norvegese, con il responso emesso il 20 aprile, ha dato ragione ad Anders Behring Breivik, il neonazista massacratore di ben 77 persone. Breivik aveva fatto causa allo Stato norvegese, denunciando “condizioni di detenzione inumane”. La corte ha deciso che lo Stato dovrà risarcire il terrorista con un indennizzo di 35 mila euro per i cinque anni trascorsi in stretto isolamento. Il tribunale ha invece rigettato il secondo punto denunciato da Breivik e dai suoi avvocati, cioè il divieto, seppure non assoluto, di avere contatti con l’esterno. Nel luglio del 2011 Breivik, vestito in nero con un’uniforme paramilitare, armato di tutto punto, seminò la morte nel centro di Oslo facendo saltare in aria il palazzo che ospita i più importanti uffici del governo utilizzando potenti cariche esplosive. Quindi raggiunse l’isola di Utoya dove era in corso la festa estiva della gioventù del partito laburista (socialdemocratico) allora al governo. Spacciandosi per un poliziotto, radunò tutti nello spiazzo centrale e cominciò a uccidere ragazze e ragazzi, molti dei quali minorenni, sparando all’impazzata con il fucile a pompa e una potente pistola. Fu condannato a soli ventitré anni di reclusione, con possibile prolungamento della pena se sarà considerato particolarmente pericoloso. Viene in mente il massacro del Circeo del 1975, quando uno dei tre assassini, Angelo Izzo, uscì temporaneamente dal carcere per buona condotta (era anche presidente di un’associazione) e nel 2005 uccise due donne nei dintorni di Campobasso. Torna in ballo la certezza della pena, la sicurezza sociale. Qualche tempo fa lessi un articolo in cui alcuni agenti della polizia italiana chiedevano allo Stato un sostegno morale. I detentori della legge per antonomasia non volevano soldi, ma che il loro lavoro non fosse vanificato da un sistema giudiziario ed istituzionale incapace di consegnare alla giustizia i delinquenti nostrani. “Spesso chi delinque è consapevole che rimarrà impunito ed ogni nostro sforzo sarà sempre inutile”, affermavano quei poliziotti. Purtroppo succede anche di peggio. La gente si indigna, ma non basta. L’Europa dovrebbe finalmente approntare un nuovo codice di giustizia sia in ambito civile che penale.

Alessandro Moscè