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C’ERA UNA VOLTA LA PINETA DI MARISCHIO

In una società in cui il rispetto per la natura ed il senso della vita sembrano cadere sempre più in disfacimento, è sempre con grande piacere che ci si imbatte in porzioni di individualismo consapevole ed attivo, positivo e deciso: ne è una dimostrazione modello il nostro concittadino Marcello Martini, Presidente della società sportiva “ASD Nordic Walking Fabriano” ed istruttore nazionale “Scuola Italiana Nordic Walking”, oltre che volontario della Croce Azzurra, che abbiamo intervistato per saperne di più sulle condizioni attuali della Pineta di Marischio.

Che cosa sta succedendo alla Pineta ed attualmente in che stato versa?
“La pineta versa purtroppo in pessime condizioni: senza alcuna manutenzione ormai da decenni, è stata abbandonata a se stessa, col risultato che moltissimi, troppi, sono gli alberi caduti e molti altri sono in procinto di rovinare al suolo perché ormai secchi. D’altronde il ciclo di vita di una pianta non è infinito, e se non ci si impegna in interventi costanti di cura e rimboscamento, il tutto è destinato a morire”.

Secondo lei, che cosa dovrebbe esser fatto ed entro quali tempistiche?
“La soggettività sta a zero, purtroppo: si dovrebbe intervenire quanto prima, sia facendo il possibile per salvare il salvabile, che per ridare un doveroso vigore alla Pineta con un massiccio rimboscamento; in quest’ambito vale la pena ricordare colui che fu il principale artefice di questo tipo di rimboschimenti nelle nostre zone, ovvero il nostro concittadino, nonché allora Ministro dell’Agricoltura, Giovanni Battista Miliani: all’epoca l’eccessivo sfruttamento forestale delle montagne aveva provocato un sostanziale denudamento dei versanti con profondi processi erosivi, dove i suoi interventi sono stati preziosi”.

C’è già un progetto, qualche idea, un’iniziativa, per un prossimo auspicabile intervento? Se si, cosa prevede e cosa bisogna fare affinché venga attuato?
“Una parte della Pineta dovrebbe essere di proprietà della Comunanza di Marischio, ente gestore di proprietà collettive senza scopo di lucro, quindi bisognerebbe parlarne con i diretti interessati. Certo è che la pineta sta arrivando alla fine del proprio ciclo vitale e, come succede in tutti i casi in cui ci si trova di fronte a disfacimenti così imponenti e difficilmente reversibili, il processo è particolarmente impattante: gli alberi sono tra loro coetanei e quindi stanno arrivando a fine vita tutti insieme. Sotto la pineta è già abbondantemente avviato il processo di sostituzione con la presenza di latifoglie che si stanno insediando da sole; l’intervento primario da fare sarebbe quello di eliminare progressivamente le conifere per lasciare spazio alla rinnovazione, ma data la sua difficoltà sia in termini pratici che economici, purtroppo, a mio avviso sarà difficile che qualcuno si muova in merito. Credo ci siano dei fondi europei previsti per l’antincendio, che in questo caso potrebbero essere richiesti, vista la quantità di legname secco che ricopre l’intera zona ed il rischio che ne deriva.

A chi ci si dovrebbe rivolgere, a suo parere, per far sì che ci si attivi il prima possibile?
La Comunanza ha il compito di occuparsi, tra le altre cose, della gestione del territorio e di tutte le eventuali attività che possano creare reddito per gli utenti dell’ente e per chi ne dovesse far richiesta; rappresenta un modo diverso di gestire le proprietà nel bene della collettività, lasciandole disponibili ed in condizioni ottimali anche per le generazioni future. Non voglio far polemica, ma la cosa che mi fa riflettere è che contemporaneamente abbiamo esempi tangibili di interventi di Comunanze in altre zone che includono proprietà private, dai quali emergono degli ottimi risultati; in questo caso in cui il suolo è pubblico, invece, i risultati sono sotto gli occhi di tutti”.

Visto quanto pathos si avverte lei nutra nei confronti dell’argomento, ha delle dichiarazioni personali da aggiungere?
“Di certo posso dire che l’uomo negli ultimi cent’anni ha fatto una marea di danni: buco nell’ozono in esponenziale allargamento, surriscaldamento climatico, fino quasi ad uno sconvolgimento delle stagioni e delle manifestazioni climatiche, che stiamo verificando sulla nostra pelle, visti gli eventi atmosferici sempre più intensi e distruttivi. È facile comprendere come se non invertiamo al più presto questa direzione, il futuro della nostra povera terra non sarà bellissimo, anzi. Tornando nello specifico alla nostra Pineta di Marischio, io non sono molto ottimista, ma mi piacerebbe davvero tanto essere smentito dai fatti, soprattutto perché, purtroppo, se si procederà per questa via di disfacimento senza intervento alcuno, tra non molto, la Pineta sarà solo un ricordo. Gli organi competenti dovrebbero riflettere sulle proprie importantissime responsabilità sotto gli occhi di tutti, far finta di nulla non porta a niente di buono. Io nella natura mi sento ospite e cerco sempre di rispettarla al massimo, complice anche la mia passione per il “Nordic Walking”, magnifica salubre attività motoria che avvicina ed inserisce i praticanti nella natura in “punta di piedi”, col rispetto che si dovrebbe, o meglio, che si deve, a qualcosa che ci garantisce la vita”.

Conclude così Marcello Martini, con queste parole che sono indubbiamente da esempio per tutti, ma che soprattutto, ci si augura, diano la giusta spinta motivazionale per quella necessaria svolta verso un modus operandi più attento alla natura e all’ambiente che ci circonda.

Paola Rotolo